Ceraso: 'Unioni civili? No nella stessa sala dei matrimoni'
“Le unioni civili non siano celebrate nelle stesse sale dei matrimoni”. E’ quanto chiede la consigliera Maria Vittoria Ceraso di Obiettivo Cremona alla Giunta. “Le Unioni Civili – scrive in una nota articolata – non sono matrimoni. Il Paese ha passato mesi a discutere, ma su questo punto tutto era chiaro, all’approvazione della legge 20 maggio 2016 n. 76. E tutti erano d’accordo: questi non sono matrimoni. Perché manca a queste coppie una delle qualità fondamentali, affermate dalla Carta Costituzionale e ribadite a più riprese anche dalla Corte Costituzionale. Il matrimonio in Italia si celebra solo tra uomo e donna. Perché sull’unione tra l’uomo e la donna si fonda il patto tra società e famiglia: quello dell’art. 29 e 31, per intenderci. Dello stesso avviso anche la Corte Europea dei Diritti dell’uomo che con la recentissima sentenza del 9 giugno 2016 ha stabilito che il matrimonio è solo quello tra uomo e donna. Con questa decisione la Corte all’unanimità ha ricordato che la Convenzione europea dei diritti dell’uomo non include il diritto al matrimonio per le coppie omosessuali, né esso può essere riconosciuto in base al diritto alla vita privata e familiare (art. 8), né a quello del diritto di sposarsi e di fondare una famiglia (art. 12)”.
“Tornando al nostro ordinamento giuridico la parola “celebrare” utilizzata negli articoli che disciplinano il matrimonio nel codice civile – prosegue la Cerarso – è stata esplicitamente esclusa nel testo della legge n. 76/2016. Quindi dal punto di vista istituzionale, giuridico, le unioni civili si “registrano”, non si celebrano. Nella formula dell’unione civile contenuta nel decreto attuativo del 28 luglio 2016 del Ministero dell’Interno infatti non c’è la solennità prevista invece per il matrimonio in quanto la stessa prevede solo che l’ufficiale dello stato civile riceva la dichiarazione di costituzione dell’unione civile tra due persone maggiorenni dello stesso sesso. A questo punto si tratta di applicare una legge. Né più né meno”.
Seguire l’esempio di Piacenza: è la richiesta del consigliere. “Ritengo – scrive la Ceraso – che l’aver approvato da parte della Giunta una delibera che equipari i due istituti che sono del tutto differenti sia inappropriato, crei solo confusione, non rispetti lo spirito della legge finalizzato al riconoscimento di diritti e doveri e non all’istituzione del matrimonio tra persone dello stesso sesso. A mio avviso Cremona avrebbe dovuto seguire l’esempio di Piacenza dove il Sindaco del PD Paolo Dosi ha stabilito che la procedura per la costituzione delle Unioni Civili non si terrà nel salone dove si celebrano i matrimoni civili, il Salone Pierluigi di Palazzo Farnese, ma nella sede dello Stato Civile. Una decisione volta a sottolineare che il matrimonio e la sua celebrazione rimangono tutta un’altra cosa: anche nella nostra legge. E chi deve far rispettare la legge deve riconoscere la differenza. Soprattutto quando così spesso ci siamo sentiti ripetere da questa Amministrazione che la forma è anche sostanza”.
“Auspico – in conclusione – che la Giunta possa rivedere la propria delibera sull’esempio di Piacenza. Da ciò dipenderà la mia disponibilità alla ricezione della dichiarazione di costituzione di un’unione civile tra due persone maggiorenni dello stesso sesso”.