"Pasolini 100", ecco la
rassegna del Cinema Filo
E’ definito uno degli intellettuali più anomali, irriverenti e innovativi del ‘900 e ha firmato capolavori della settima arte che ancora oggi incantano il pubblico: è il regista Pier Paolo Pasolini di cui ricorre nel 2022 il centenario della nascita, per rendergli omaggio il Cinema Filo di Cremona ha organizzato una rassegna in collaborazione con la Cineteca di Bologna che ha curato il restauro di 18 opere della sua filmografia.
La sala d’essai situata nel cuore della città del torrazzo proietterà nei primi 4 mercoledì di marzo altrettanti lungometraggi, preceduti come ormai di consueto dalle introduzioni della professoressa Elena Mosconi, docente di storia e critica del cinema al Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali dell’Università di Pavia. Questi i titoli, a cominciare dal 2 marzo e per i successivi tre mercoledì: “Accattone”, “Il Vangelo secondo Matteo”, “Mamma Roma”, ‘La ricotta’ dal film collettivo “Ro.Go.Pa.G.”.
In occasione dell’ultima serata – oltre alla proiezione de ‘La ricotta’- verrà creato un evento speciale: il professor Riccardo Braga, docente di materie letterarie del liceo delle Scienze umane Anguissola, ricorderà il periodo trascorso da Pasolini a Cremona, poi l’attore Graziano Maglia interpreterà letture sceniche da brani esemplificativi di quel periodo, infine la serata si concluderà con un’esibizione musicale a cura del Duo Diamanti.
Per due anni Pasolini abitò all’ombra del Torrazzo, dal 1933 al 1935, nella casa d’angolo tra via Platina e via 11 febbraio, al numero civico 3 e frequentò il liceo ginnasio “Daniele Manin”. A ricordarlo una targa, apposta dalla amministrazione Corada: “Da questa casa dove terminò la sua infanzia dal 1933 al 1935 Pier Paolo Pasolini dispiegò la sua avventura artistica”.
Pasolini era nato a Bologna il 5 Marzo 1922. ma per tutta l’infanzia e l’adolescenza seguì il padre nei suoi spostamenti, dovuti al fatto che era tenente di fanteria. A metà dell’anno scolastico 1932-1933 il padre fu trasferito a Cremona, dove rimase fino al 1935. “Cremona era la prima città che vedevo” scrisse il regista. “e mi sembrò una metropoli”. Al liceo Manin conquistò solo bei voti e un nove in italiano. I compagni di classe dell’epoca lo ricordando piccolo, magrissimo, zelante. Suo compagno di banco fu l’ingegner Orsetto De Carolis che lo ricordava così: “Facevamo a gara per poterlo superare. Ricordo la mia rabbia perché mi ritenevo bravo in italiano e alla fine spuntai solo un otto, lui mi batté con un nove pieno”. “Ero il suo compagno di banco ma non mi dava grande confidenza”, ricorda ancora. “Probabilmente per la sua timidezza, parlava poco. E non gli dovevo neppure essere molto simpatico. Forse perché quando facevamo la lotta, perdeva sempre. Così mi rifacevo di quel voto in meno in italiano scritto”. Compagno di giochi fu invece il professor Giuseppe Pontiroli, poi diventato ispettore della Soprintendenza Archeologica della Lombardia, con cui imbastiva rievocazioni salgariane e scontri tra indiani e cow boy. Purtroppo dei temi di Pasolini al Manin non è rimasta alcuna traccia.