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Tennis malato, primi interrogatori: Bracciali e Bruni in procura

Manlio Bruni

Primi interrogatori in procura per il tennis malato, nuovo filone emerso grazie alla perizia informatica dei tecnici del gip Guido Salvini su 200 tra computer, smartphone e tablet dei 111 indagati della maxi indagine del calcio scommesse. Della decina di indagati del tennis, il primo ad essere stato sentito dal procuratore della Repubblica Roberto di Martino è stato Daniele Bracciali, tennista di Arezzo specializzato nel doppio e più volte convocato in Coppa Davis. Davanti al pm, il tennista ha respinto ogni accusa, anche se il suo nome nella nuova inchiesta si trova in svariate conversazioni. Ascolta le proposte, a volte rifiuta, a volte accetta. E nomina spessissimo altri compagni: da Starace a Seppi, da Volandri a Bolelli. Sentito dal procuratore di Martino anche Manlio Bruni, commercialista di Beppe Signori. Anche Bruni ha negato le accuse. Eppure, per l’accusa, è lui a tenere i contatti con “Braccio78”, il nickname scelto da Bracciali per le chat di Skype, e le conversazioni sono inquietanti, perché a Bracciali vengono offerti soldi in cambio di un match truccato e “aggiustato” nei dettagli anche per quanto riguarda il punteggio. Le chat di Bracciali spiegano come si trucca un match: basta perdere, cercando di portare a casa un numero di game (“Se vinci il primo, poi nel secondo devi giocare almeno tre game”); oppure in compagnia e allora la cosa si fa più sofisticata e bisogna parlare con il proprio avversario.
Dalle conversazioni riportate si capisce anche il meccanismo: 50mila euro di offerta per perdere, possibilmente con un numero esatto di game. In quel caso, potrebbe rendersi necessario un accordo anche con l’avversario, che a questo punto diventa complice dell’illecito, rendendo la lista delle persone coinvolte, o quanto meno a conoscenza dei fatti, molto più lunga di quanto si possa pensare. Sia i verbali di Bracciali che di Bruni sono stati secretati. Di tennis dialogano, via sms, anche Marco Paoloni, ex portiere prima della Cremonese poi del Benevento, e Massimo Erodiani, tabaccaio e allibratore pescarese, entrambi finiti in carcere nell’estate del 2011.

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