Uccisa in Kenya: l'omicidio Satta resta un giallo. Libero il giardiniere, sospetti su tre
Il 23 luglio scorso in Kenya, Maria Laura Satta, 71 anni, e il marito Luigi Scassellati, 73 anni, una coppia di imprenditori cremonesi, erano stati aggrediti a scopo di rapina nella loro abitazione a Kikambala. Lei era stata barbaramente uccisa e lui ferito gravemente. Due giorni dopo la polizia aveva arrestato Lewis, il giardiniere, sospettato di essere coinvolto nell’aggressione, forse come basista. Nulla di fatto. L’uomo è stato scarcerato.
I sospetti si sono poi concentrati su tre ventenni ritenuti gli autori di due rapine messe a segno lo scorso inverno, ma gli investigatori non sono ancora in grado di addebitare ai tre giovani l’omicidio di Maria Laura Satta. Uno di loro è stato linciato dalla folla, mentre gli altri due sono rinchiusi in carcere.
E’ passato poco più di un anno da quella tragedia che non ha ancora dei colpevoli. Intanto Luigi Scassellati, all’epoca ricoverato al Mombasa Hospital, è guarito, almeno delle ferite fisiche, ed è tornato a casa a Cremona. Il progetto di creare una fondazione a nome della moglie trasformando la loro villa a Kikambala in un consultorio per bambini è ancora in piedi ed è il sogno di Luigi, in questi giorni in procinto di partire per la Sardegna. Dopo una vita di lavoro nell’azienda fondata dallo stesso Scassellati nel 1975 (Seted, macchine per ufficio), lui e la moglie, cremonesi da 40 anni ma entrambi originari di Sassari, avevano da qualche anno ceduto l’attività ad un’azienda di Piacenza che aveva successivamente chiuso i battenti.
Da 15 anni la coppia alternava la propria residenza tra Cremona, nella villa di via Bergamo 138, e Kikambala, località turistica a pochi km da Nairobi, in modo da sfuggire all’afa estiva e al freddo padano. Fino a quel maledetto 23 luglio.
Lo stesso Scassellati, in un’intervista rilasciata ad Africa Express quando era ricoverato in ospedale, aveva espresso i suoi dubbi sul suo dipendente: “Non ricordo ancora nulla dell’accaduto, ma ciò che è certo e che non sarei mai uscito di casa, lasciando la porta aperta se non fossi stato chiamato da qualcuno che conoscevo. Lewis era arrabbiato con me perchè chiedeva continuamente degli anticipi e dei prestiti. In marzo, quando Lalla (la moglie) ed io siamo rientrati in Italia, gli ho anticipato gli stipendi fino al nostro ritorno in luglio, ma ciò che gli davo spariva subito dalle sue tasche speso tra le donne e il bere”.
Sara Pizzorni