Economia

Economia, Auricchio: "Trend positivo
ma c'è ancora preoccupazione"

“Il quadro congiunturale relativo all’ultimo trimestre del 2021 conferma l’andamento dinamico dei principali indicatori e il completamento del recupero della produzione industriale cremonese rispetto ai livelli del 2019 (+4,6%)”. A tracciare il quadro della situazione è il Commissario straordinario della Camera di Commercio di Cremona Gian Domenico Auricchio, basandosi sull’indagine congiunturale di Unioncamere Lombardia relativa al IV Trimestre 2021.

Secondo Auricchio, però, “l’artigianato sconta ancora un differenziale negativo (-0,6%). La domanda rimane vivace sia sul fronte interno che rispetto all’estero, e le aspettative degli imprenditori sono in maggioranza positive per il prossimo trimestre. Tuttavia, l’anno appena iniziato vede il dispiegarsi di un nuovo elemento di freno rappresentato dalla crisi energetica, e dalle sue conseguenze sull’inflazione e sul potere di acquisto delle famiglie che si somma alle difficoltà nell’approvvigionamento dei semilavorati da parte dell’industria, mentre sembra in fase di superamento la quarta ondata della pandemia che ha penalizzato diverse attività e servizi. La situazione complessiva rimane estremamente complessa, pur in presenza di un trend sicuramente positivo”.

L’indagine congiunturale condotta trimestralmente da Unioncamere Lombardia, in ambito provinciale, ha interessato complessivamente 138 imprese cremonesi appartenenti a tutte le principali attività del comparto manifatturiero, suddivise in 59 imprese industriali e 79 artigiane.

La produzione manifatturiera cremonese – In sintesi, l’indagine del quarto trimestre 2021 rileva una situazione del comparto manifatturiero provinciale che cresce rispetto al periodo luglio-settembre. In ottica tendenziale, la dimensione della crescita è distorta dal confronto puntuale col dato anomalo del 2020 ma, per l’industria, i dati medi annui del 2021 delle principali variabili sono ampiamente superiori rispetto alle medie annue del 2019 che può essere considerato livello di riferi-mento pre-crisi.

Restano solo i livelli occupazionali a dover recuperare il gap rispetto al 2019 posizionandosi lo 0,6% al disotto. Nel caso dell’artigianato la situazione è meno positiva. Permangono incrementi significativi sia considerando il dato tendenziale sia considerando la media annua 2021 rispetto al 2020, ma la variazione media annua 2021 rispetto al 2019 è ancora negativa. Il gap è contenuto e vicino alla svolta per la produzione (-0,6%) e più ampio per fatturato (-4,4%), ordini
(-3,0%) e occupazione (-4,3%).

I dati al netto degli effetti stagionali sull’industria manifatturiera cremonese del trimestre ottobre-dicembre 2021, a livello congiunturale, indicano un complessivo proseguimento del recupero, ma con tassi molto sbilanciati tra i vari indicatori.

Infatti, a fronte di una produzione in crescita dell’1,3% si rileva una più forte crescita del fatturato (+3,7%), spin-to anche dagli aumenti sul fronte dei prezzi di vendita. Infatti, occorre considerare che il dato del fatturato è a prezzi correnti e quindi risente delle recenti dinamiche inflattive. Anche gli ordini registrano un incremento congiunturale consistente (+6,5% l’estero e +8,6% l’interno), che compensa in parte la contrazione registrata lo scorso trimestre da entrambi i mercati. Ciò è confermato dal confronto del consuntivo annuale con il livello 2019 pre crisi ampiamente superato dagli ordini interni (+14,6%) e ancor più da quelli esteri (+19,8%).

La vivacità congiunturale dell’industria cremonese non si trasferisce pienamente sul mercato del lavoro che vede il numero degli addetti subire ancora un alternarsi di piccole espansioni e contrazioni (+0,9% congiunturale questo trimestre), con consuntivo annuale negativo sia rispetto al 2020 (-0,2%) sia rispetto al 2019 (-0,6%). Continua il lento rientro della quota di imprese che hanno fatto ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni (5,1%), ancora in calo rispetto alla precedente rilevazione. Scende la quota di ore di CIG sul monte ore complessivo allo 0,3% nel quarto trimestre.

Il trend è confermato anche dai dati Inps sulle ore autorizzate che vedono una riduzione a 794mila ore autorizzate nel trimestre, l’82% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Sul versante dei prezzi pesano ancora le dinamiche del tutto straordinarie evidenziate a livello internazionale sulle materie prime e sui beni energetici (gas ed energia elettrica in primis) che provocano un’ulteriore e consistente spinta inflattiva. Si stima infatti una crescita congiunturale dell’8,4% dei prezzi delle materie prime, e tale incremento viene solo in parte assorbito dal sistema imprenditoriale, visto che, a valle, si riflette nel +4,2% rilevato per i prodotti finiti. L’andamento allarmante dei prezzi è rafforzato dal dato tendenziale che mostra un incremento del 42,3% per le materie prime e del 23,5% per i prodotti finiti.

Il confronto con la Lombardia e l’Italia dell’indice della produzione industriale evidenzia una sostanziale uniformità di andamento della provincia di Cremona con la Lombardia, al netto dei fattori stagionali, mentre a livello nazionale si sta registrando un assestamento sui livelli raggiunti.

Produzione industriale – Cremona, Lombardia e Italia – Il quadro tendenziale, distorto dal confronto con un quarto trimestre 2020 in ripresa ma ancora compromesso dalle conseguenze sul piano economico della pandemia, è ovviamente dominato da variazioni ampiamente positive.

La produzione cresce di 9,3 punti percentuali, il fatturato del 24,5% e per gli ordini viene rilevato un aumento del 18,3% dall’interno e del 13,1% dall’estero. Anche per il livello regionale gli incrementi tendenziali di tutte le variabili sono consistenti.

Dal punto di vista strutturale, il numero delle imprese industriali cremonesi che alla fine di dicembre 2021 dichiarano una produzione accresciuta rispetto a quella di dodici mesi prima rappresenta la maggioranza assoluta (68%).

Le aspettative per il prossimo trimestre degli imprenditori industriali restano positive ma la quota di imprenditori ottimisti si riduce. In particolare il saldo per la domanda interna passa dal +19,6% dello scorso trimestre all’attuale +1,8%, ma anche le aspettative sulla produzione registrano un notevole ridimensionamento (da +32,8% a +12,1%).

Le variazioni medie annue ampiamente positive degli indicatori provinciali nei confronti del 2019, cioè di un periodo non ancora segnato dagli effetti della pandemia, attestano il pieno recupero del gap accumulato durante i trimestri di crisi. Occupazione a parte, per la quale permane un segno negativo (-0,6%), la produzione e gli ordini interni sono allineati su una variazione positiva e il fatturato e gli ordini crescono ancora con tassi a due cifre consistenti.

Tra le province lombarde, solo due presentano variazioni sul 2019 dell’indice grezzo della produzione ancora negative (Como e Pavia), mentre Cremona si colloca poco sopra la media regionale (+4,6%). Le specializzazioni produttive delle varie provincie e la struttura dimensionale delle loro imprese influiscono sui risultati. Dove una maggior diffusione di piccole e micro imprese si incrocia con una specializzazione nei settori del comparto moda, pelli-calzature e abbigliamento in primis, il gap con il periodo pre-crisi è ancora da colmare.

Il comparto artigiano – Per l’artigianato produttivo, il quadro consuntivo 2021 mostra segnali di recupero significativi anche se il comparto soffre maggiormente la lenta ripresa della domanda interna, non potendo contare sul traino della ripresa mondiale a causa di una ridotta propensione all’export (6% la quota del fatturato estero sul totale).

Su base trimestrale infatti, la produzione artigiana al netto degli effetti stagionali svolta in positivo (+2,6%) ma si arresta la crescita degli ordini (-0,1%). Positivo il fatturato a prezzi correnti (+1,5%), ma occorre considerare che i prezzi dei prodotti finiti artigiani hanno subito un sensibile incremento nel trimestre (+7,7%). Maggiore l’incremento dei prezzi delle materie prime che raggiunge il +14,2%. In leggero calo il numero degli addetti (-1,7%).

Il dato tendenziale, che sconta il confronto con i bassi livelli anomali del quarto trimestre 2020, è caratterizzato ovviamente da recuperi di notevole entità che vanno dal +5,5% degli ordini al +6,2% del fatturato fino al +11,0% della produzione. Del tutto svincolato dal trend manifestato dalle altre variabili è il numero degli addetti che invece risulta in calo anche in ottica tendenziale (-2,8%) indicando una fase di riorganizzazione della forza lavoro che spesso si concentra sulle forme di lavoro più flessibili. Sul versante prezzi l’incremento tendenziale è molto forte raggiungendo il +62% per le materie prime e il +28,1% per i prodotti finiti.

Se si estende il confronto al periodo pre-crisi, e cioè la media annua 2019, il quadro complessivo dell’artigianato appare diverso da quello rilevato per il comparto industriale. La produzione presenta un segno negativo, seppur minimo (-0,6%), e per gli ordini il gap è ancora ampio (-3,0%). Anche il fatturato, al contrario dell’industria, presenta un segno negativo (-4,4%). In sintesi i buoni risultati di alcuni trimestri del 2021, a volte superiori ai risultati dei medesimi trimestri del 2019, non sono stati sufficienti a compensare completamente le perdite accumulate nel 2020.
Le aspettative degli imprenditori artigiani restano positive per la produzione.

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