Cronaca

Al canile uccisioni ingiustificate? 'Animali morti, sì, ma di vecchiaia'

Ultimi testi della difesa nel processo sulle presunte uccisioni e sui maltrattamenti di animali che si sarebbero verificati al canile comunale di via Casello. Cinque le persone a processo: Maurizio Guerrini e Cheti Nin, presidente e vice della passata gestione dell’Associazione zoofili cremonesi, le due volontarie Elena Caccialanza e Laura Gaiardi e la veterinaria referente Asl Michela Butturini.

Al canile c’era sovraffollamento ? “Sì”, secondo Michela e Fausto, lei educatrice professionale in un centro Alzheimer, lui bancario, volontari dal 1994/1995 al 2011. Entrambi,  davanti al presidente Pio Massa e ai giudici a latere Andrea Milesi e Francesco Sora, hanno però affermato di non aver mai sentito parlare di uccisioni ingiustificate di animali. Oggi Michela e Fausto hanno raccontato una verità ben diversa da quella riportata dagli ex dipendenti e volontari, testi dell’accusa, che avevano dipinto il rifugio di Cremona come un canile lager con orrori, uccisioni e maltrattamenti sistematici.
Sia Michela, che al canile prima ci andava una volta alla settimana, poi due, sia Fausto, che andava una volta, hanno ricordato di alcuni decessi per gastroenterite. “Sì”, ha detto Michela, “ricordo un periodo in cui c’erano state parecchie gastroenteriti che colpivano più animali”. “Ricordo decessi per gastroenterite”, ha confermato Fausto. E mentre a Michela in quattro anni è capitato di trovare “tre cani morti nei box, ma erano anziani”, Fausto di cani morti non ne ha mai trovati. La volontaria ha poi aggiunto che dall’esterno venivano portati animali già morti: “ne ho visti quattro, cinque”. “Capitava che portassero cani morti al canile perchè i padroni non sapevano dove portarli”, ha aggiunto Fausto. Di cucciolate che facessero una brutta fine, Michela non ha mai sentito, mentre Fausto di nascite ha detto di averne viste raramente. Su indicazione della veterinaria, ad entrambi i volontari è capitato di aver somministrato farmaci in pastiglie nascoste nei bocconi. E siringhe ? “A me è capitato di iniettare antibiotici”, ha ricordato Michela. “Chiamavo la Butturini, le dicevo i sintomi e lei indicava le cure. I farmaci per noi volontari erano già preparati in una cesta”. Tanax e Pentothal ? “Mai visti”. In aula Michela ha riabilitato la figura di Cheti Nin. “Lei era un po’ la responsabile, tutto faceva capo a lei, era una persona non facile, maniaca dell’ordine. In inverno tutti i cani dovevano avere la copertina perche lei voleva proteggere gli animali”. Li amava cosi tanto, secondo la volontaria, che “quando, specie d’estate, arrivavano in maniera massiccia per via degli abbandoni o nel periodo della caccia, io a volte non ero d’accordo nel prenderli, ma la Cheti diceva: ‘se non li prendiamo, che fine faranno ?’”.

Con Cheti Nin e con la volontaria Laura Gaiardi aveva lavorato anche Maria Teresa, dipendente della Prefettura e nel tempo libero volontaria al canile dal 1981 al 2004/2005. “C’era da fare le pulizie, dar da mangiare agli animali e ricevere le persone”, ha detto la testimone. “Facevamo i turni. Ricordo che tutte le volte che ci segnalavano un animale in difficoltà, noi andavamo sempre”.

Metalmeccanico di professione, cacciatore pentito, “grazie alla dottoressa Butturini che mi ha convertito”. Silvano è un teste che bazzicava spesso nell’ambulatorio della veterinaria, prima come cliente – “andavo a cacciare e portavo i cani”, poi come collaboratore. “Facevo volontariato, nel senso che aprivo la porta quando suonavano il campanello”. Silvano ha detto di non conoscere per nome Rosetta Facciolo, presidente della Lega per la difesa del cane di Cremona. La chiamava “la bionda”. In aula, il testimone ha raccontato che una sera del settembre del 2008 era sul balcone dell’ambulatorio della Butturini a fumarsi un sigaro. “E’ suonato il campanello”, ha ricordato, “ho aperto ed è entrata la signora bionda che mi ha detto che doveva parlare con la Butturini per cose importanti”. A quella conversazione, Silvano aveva assistito. “La Facciolo ha detto alla Butturini che al canile succedevano cose che lei non sapeva, che la signora Cheti Nin uccideva tanti animali a sua insaputa, che non era quella persona che sembrava essere e che si era appropriata di 250.000 euro dell’associazione”. “La Facciolo”, ha raccontato Silvano, “voleva far dire alla Butturini che la Nin aveva soppresso un dalmata, ma la dottoressa era seccata, a lei non risultava. La Facciolo le ha detto che se l’avesse aiutata a prendere in mano il canile l’avrebbe tenuta fuori dal casino giudiziario, e che comunque la denuncia era già partita”. Al termine della sua testimonianza, al momento di lasciare l’aula, Silvano si è sentito dare del bugiardo dalla Facciolo, presente in aula. “Ho detto la verità, ero sotto giuramento”, è stata la risposta del teste.

A difendere la Butturini, anche Maria Pia, insegnante, responsabile della sezione cremonese della Lav, la Lega antivivisezione, chiamata a testimoniare dalla difesa nonostante l’associazione a livello nazionale si sia costituita parte civile. La volontaria ha parlato di una professionista “disponibile, che ha salvato tantissimi animali, non solo cani e gatti, e che si è sempre adoperata per soccorrere gli animali feriti”. Anche Igor, veterinario libero professionista che per quattro anni ha fatto pratica presso l’ambulatorio della Butturini, ha parlato di “un amore per gli animali inossidabile”. Da parte sua, l’altro teste Alessandro Scolari, dal 2005 al 2009 responsabile della sanità animale nel distretto di Cremona dell’Asl, ha spiegato che la collega Butturini “aveva incarichi non solo a Cremona, ma anche a Casalmaggiore e in parte del territorio cremasco”, e che “nel suo ambulatorio faceva interventi per urgenze, spesso fuori orario”.

Tutti gli imputati verranno ascoltati nel corso della prossima udienza, fissata per il 21 ottobre.

Sara Pizzorni

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