Lettere
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Le violenze al gazebo della Lega e il problema profughi. Ecco le reazioni

MASSERONI GIAMPIETRO
«NON SONO PER GLI ESTREMISMI, PERO’ SIAMO IN DEMOCRAZIA»

Non sono per gli estremismi, però siamo in democrazia e anche questi, di qualunque colore siano, devono avere  il loro spazio per dire la loro,  nel rispetto delle regole e secondo il buon senso. Personalmente non condivido che si continui a dire accogliamoli, è un gesto umanamente apprezzabile ma  e poi ….? Ritengo però non coretto che un  gesto di ospitalità vada strumentalizzato per crearne un caso, mettendo in ballo una discussione e una perdita di tempo inutili. Chiuso il caso, non mi è parso un affronto, un offesa a qualcuno il gazebo della  lega. Il sacchetto di escrementi è arrivato su quel tavolo, le parole sono state dette da parte dell’autore del “nobile gesto” come riportato dalla stampa, a questo punto pretendeva che lo accogliessero con i fiori ? Il fatto poi che nello stesso resoconto non esiti a definire ancora “stronzate” le idee della lega, lascia pensare che c’è ancora molta strada da fare per parlare di democrazia e rispetto delle idee altrui.

ARCI
«CHIEDIAMO SCUSA AI PROFUGHI E SOSTENIAMO LA CARITAS»

Grazie al prezioso lavoro della Caritas Cremonese, la nostra città ha potuto accogliere in questi mesi i profughi in fuga non solo dalla Libia, dove sta continuando una guerra sbagliata, che abbiamo condannato fin dal suo inizio, ormai oscurata dai media, ma soprattutto dalle tante guerre che da anni affliggono il continente africano. Storie, affetti, persone, che hanno trovato una via per scappare dalla violenza, dalle persecuzioni, dalla paura, dalla mancanza di prospettive per il futuro, disposti a morire per una nuova vita.
Ci sono i libici e ci sono migliaia di persone, provenienti soprattutto dall’Africa sub-sahariana, intrappolate in Libia e minacciate da tutte la parti in conflitto. Queste persone non hanno altra possibilità se non quella di imbarcarsi, rischiando la propria vita, per raggiungere un rifugio sicuro in Europa. Persone bisognose di protezione, che hanno diritto d’asilo, così come riconosciuto dalle Convenzioni internazionali e dalla nostra Costituzione. Centinaia di loro sono già morti in mare e tante imbarcazioni risultano disperse.
Morti che lasciano indifferenti in molti, perché i migranti sono diventati non-persone,  sono “il” nemico pubblico della società contemporanea. L’accoglienza che la Caritas Cremonese offre a queste persone ci rende orgogliosi di vivere in questa città e di lavorare ogni giorno nella nostra associazione e a fianco di altre associazioni, come la Caritas, per una società più libera, più equa, più rispettosa dei diritti di tutti. Purtroppo da tempo la politica ha perso la dimensione del confronto delle idee per affondare nelle sabbie mobili della vuota contrapposizione di poteri ed interessi di parte.
Ringraziamo il Sindaco Perri e l’Assessore Ceraso per aver saputo difendere la dignità del loro ruolo istituzionale, anche se colpisce la difesa del sodalizio con esponenti politici che faticano, anche e soprattutto al loro interno, a conciliare il populismo di bassa lega con l’azione di governo. Quando le parole, le idee, lasciano il posto alle provocazioni volgari, agli insulti, la violenza intossica la politica e la rende opaca ai cittadini e dannosa per la vita della nostra città.
Chiediamo scusa ai nostri ospiti venuti da lontano e invitiamo tutte le donne e gli uomini che hanno a cuore il futuro della nostra città a sostenere il lavoro di Don Antonio Pezzetti e di tutti i volontari della Caritas Cremonese per “sentirsi dalla parte buona della vita”, per essere nella città che lavora ogni giorno per i diritti di tutti, per costruire una società delle differenze, aperta e solidale, per restare umani.

BENITO FIORI (per il gruppo di riflessione politica “Il frantoio”)
«BOSSI E LA LEGA FUORI DALLA REALTA’»

Ancora una volta la Lega Nord ha sparato la sua “cavolata” (la sua classe dirigente, a dire il vero, di solito usa linguaggi più “coloriti”). Umberto Bossi, sproloquiando, in questi ultimi giorni ha attribuito all’euro le colpe della crisi gravissima economica che stiamo vivendo, salvo riconoscere oggi alla Bce, la Banca centrale europea, il merito di comperare i nostri Bot. Ma non è tutto. È pure tornato a raccontare la favola che la “Padania”, da sola, quasi fosse l’incontaminato e fantastico paese di Shangri-La, potrebbe anche farcela a superare la crisi mondiale. Ci sarebbe da sganasciarsi dal ridere, se non fosse che a dire queste baggianate è un ministro di questa repubblica.

È difficile immaginare chi gli fa credere che un piccolo paese, pur ricco come il Nord d’Italia, anche potendo battere una propria “monetina”, sarebbe in grado di reggere un confronto con una globalizzazione dei mercati finanziari e commerciali che sta piegando le ginocchia, niente po’ po’ di meno, che agli USA.

Bossi, anziché mettere sotto accusa un liberismo senza limiti, pensa di trovare la panacea di tutti i mali predicando come un mantra del “federalismo”. Non si rende neppure conto che la globalizzazione è un processo, per l’appunto “globale”, ineluttabile perché generato dall’inarrestabile progresso della tecnologia e, in particolare, dell’informatica e delle telecomunicazioni. Oggi siamo arrivati al “villaggio globale” di Marshall McLuhan. Il mondo si è fatto piccolo piccolo, sono state annullate le distanze tra i mercati, e nessuno può pensare, proprio come nella vita di un villaggio, di esserne lontano e separato. Chi immaginasse di farlo, potrebbe solo vagheggiare un utopico “localismo” che, mancando peraltro di un’adeguata elaborazione culturale, non può che essere inattuabile.

E poiché per noi cremonesi un argomento caldo di questi ultimi giorni è quello dell’integrazione etnica e razziale, è il caso di ricordare che, sempre perché siamo già nel citato “villaggio globale”, la multiculturalità è un processo fatale ed ineluttabile. Rifiutare questa realtà è inutile e significa provocare solo violenza.

ANGELO ZANIBELLI (CAPOGRUPPO UDC DEL COMUNE)
«LA POLITICA E’ EDUCARE ALLA RESPONSABILITA’»

Caro Direttore,

I gravi episodi di sabato contro i rappresentanti della Lega non possono non far riflettere sul dato politico della vicenda, dopo aver detto con forza che di fronte ad atteggiamenti di violenza, vi è solo la condanna, senza se e senza ma, e a poco serve cercare motivi scatenanti o accusare di mancata prevenzione per, in qualche modo, giustificare i fatti. Quello su cui vorrei invece riflettere prescinde dai fatti violenti e denuncia la assenza della politica nelle vicende che caratterizzano i tratti e lo stile di una citta’ e di una amministrazione.
E’ infatti inaccettabile che un partito di governo scenda a questi livelli di populismo demagogico, metta sullo stesso piano  clandestini e delinquenti, gente che scappa dalla guerra o dalla fame solo perche’ accomunati dall’essere straniero. Questi atteggiamenti non servono a farsi carico dei nostri conterranei, ma alimentano solo un clima di odio, di avversione a prescindere,  per chi ha una pelle diversa, parla un’altra lingua, non ha origini celtiche.
Chi fa parte del  governo della citta’  deve decidere se la sua linea e’ quella portata avanti dal segretario del suo partito o quella dell’amministrazione di cui fa parte  e credo che dopo i fatti avvenuti gli assessori della Lega si debbano pronunciare chiaramente e agire di conseguenza: o dissociarsi dal loro  partito o uscire dalla Giunta. Lo stesso dicasi per i partiti e movimenti  che dicono di rappresentare il mondo cattolico dai quali non sono uscite parole di condanna nei confronti della posizione della Lega, in nome di un falso atteggiamento di protezione dell’alleato di governo. E’ il modello nazionale, quello che fa passare per pagliacciate da non prendere sul serio affermazioni e comportamenti che invece sono i presupposti di atteggiamenti settari e discriminanti.
La politica e’ un’altra cosa, non e’ farsi sentire solo per dividersi poltrone e per mantenere equilibri impossibili, ma e’ educare alla responsabilita’,  al rispetto, alla solidarieta’, e’ trasformare in azioni concrete i propri valori ed i propri principi, soprattutto quando si e’ nella posizione di forza di poterlo fare.

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