Ennesimo agente aggredito in carcere La rabbia dei sindacati
Ennesima, violenta aggressione di un detenuto straniero, di nazionalità marocchina, ad un agente di polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Cremona. E’ accaduto nel pomeriggio di venerdì e il grave evento ha scatenato la reazione dei sindacati Sappe, Si.N.A.P.Pe e UIL PA Penitenziari – Lombardia. Il detenuto marocchino ha improvvisamente dato in escandescenza e ha massacrato un agente, ricoverato al pronto soccorso dell’ospedale. Successivamente lo stesso detenuto, armato di lametta e bastone, ha cercato di avventarsi contro altri poliziotti accorsi in soccorso del collega, e solo grazie alla professionalità e allo zelo degli agenti si è evitato il peggio. Ma non è finita: il detenuto ha poi cercato di impiccarsi con le stringhe delle scarpe, ma l’intervento tempestivo dei poliziotti lo ha fatto desistere.
“La situazione resta allarmante nel carcere di Cremona”, si legge in una nota del Sappe: “altro che le illusioni di chi non vuol vedere la realtà drammatica delle cose. Eventi del genere sono sempre più all’ordine del giorno e a rimetterci è sempre e solo il personale di polizia penitenziaria. Il Sappe esprime solidarietà al collega coinvolto e augura una veloce ripresa e ritorno in servizio. Queste aggressioni sono intollerabili e meriterebbero risposte immediate, come l’allontanamento del detenuto in un altro carcere e un lungo periodo di isolamento: invece, è sempre lì. Noi non siamo carne da macello ed anche la nostra pazienza ha un limite… E non è possibile che ogni giorno ci sia qualche problema nel carcere di Cremona, mal gestito e mal organizzato”.
“La situazione nel carcere di Cremona resta grave”, secondo Donato Capece, segretario generale del Sappe, “e questo determina difficili, pericolose e stressanti condizioni di lavoro per gli agenti. Eppure nessuno fa nulla e direttore e comandante, primi responsabili della attuale disorganizzazione, restano sempre lì”. “Semplicemente assurdo….”, ha concluso il sindacalista dei Baschi Azzurri. “La cosa vergognosa è che, in base a una legge voluta dal Governo Renzi e approvata dal Parlamento per pagare l’indennizzo economico ai detenuti che si sono trovati in celle sovraffollate, il responsabile di questa aggressione percepirà i soldi per la sua permanenza in carcere! Lo Stato taglia le risorse a favore della sicurezza e della polizia penitenziaria in particolare e poi prevede un indennizzo economico giornaliero per gli assassini, i ladri, i rapinatori, gli stupratori, i delinquenti che sono stati in celle sovraffollate e che aggrediscono i nostri agenti! A noi poliziotti non pagano da anni gli avanzamenti di carriera, le indennità, addirittura ci fanno pagare l’affitto per l’uso delle stanze in caserma e poi stanziano soldi per chi le leggi le ha infranto e le infrange. Mi sembra davvero una cosa pazzesca”.
Sulla vicenda è intervenuto anche Antonio Fellone, coordinatore nazionale Si.N.A.P.Pe: “L’ennesima aggressione subita dal personale assalito con le lamette e bastoni non è da derubricare come episodio isolato e meno che mai come mero ‘rischio del mestiere’. Proprio perché non esistono terreni neutri, sarebbe un grossolano errore non avviare una seria riflessione sulla tenuta della ‘sorveglianza dinamica’, perché sta pregiudicando la sicurezza all’interno degli istituti. Ormai si tratta di un sistema a ‘celle aperte’ che nulla ha a che vedere con la paventata ‘evoluzione della modalità operativa della sorveglianza’. La necessità di garantire negli istituti l’ordine e la disciplina torna ad essere il tema centrale, ancor di più dopo gli ultimi episodi accaduti nelle carceri italiane. L’impegno del SiNAPPe, che esprime grande solidarietà ai poliziotti coinvolti, complimentandosi per le doti professionali dimostrate, sarà quello di ottenere la messa in sicurezza del posto di servizio, garantendo al personale l’idoneità prevista del luogo di lavoro”.
Ha commentato l’episodio anche Marco D’Avola, responsabile della UIL Penitenziari della CC Cremona. “Purtroppo a Cremona è l’ennesimo episodio che registriamo. Abbiamo più volte segnalato all’amministrazione che l’assenza del reparto isolamento a Cremona è un problema serio, su cui nessuno sta mettendo mano. E spesso i detenuti responsabili di simili episodi non sono adeguatamente puniti, così come dovrebbe essere. E’ fin troppo chiaro che se qualcuno commette una grave infrazione e il ‘regime’ detentivo rimane lo stesso, passa un pericoloso messaggio di impunità che non è certo un bell’esempio per gli altri, come sicuramente non giova alla tenuta dell’ordine e della sicurezza. Chiederemo ancora con forza all’amministrazione di ripristinare la sezione isolamento, onde poterla adibire ex art. 32 R.E., nella consapevolezza che il direttore dell’istituto adotterà comunque sanzioni esemplari per i responsabili di tali vicende, sfruttando il ‘surrogato’ di sezione isolamento rappresentata dal settore nuovi giunti”.
“Un episodio che certifica, ancora un volta, i rischi cui è esposto il personale di polizia penitenziaria tutti i giorni all’interno degli istituti”, ha detto a sua volta Gian Luigi Madonia, segretario regionale della UIL PA Penitenziari: “Qualcuno potrebbe dire: ma questi sono i rischi del mestiere! Va bene, siamo d’accordo. Tuttavia, non siamo assolutamente d’accordo che la politica, il ministro Orlando e il premier Renzi facciano finta di non sapere quello che accade all’interno delle carceri italiane. Quegli stessi politici che vorrebbero chiudere la ‘partita’ del rinnovo contratti delle forze di polizia, liquidando con una miseria di aumento pari a 8 euro lordi al mese. Un’offesa alla comune intelligenza e un’umiliazione degli uomini e le donne che rappresentano lo Stato”. “A Cremona”, ha concluso Madonia, “il problema è sempre lo stesso, più volte denunciato: l’altissima concentrazione di detenuti extracomunitari. Una percentuale di circa il 75% appare illogica ed esagerata e può davvero mettere in ginocchio la struttura. Lo abbiamo già rappresentato all’amministrazione, come più volte abbiamo chiesto al provveditore regionale di rivedere l’assetto dei circuiti regionale. Che dire. Aspettiamo che qualcuno si svegli e prenda coscienza dei problemi. Nel frattempo aggiorniamo le nostre statistiche e, ovviamente, denunciamo i fatti all’opinione pubblica. Un’opinione pubblica che spesso è tenuta lontana dalle verità del nostro sistema penitenziario”.
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