Lodo Scrp, sindaci dissidenti: 'Risultato del fallimento di una politica che divide'
Dopo aver ottenuto 3,5 milioni di euro a titolo di risarcimento da parte di Scrp, i sindaci degli otto comuni fuoriusciti dalla partecipata vogliono puntualizzare il proprio punto di vista su quanto accaduto: “Dichiarare che siamo soddisfatti per la soluzione a noi favorevole del lodo arbitrale sarebbe scontato e generico” si legge in una nota, firmata dai sindaci dei Comuni di Soncino (Gabriele Gallina), Casale Cremasco Vidolasco (Antonio Grassi), Casaletto di Sopra (Roberto Moreni), Palazzo Pignano (Rosolino Bertoni), Romanengo (Attilio Polla), Salvirola (Nicola Marani), Ticengo (Mauro Agarossi) e Trescore (Angelo Barbati).
“Affermare che abbiamo vinto non è esatto” si legge nel documento. “Noi non abbiamo mai dichiarato guerra a nessuno. Abbiamo semplicemente fatto valere un nostro diritto previsto dal codice civile. Diritto affermato e comunicato ai soci nell’aprile 2017 dal presidente della stessa Scrp durante un’assemblea societaria e reso pubblico dai media (Cremaonline del 14 aprile 2107)”.
Precisato questo, “ci preme sottolineare l’importanza della decisione dell’arbitro. Importanza che assume un duplice significato. Uno positivo e l’altro negativo. Positivo perché dimostra che si può cambiare, che anche un piccolo gruppo può far valere i propri diritti. Positivo perché testimonia che se gli obiettivi sono condivisi e a favore della comunità amministrata anche l’appartenenza ad aree politiche diverse passa in secondo piano.
Negativo perché dopo avere fatto correttamente valere il nostro diritto di recesso, senza chiederci un incontro, Scrp ha passato direttamente la partica ai propri avvocati, costringendoci ad adeguarci a questa scelta.
Non sappiamo se il ricorso agli avvocati sia stata una decisione autonoma del Consiglio di amministrazione o concordata con i sindaci-azionisti della Società. Non possiamo però esimerci dal sottolineare che tanti nostri colleghi sindaci, soci di Scrp, saputo dell’azione legale hanno espresso il loro dissenso.
Di sicuro, è stata una opzione di rottura. Rottura che nessuno della Società o dei soci ha cercato di ricucire, nonostante la nostra disponibilità al confronto. Disponibilità che possiamo dimostrare con date, documentazione e testimonianze. Ma non è la polemica il nostro obiettivo. Se però sarà necessario racconteremo la vicenda nel dettaglio. Preferiamo guardare al futuro anziché al passato.
Ci preme evidenziare l’incapacità di dialogo e di mediazione di coloro che, per posizione e ruolo, avrebbero dovuto tenere coeso il territorio.
Il risultato è stato il fallimento di una politica che invece di unire, preferisce dividere e sarebbe sterile e fuorviante addossare la causa della divisione che si è creata a chi legittimamente ha fatto valere un proprio diritto, come ha confermato la conclusione del lodo Scrp. Ma ancora più grave sarebbe la mancanza di autocritica da parte di chi ha causato questa situazione con il ricorso agli avvocati e la chiusura al dialogo.
Se si prosegue su questa strada, il nostro territorio sarà destinato alla marginalizzazione. Ma preferiamo essere ottimisti e sperare che la storia del lodo arbitrale sia da stimolo per un cambiamento necessario e non più rinviabile. Noi siamo pronti”.