Cronaca

Autismo: il percorso di Luca,
diagnosticato a pochi mesi di vita

Domani 2 aprile, è la giornata mondiale di consapevolezza dell’autismo. Ecco la testimonianza di Elisa, mamma di Luca, seguito dalla neuropsichiatria infantile dell’Asst di Cremona, che racconta il lungo percorso che ha coinvolto la sua famiglia.

L’Asst di Cremona è fra i pochi centri lombardi ad eseguire l’elettroencefalogramma sui pazienti con autismo da 0 a 18 anni. Ogni anno ne vengono effettuati circa 500, grazie alla collaborazione fra Neuropsichiatria Infantile e Neurofisiopatologia.

“La diagnosi di autismo – racconta Elisa – è arrivata all’età di cinque anni, seguita da quella di epilessia. Neuropsichiatria ci ha seguiti da quando Luca aveva cinque giorni di vita, fino alla maggiore età. Abbiamo sempre ricevuto grande supporto dai medici e dagli operatori sanitari, con cui abbiamo sviluppato un rapporto che va oltre la relazione medico-paziente”.

Periodicamente Luca doveva recarsi in ospedale per fare l’elettroencefalogramma, risonanze o esami ancora più complessi. “All’inizio era un po’ una tragedia – ricorda Elisa – con tutti questi fili… La cuffietta, lo stare immobili, spesso facevamo tutto a più riprese o in sedazione. A casa, con l’aiuto delle terapiste, facevamo un lavoro per prepararci a ciò che sarebbe successo in ospedale. È così che funzionano i nostri ragazzi: capiscono quello che vedono, non quello che gli raccontiamo. Ciò che li destabilizza è non sapere cosa sta succedendo”.

Tra le cose più difficili, gestire l’attesa. “Un ragazzo autistico riesce a stare tranquillo per un massimo di 5-10 minuti: per aiutarlo avevamo costruito una “scatola degli oggetti relax”, in cui metteva cose che lo fanno stare bene”. Anche sopportare le stimolazioni sensoriali non è semplice: “Per chi soffre di autismo tutto è amplificato – conferma la mamma – Ma grazie al percorso fatto Luca ha imparato a capire che nessuno vuole fargli del male”.

La presenza della mamma al suo fianco è fondamentale per tranquillizzarlo: “Durante l’esame gli facevo le coccole e lo incoraggiavo – ricorda Elisa – ma gli ultimi ha voluto farli da solo. Ormai Luca conosceva tutti, il reparto era diventato un ambiente amico, familiare. È stata una grande conquista, segno di fiducia”.

 

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