Rubarono soldi alla Coldiretti Accusate le donne delle pulizie, ma il processo è tutto da rifare
Per l’accusa, sarebbero state le donne delle pulizie a mettere a segno un furto, sei anni fa, negli uffici della Coldiretti di via Ala Ponzone. A processo davanti al giudice Tiziana Lucini Paioni ci sono Eleonora, 48 anni, nata a Piacenza ma residente a Cremona, Barbara, 49 anni, di Cremona, e Sergio, 54 anni, di Piacenza, ma residente a Cremona. Tutti devono rispondere di furto per essersi impossessati di 1.550 euro, somma custodita all’interno della cassaforte a muro degli uffici della Coldiretti. Il denaro era all’interno di due buste di carta: la prima conteneva 1.400 euro destinati alle spese della società Impresa Verde, mentre la seconda 150 euro per le spese dell’associazione Coldiretti.
Un furto “anomalo”, come lo ha definito il sostituto commissario della squadra mobile Gianbattista Bellomi, chiamato in aula a testimoniare. “Non c’erano segni di effrazione, e la cassaforte era stata aperta con la chiave”.
Il furto era stato messo a segno il 26 febbraio del 2011. Un sabato. “Gli uffici erano stati chiusi il venerdì”, ha detto in aula Simone Solfanelli, l’allora direttore di Coldiretti. “So che il sabato avevano lavorato solo le donne delle pulizie”. Solfanelli era stato messo a conoscenza del furto il lunedì successivo dalla responsabile dell’amministrazione. Negli uffici non c’erano sistemi di videosorveglianza. “Un furto singolare” anche per l’allora direttore, che al giudice ha dichiarato che le chiavi della cassaforte, che erano custodite in un armadio chiuse in una scatola, erano state trovate al loro posto.
Le indagini della polizia si erano subito concentrate sulle donne delle pulizie, Eleonora e Barbara, e anche su Sergio, il compagno di una delle due, personaggio noto alle forze dell’ordine.
Con i testi sentiti oggi si sarebbe dovuti arrivare a sentenza, ma al termine dell’udienza c’è stato un colpo di scena. L’avvocato Annamaria Petralito, che con il collega Andrea Polara difende gli imputati, si è accorta di un errore nel decreto di citazione diretta, effettuato a carico della ‘persona fisica’ dell’ex direttore Solfanelli, colui che aveva sporto denuncia, invece che all’associazione Coldiretti. Il decreto di citazione diretta va quindi rinotificato all’associazione nella persona del suo attuale direttore. Un errore che ha vanificato tutto il procedimento in corso. Ora è tutto da rifare. I testi verranno risentiti nell’udienza del 5 marzo dell’anno prossimo.
Sara Pizzorni