Cronaca

Ok a regolamento sicurezza, astenute minoranza e Sinistra per Cremona

Via libera al regolamento di polizia locale e per la convivenza civile, ieri pomeriggio in commissione Commercio. Davanti ai presidenti di 7 comitati di quartiere, a cui non è stato concesso diritto d’intervento (la richiesta sarebbe dovuta giungere con preavviso di qualche giorno), l’assessore Barbara Manfredini e il comandante Pierluigi Sforza hanno illustrato il senso di questo codice che  recepisce alcune norme già in vigore, contenute o in altri regolamenti (benessere animale) o in leggi nazionali (decreto Minniti su sicureza e decoro), o in ordinanze sindacali, ad esempio quelle legate alle limitazioni dei pubblici esercizi nell’area della cosiddetta ‘movida’. In particolare, ha spiegato Sforza, l’articolo 30 ribadisce quanto concordato a suo tempo tra sindaco e locali di piazza della Pace, per limitare il disagio ai residenti: “all’interno dei pubblici esercizi di p.za Pace, p.za Stradivari, p.za del Comune e S.Antonio M.Z., via Baldesio, l.go B. Boccaccino e via Dei Gonfalonieri, e negli spazi pertinenziali esterni, a partire dalle ore 23,00 e fino all’orario di chiusura, la somministrazione di bevande deve essere effettuata senza consegnare al cliente bottiglie o lattine”.

Limitati invece, rispetto alla bozza iniziale che circolava mesi fa, gli obblighi di sorveglianza da parte degli esercenti, che sono chiamati a “prevenire nelle ore serali e notturne comportamenti chiassosi da parte degli avventori nelle aree esterne l’esercizio, richiedendo, se necessario, l’intervento delle forze di polizia”. In una prima versione, si erano ventilati obblighi più stringenti quale l’assunzione di steward o sorveglianti, una sorta di sostituzione all’autorità di pubblica sicurezza. Resta invece la sanzione da 50 a 300 euro per gli esercenti che non ammoniscono i clienti in caso di schiamazzi o non avvertono le forze dell’ordine.

Le misure di tutela del riposo dei residenti sono state apprezzate da Paolo Marcenaro, presidente del comitato di quartiere centro, presente in commissione: “Queste norme bisogna farle, sono alla base della convivenza. Le sanzioni servono se, dopo ripetuti ammonimenti, le persone non capiscono che bisogna rispettare le regole.

Piuttosto, sono contrario alla sola sanzione pecuniaria, che viene pagata e poi il giorno dopo torna tutto come prima; serve piuttosto una sanzione più punitiva come la chiusura dei locali.  Poi devo dire che mi sembra inutile fare regolamenti se diventa difficile farli applicare e nemmeno si riesce ad usarli come strumenti educativi. Come presidenti di quartieri vorremmo che queste norme venissero presentate direttamente ai cittadini nelle assemblee.”

Sarà difficile far rispettare tutte le regole: 17 gli agenti di polizia locale mancanti in pianta organica, ma verrà fatto presto un nuovo concorso. Oltretutto, ha spiegato Sforza, la polizia locale non ha più da parecchi anni la possibilità di utilizzare i fonometri per misurare, in caso di chiamata dei residenti, i livelli di emissione acustica. Il compito è stato demandato all’Arpa, che è regionale, con allungamento dei tempi e dei costi.

Le maggiori critiche dall’opposizione (Amore, Fasani, Fanti, Zanardi, Ghidotti ) riguardano appunto le difficoltà dei controlli e la difficoltà di mettere in pratica le disposizioni. Tutti si sono astenuti, come pure Filippo Bonali di Sinistra per Cremona – Energia Civile, in riferimento alle misure di Daspo urbano che sono state tutte confermate: “L’allontanamento delle persone introdotto con il decreto Minniti per noi è inefficace, non riteniamo che vi sia una emergenza tale a Cremona. Ma soprattutto in alcuni casi potrebbe essere inapplicabile. Meglio prevenire certi fenomeni con altri strumenti sociali ed educativi.  Quel richiamo al decreto Minniti non è obbligatorio e speravamo che non venisse confermato. Tutte le altre parti invece invece abbiamo contribuito a costruirle insieme al resto della maggioranza”.

Sulla filosofia complessiva del regolamento è intervenuto il consigliere di Obiettivo Cremona Luigi Amore: “La cosa peggiore dal punto di vista educativo è avere un regolamento e non farlo rispettare. Ad esempio ai Giardini pubblici alle 7 di mattina ci sono le bottiglie di vetro ovunque, per non parlare delle mobike, lasciate dappertutto. E poi: quante sanzioni per le deiezioni canine sono state comminate? Quante persone ancora chiedono l’elemosina con i cani accanto? Se noi mettiamo delle regole e sappiamo che non abbiamo le truppe per farle rispettare, è un problema”. E chiede un servizio di ‘mediazione educativa’.

Il regolamento aveva fatto discutere anche all’interno del Pd, partito di maggioranza. “Non ci saranno mai i mezzi per poter contrastare tutte le possibili violazioni”, ha ribadito Giovanni Gagliardi. “E’ velleitario pensarlo. Ma è giusto fare i regolamenti: questa disciplina deve portare i cittadini ad evolversi in direzione della legalità, non è necessariamente un’azione coercitiva”. g.b.

 

 

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