Tanta gente per l’acqua pubblica I sindaci rinviano la seduta e chiedono il ritiro della proposta di Salini
Schiaffo al presidente Massimiliano Salini. L’assemblea dei sindaci ha votato all’unanimità il rinvio della seduta di questa sera chiedendo al contempo all’Ufficio d’ambito (di fatto la Provincia) la revoca della proposta in campo per la società mista per la gestione del servizio idrico. I 103 sindaci presenti (sul totale di 115) si sono espressi compatti, con la sola astensione di Luigi Guarneri, primo cittadino di Bonemerse. La palla torna ora in mano al Cda dell’Ufficio d’ambito, che si riunirà mercoledì 14 per decidere se accogliere o meno la richiesta uscita questa sera, revocando così la proposta di società mista. In caso di accoglimento, la partita sarà azzerata e, per il momento, decadrà l’ipotesi dell’ingresso del privato nella gestione del servizio idrico sul territorio cremonese. Nel caso (probabile) in cui il Cda dell’Ufficio d’Ambito decidesse di non accogliere la richiesta uscita questa sera, l’assemblea dei sindaci sarà nuovamente convocata il 16 dicembre per votare sì o no sulla società mista. Il voto, in quel caso, cadrà nell’ultimo giorno possibile. Oltre il 16 dicembre, scatterebbe infatti il meccanismo del silenzio/assenso e la proposta della Provincia sarebbe considerata accolta. Salini la porterebbe in Regione per il parere necessario e, da qui, la proposta passerebbe in Consiglio Provinciale per l’approvazione definitiva.

LA MOBILITAZIONE – L’avevano detto: “Ci saremo”. E in effetti ci sono stati, in tanti. Alle 18.30 erano già pronti davanti all’ingresso principale della Fiera di Cremona, armati di padelle e di cartelli, per dire “Il mio voto va rispettato”. Il popolo del referendum ha accolto così i sindaci del territorio chiamati in assemblea per decidere del servizio idrico cremonese. Un sì o un no al sistema misto caldeggiato dal presidente della provincia Salini. I manifestanti, uno accanto all’altro, hanno ricordato ai primi cittadini giunti a CremonaFiere il numero dei sì all’acqua pubblica espressi in ogni paese del territorio. Al freddo e sotto la pioggia, hanno gridato “Acqua pubblica”, battuto coperchi e tamburi, aspettando l’esito della riunione, la seconda dopo il rinvio del voto del 22 novembre scorso. Giornalisti ammessi questa volta, ma telecamere fuori.

L’ASSEMBLEA – La conferenza dei sindaci si è aperta poco dopo le 19 in sala Zelioli Lanzini, a Ca’ de’ Somenzi. Presenti 103 primi cittadini su 115. Fuori, prima dell’inizio dell’assemblea e ancora alla sua conclusione, verso le 21, tanti manifestanti – cittadini ed esponenti del Comitato Acqua Pubblica, una cui delegazione di 15 persone ha partecipato alla seduta. A dettare l’andamento della serata è stato il Comune di Cremona, rappresentato dall’assessore Francesco Bordi, delegato dal sindaco Oreste Perri. A Bordi si deve infatti la proposta di rinviare l’assemblea, per consentire ai sindaci di approfondire alcuni miglioramenti alla proposta dell’Ufficio d’Ambito. Bene la società mista – questo il succo della proposta di bordi -, ma con una forte caratterizzazione del pubblico in termini decisionali e di controllo.
Il rinvio dell’assemblea proposto dall’assessore comunale ha trovato consensi trasversali. Crema e Casalmaggiore, in particolare, hanno sposato subito la causa del rinvio (sebbene entrambi i comuni siano per la società pubblica tout court): a quel punto è stato evidente che, in virtù del peso in termini di abitanti dei tre Comuni, c’erano già i numeri per ottenere il rinvio. Da Claudio Silla, sindaco di Casalmaggiore, il legittimo dubbio sul quale si è poi spostato il dibattito. Dalla proposta dell’Ufficio d’Ambito (società mista), questo il ragionamento di Silla, decorrono i 30 giorni oltre i quali in assenza di un pronunciamento dei sindaci scatta il silenzio assenso. A quel punto la proposta della Provincia può proseguire il suo iter, sebbene indebolita nei fatti. Se stasera rinviamo, ha chiesto Silla, i 30 giorni si interrompono? Il rischio, è chiaro, era quello di un rinvio inutile, dal momento che il termine scade il 16 dicembre e non c’è tempo per approfondire e votare la controproposta del Comune di Cremona.
Di qui la consultazione dei tecnici in corso di seduta. Breve conciliabolo, i tecnici chiariscono: i 30 giorni sono previsti dalla legge e non sono sostenibili. A quel punto, il presidente dell’Ufficio d’Ambito, Giampietro Denti, ha provato il contentino: “Prendo atto della richiesta, convocherò al più presto il Cda”. Immediata la reazione della maggioranza dei sindaci, ancora una volta capeggiati da Silla. “Gli interventi di questa sera – ha ribattuto il sindaco di Casalmaggiore – vanno chiaramente nella direzione del ritiro della proposta”. In linea Marco Cavalli, sindaco di Romanengo e membro del Cda dell’Ufficio d’Ambito: “Emerge chiaramente questa indicazione, non possiamo prenderci in giro”. Fermo anche Davide Persico (San Daniele): “Personalmente sono per bocciare la società mista, ma aderisco alla proposta di rinvio”. Rilancia Luigi Zanini (Monte Cremasco): “Si dovrebbe portare qualsiasi proposta nei Consigli Comunali: la decisione deve uscire da lì”.
Se l’orientamento era chiaro prima, lo è stato ancor di più a quel punto. Si è così deciso di sospendere la seduta per dare il tempo al Cda dell’Ufficio d’Ambito (presenti tutti i suoi componenti: Denti, Cavalli, Bordi, Rastelli, Cavenaghi) di decidere che fare. Logico supporre che nel corso della sospensione il presidente Salini sia stato informato telefonicamente dell’inatteso sviluppo. Non a caso, dopo una decina di minuti, il presidente della conferenza dei sindaci, Raffaele Leni, ha riportato ai presenti la proposta del Cda. “Votiamo – ha detto Leni – sulla revoca di questa assemblea impegnando il presidente Denti a revocare la delibera (la proposta per la società mista; ndr) nel Cda del 14. Nel frattempo io convoco una nuova assemblea per il 16. Se poi il Cda revocherà la proposta, io revocherò l’assemblea, che a quel punto sarà inutile”.
In soldoni: bizantinismi pur di salvare la proposta iniziale per la società mista e arrivare all’ultimo giorno possibile per un’espressione di parere dei sindaci. Mormorio in sala. Il sindaco di Castelvisconti, Alberto Sisti, chiede di votare subito la proposta iniziale, avendo intuito – e con lui tutti i presenti – che il fronte contrario alla società mista l’avrebbe probabilmente spuntata.
Alla fine si decide comunque di mettere ai voti l’offerta del Cda dell’Ufficio d’Ambito, ossia rinvio dell’assemblea con richiesta di revoca della proposta per la società mista. L’assemblea approva compatta, con la sola astensione di Guarneri (Bonemerse). Il 14 il Cda dell’Ufficio d’Ambito deciderà se revocare la proposta caldeggiata dalla Provincia o meno. Se lo farà, palla al centro e si riparte da zero. Se non lo farà, il 16 nuova conferenza dei sindaci per votare un secco sì o no sulla società mista.

INTERVENTI – Tra gli interventi da segnalare, quello di Bordi per il Comune di Cremona. “La discussione si è appesantita con una carica di ideologica contrapposizione. Il Comune di Cremona ha cercato di contribuire a un percorso diverso e condivisibile, senza sottacere le sue preoccupazioni. La continua evoluzione normativa e il referendum sono elementi che devono essere considerati in maniera razionale. La società mista può essere un’alternativa, ma si devono creare le condizioni per avere un ruolo forte e decisivo del pubblico. Opportuno fermare il percorso per un ulteriore momento di riflessione”.
Luciano Lanfredi (Acquanegra): “La società in house (pubblica) ad oggi è sostenibilissima sia dal punto di vista normativo che finanziario. La società mista non è l’unica scelta percorribile. Il referendum pesa come un macigno a favore della società in house”.
Claudio Silla: “Faccio fatica a pensare che non si debba tenere conto di un pronunciamento così chiaro, netto (i referendum; ndr). Oggi arriviamo a questa assemblea nelle condizioni ottimali per seguire il ragionamento della società mista? No, non ci arriviamo. Alzo anch’io la richiesta dell’assessore Bordi per un rinvio”.
f.c.
© RIPRODUZIONE RISERVATA