Telefonini, radio e tv, 157 antenne sulle nostre teste Via Persico e Fiera le zone più monitorate
Sono 157, tra antenne per la telefonia, ponti radio e ripetitori televisivi, gli impianti che generano campi elettromagnetici finalizzati alla comunicazione, nella sola città di Cremona. Una vera giungla invisibile che circonda le nostre case, quartiere più quartiere meno, e ci avvolge mentre siamo per strada, a cui però dobbiamo la possibilità di connetterci sempre e in ogni momento con i dispositivi mobili. Nonostante la rivoluzione digitale degli ultimi anni abbia reso meno attenta la popolazione ai rischi per la salute indotti dai campi elettromagnetici, l’ufficio dell’Arpa che se ne occupa riceve ancora diverse telefonate di persone allarmate. Sono cittadini che aprendo la finestra di casa o andando sul balcone, si trovano davanti i pali d’acciaio delle stazioni radio base sul tetto dei vicini, oppure gli ancora più vistosi ripetitori televisivi. In via Persico, di fronte alla sede Aemcom, c’è una concentrazione abbastanza impressionante di apparecchiature di questo tipo. Ed è qui che è stata collocata una fitta rete di “punti di misura” che tiene sotto controllo le emanazioni dei campi. Altri punti di misura, come rivela la mappa del catasto elettronico di Arpa Lombardia (Castel) sono collocati lungo la tangenziale, in zona Fiera, dove si trovano ripetitori tv e radio; altri sono dislocati in centro storico, ad esempio in via Cadolini (c’è un’antenna radio) e in fondo a viale Po.
“Mai, in nessuna misurazione abbiamo rilevato valori superiori a quanto stabilito da una norma, quella italiana, che è la più restrittiva a livello europeo”, spiega Bruno Sacchi, che all’interno dell’Arpa di Cremona si occupa (tra l’altro) degli impianti di trasmissione. Molte volte però questa rassicurazione non basta a cittadini che lamentano ricorrenti mal di testa, formicolii al braccio e in genere una serie di malanni che possono avere una molteplicità di cause.
“Noi interveniamo facendo misurazioni ad hoc, se ce le richiedono i cittadini o i Comuni, ma gli esiti non hanno mai dato nulla di diverso rispetto a quanto si sapeva già. Molti cittadini però sono disposti a pagare di tasca propria misurazioni che noi sappiamo già essere nella norma”.
Le misurazioni, appunto. Tanto per complicare le cose, una legge di fine dicembre 2012 ha complicato un po’ la vita ai tecnici dell’Arpa. Ha infatti stabilito che il dato finale della misurazione sia quello derivante dalla media di 24 ore, non più quello rilevato nell’arco di sei minuti, metodo finora in vigore. Il dato medio è presumibilmente più basso di quello rilevato nei sei minuti, scelti tra quelli a più intenso traffico telefonico. Il problema operativo che si pone ai tecnici è l’impossibilità di lasciare una persona a sorvegliare l’apparecchio di misurazione per tutto un giorno e una notte. E la mancanza di sorveglianza implica la possibilità di manipolare l’apparecchiatura ed avere quindi risultati falsi. In assenza di chiarimenti su questi aspetti pratici, l’Arpa regionale ha dato disposizione di fare misurazioni come sempre.
Fermo restando il limite massimo di potenza per la protezione della salute in 6 V/metro (non suffragato però da dati scientifici, ma solo su prassi), le misurazioni effettuate a Cremona non hanno mai superato i 2 V. Tutto tranquillo, allora? Pare di sì, ma nel frattempo usiamo il meno possibile il cellulare senza auricolare: questo sì, come dimostrato dall’Organizzazione mondiale della sanità, è una possibile causa di cancro.
I dati e la mappa sono visionabili sul sito http://castel.arpalombardia.it/.
Giuliana Biagi
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