Cronaca

L'agente Villa "esempio di coraggio"
Cerimonia per non dimenticarlo

Il questore con il papà di Stefano Villa

Si è svolta questa mattina all’istituto Arcangelo Ghisleri di Cremona la cerimonia in memoria dell’agente della Polizia di Stato Stefano Villa, medaglia d’oro al Valore Civile, ex studente della scuola al quale nel 2016 è stata intitolata l’aula magna. Al Ghisleri, Villa, cremonese residente a Castelvetro Piacentino, aveva studiato. Negli ultimi dieci anni, proprio in quell’aula sono stati tanti gli incontri organizzati dalla scuola e dalla polizia per parlare ai ragazzi di legalità, del rispetto delle regole, del senso del dovere, di onore e disciplina.

Stefano Villa

Alla presenza del prefetto Corrado Conforto Galli, del questore Michele Davide Sinigaglia, del comandante della polizia stradale di Cremona Federica Deledda, delle autorità civili e militari, i comandanti provinciali di Arma, colonnello Giuliano Gerbo, e guardia di finanza, Cesare Maragoni, il comandante della polizia locale Luca Lubini, il sindaco Gianluca Galimberti, l’assessore Barbara Manfredini, il vice sindaco di Castelvetro Piacentino Pier Luigi Fontana, i poliziotti in pensione, l’insegnante Rossella Frigeri e gli studenti, è stata ricordata la figura dell’agente Villa, nato a Cremona il 9 maggio 1970, ucciso il 27 settembre del 1995 a soli 25 anni durante un servizio di polizia giudiziaria al casello di Melegnano. Quel giorno Villa intervenne insieme ad un collega per impedire una rapina a mano armata, ma morì nel conflitto a fuoco con il rapinatore, un ex casellante che aveva perso il lavoro. 

Alla cerimonia era presente anche Enrico, il papà di Stefano, che ha ricevuto l’abbraccio del questore. “Spesso, purtroppo”, aveva detto il questore in occasione dell’ultimo incontro con gli studenti lo scorso 21 aprile, “si finisce per dimenticare le famiglie delle vittime. Cerchiamo, con questo ricordo del collega, di non perderne la memoria. Stefano Villa ha svolto il suo lavoro mettendo a repentaglio la propria vita. Per noi poliziotti è un eroe a cui ispirarsi”.

La cerimonia ha visto la benedizione, da parte di don Andrea Aldovini, della scultura dedicata a Stefano Villa nel giardino dell’istituto scolastico, e gli interventi del dirigente scolastico Simona Piperno e di Elena Anghinoni, una delle studentesse. “La storia di Stefano”, ha detto Elena, “è stata profondamente toccante, in quanto esempio di coraggio, amore per la divisa e per la patria. Abbiamo colto quanto fosse importante per lui il senso di responsabilità, la dedizione per il suo lavoro e la tenacia con la quale ha affrontato le situazioni più complicate. E’ importante che il suo ricordo non svanisca, affinchè possa essere un esempio di riferimento e un simbolo di sacrificio anche verso il prossimo come lo è per noi”.

La commemorazione ha visto anche momenti di raccoglimento accompagnati dal suono della tromba di Giulio Gigliotti e del violino di Alice Patruschev.

Durante l’ultimo incontro di aprile con il questore, Loris, uno degli studenti, aveva chiesto il motivo perchè non venisse commemorato anche il malvivente che uccise Stefano. “Non voglio mancare di rispetto a nessuno”, aveva premesso il giovane, “ma anche lui aveva una famiglia, dei problemi”. “Una domanda molto intelligente e profonda”, gli avevano risposto il questore e il comandante Deledda. Una domanda alla quale oggi ha voluto rispondere anche il papà di Stefano, che in una nota ha scritto:

“Caro Loris, sono Enrico, il papà di Stefano Villa. Cercherò di rispondere alla tua lecita domanda a cui mi pare tu abbia in parte  già risposto chiamandolo bandito. Una persona di questo livello dovrebbe essere ricordata?. Dai suoi genitori e parenti certamente sì. Da me no, e ti dirò di più: da informazioni ricevute da chi ha svolto le indagini è emerso lo squallore di questa persona, in quanto risulta avesse avuto un tenore di vita molto superiore alle sue possibilità. Possedeva una moto di grossa cilindrata, un Rolex d’oro, una catena d’oro di alto valore e spesso e volentieri frequentava sale da gioco e night club. Oltretutto si prendeva gioco delle forze dell’ordine con telefonate ingannevoli per depistare eventuali indagini. Caro Loris, per me e mia moglie, il 27 settembre 1995 è finito il mondo, mentre per lui era solamente la 27esima rapina”.

Sara Pizzorni

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