Alcune
riflessioni sulla
legge elettorale
Nessuna legge elettorale è perfetta e non solo in Italia. Ma noi una legge buona l’avevamo ed era il cosiddetto “Mattarellum” (dal nome del relatore, attuale Presidente della Repubblica) che prevedeva una quota maggioritaria del 75% in base a collegi uninominali di piccole dimensioni. Il resto era proporzionale con liste bloccate.
Va ricordato che nell’aprile dello stesso anno era stato approvato a larga maggioranza (81% di voti favorevoli con quorom di partecipazione al 77%) un quesito referendario che di fatto introduceva il sistema elettorale maggioritario dopo lunghi decenni di metodo proporzionale che aveva regalato all’Italia il record di instabilità dei governi.
Questa richiesta di maggioritario non è mai stata smentita da altri referendum e pertanto è ancora assolutamente attuale.
Il “Mattarellum” ha consentito per venti anni alternanza politica al potere (Berlusconi vs Prodi, tanto per semplificare) e buona stabilità di governi o di maggioranze. Nel 2005 irrompeva nella scena (sciaguratamente) la legge voluta da Calderoli e sostenuta dal Centrodestra che tornava al proporzionale con un grosso premio di maggioranza. La legge fu definita dallo stesso proponente/relatore “una porcata” e da lì il soprannome di “porcellum”.
Con tale legge si votò nel 2006, nel 2008 e nel 2013 poichè nessun parlamento si impegnò seriamente per promulgare una legge elettorale degna di tal nome.. Il Porcellum fu poi dichiarato incostituzionale sempre nel 2013, appena dopo le elezioni, sia per l’abnorme premio di maggioranza sia per la impossibilità dell’elettore di esprimere preferenze per via delle liste bloccate.
Abbiamo recentemente assistito al pessimo tentativo del Governo Renzi che “impose” al parlamento il cosidetto Italicum, con vistose forzature nei passaggi parlamentari (sostituzione di numerosi membri della Commissione Affari Costituzionali e ben 6 voti di fiducia) per produrre una legge solo per la Camera dei Deputati (dando per scontato che avrebbe poi vinto il referendum costituzionale) e per di più di nuovo incostituzionale, cosa peraltro da molti ampiamente prevista e preannunciata.
E così si è arrivati agli sgoccioli della legislatura di fatto senza una legge elettorale se non quella (diversa tra Camera e Senato) uscita dai “tagli” della Corte Costituzionale, che si sà non è un organo legislativo. Una legge elettorale, anche se in Italia non è (purtroppo) una legge di rango costituzionale, dovrebbe rispondere ad alcune caratteristiche.
1. Eessere di iniziativa parlamentare e non governativa ed avere un consenso non solo della maggioranza, trattandosi di fatto di “regole del gioco”. Il Governo dovrebbe quindi restarne fuori, così come aveva giustamente dichiarato il Presidente Gentiloni al momento del suo insediamento.
2. Essere votata all’inizio della legislatura, quando gli animi sono più sereni e le prossime elezioni lontane. In molti paesi, se una legge elettorale è votata nell’ultimo anno di legislatura, viene applicata al turno successivo.
3. Essere maggioritaria, pechè in questo senso si sono espressi a larga maggioranza gli italiani.
4. Consentire al massimo livello possibile la scelta dei canditati da parte degli elettori: questo ha detto la Corte Costituzionale e questo vogliono i cittadini.
La nuova legge elettorale ormai approvata, il cosiddetto”Rosatellum”, non ha purtroppo nessuna di queste caratteristiche e si configura quindi come una brutta se non proprio pessima legge elettorale. E’ proporzionale al 75% con liste bloccate e possibilità di pluricandidature per i capilista. Questo significa che i ¾ dei parlamentari saranno scelti dalle segreterie dei partiti, con buona pace della Corte Costituzionale e del suo principio di scelta da parte dei cittadini.
Introduce un contentino del 25% su collegi uninominali su base nazionale, ma che saranno troppo ampi per un controllo diretto e reale sulle candidature. Ulteriore beffa, non sarà possibile il voto disgiunto tra collegio uninominale e parte proporzionale (cosa che invece era giustamente possibile con il Mattarellum). Questa è un’ultriore grave limitazione della libertà di scelta dei cittadini, è potenzialmente anticostituzionale ed era alla fine l’unica richiesta che le forze di centrosinistra esterne al PD avevano chiesto come condizione per poter “trangugiare” il resto della legge. Così si è espresso Bersani in occasione della sua recentissima venuta a Cremona.
Nemmeno questo è stato concesso, con la blindatura delle legge al Senato con ben 5 voti di fiducia, replica della arroganza renziana con l’Italicum e, come ha dichiarato Napolitano, mettendo nel’angolo Gentiloni, che ha dovuto platealmente contraddire ciò che aveva solennemente dichiarato. La maggioranza anomala che ha votato questa legge dando la “fiducia” al governo (uno spettacolo davvero triste per una democrazia) ha un chiaro interesse elettorale e tenta, o spera, di mettere fuori gioco gli avversari.
Infatti il congegno escogitato nel Rosatellum è quello di favorire la costruzione di apparentamenti elettorali tra forze politiche diverse spacciandoli per coalizioni. Apparentamenti utili solo per far fruttare meglio i voti raccolti da liste che si presentano insieme, ma con programmi distinti e con capi poltici diversi. Ad esempio il centro destra potrà presentare una Lista comune ma indicando tre simboli, tre programmi diversi, tre capi poltici diversi: Berlusconi per Forza Italia, Salvini per la Lega Nord, Meloni per Fratelli d’Italia.
Nel caso assai probabile che nel 2018 nessuno vinca le elezioni politiche, ecco che ciascun soggetto potrà sfilarsi dall’apparentamento precedente, visto che può rivendicare un proprio diverso capo politico e un proprio diverso programma. Il Rosatellum pare dunque congegnato per facilitare anche tecnicamente le larghe intese come approdo inevitabile dopo il voto.
Sta qui una delle più evidenti difficoltà per costruire alleanze programmatiche tra il Pd e il resto delle forze di centrosinistra. L’apparentamento previsto dal Rosatellum non obbliga infatti a rispettare lo spirito e il patto proprio di una coalizione: non esistendo un programma comune e un leader condiviso, cosa impedisce al PD di Renzi di sfilarsi per convolare a nozze con Berlusconi e altre forze di centro?
Il fatto è che nel tripolarismo italiano – rappresentato da centrosinistra, centrodestra, M5S- nessuno dei tre poli sembra in grado da solo di vincere le elezioni e dunque legittimarsi a governare. Per questo dare più potere di scelta ai cittadini elettori sarebbe stato un atto di responsabilità e lungimiranza. Qualcuno potrà dire che questa legge è meglio di niente e che non c’era consenso per una legge diversa. Questa però non è una scusante per l’insipienza politica di chi, quando probabilmente le condizioni parlamentari lo consentivano, non ha per tempo portato avanti una legge elettorale saggia e condivisa.
Da ultimo, ancora una volta questa forzatura ha portato ad una spaccatura nel centro sinistra (così come aveva fatto l’Italicum) ed ha aperto la strada ad una ripresa elettorale del centro destra che, non per nulla, l’ha compattamente votata utizzando anche l’abile gioco delle assenze programmate per abbassare il quorum di maggioranza al Senato. Nel complesso una brutta pagina di storia parlamentare per una brutta legge elettorale, che aumenta il solco tra cittadini e forze politiche e non aiuta la vita democratica del nostro Paese.