Cronaca

Alloggi cercasi per nuovi migranti
Hermes, il titolare: "Valuteremo"

Cremona destinazione preferita dai trafficanti: dallo scorso anno hanno raggiunto quasi quota 400 i minori non accompagnati in carico al Comune. 113 i posti accreditati nel sistema SAI in città, ma ce ne sono altri 190 di cui il comune si fa carico attingendo dal Fondo nazionale

Potrebbe essere ancora l’hotel Hermes la destinazione della nuova ondata di minori non accompagnati in arrivo nei prossimi giorni a Cremona. I termini per presentarsi alla manifestazione di interesse lanciata dalla Prefettura – per un immobile che possa ospitare fino a 100 persone – è scaduto il 17 aprile ma il titolare dell’albergo in fregio all’A21, Mario Nicoli, prende tempo per decidere se restare nel circuito dell’accoglienza. “stiamo ristrutturando, e non siamo pronti; comunque bisogna vedere quali ragazzi arriveranno”, ci ha risposto questa mattina.
L’albergo è un cantiere aperto, cumuli di scarti edili tutt’attorno e un decollo come struttura turistica mai avvenuto. A quanto pare qui hanno soggiornato fino a 80 ragazzi nei mesi di maggiore afflusso, intorno a ottobre dello scorso anno. Ora sarebbero solo una trentina ma i numeri variano di giorno in giorno perchè in gruppo o singolarmente, partono per altre comunità. A gestirli, in attività di integrazione e  lezioni di italiano, sono gli educatori delle cooperative accreditate nel sistema nazionale SAI (accoglienza e integrazione): 113 posti in tutto quelli spettanti al Comune di Cremona, da tempo esauriti. Una cifra del tutto inadeguata per soddisfare le esigenze di una città che attualmente conta altri 190 minori non accompagnati,  tutti ospitati in strutture fuori dal sistema Sai.
Una situazione su cui già da tempo l’amministrazione Galimberti ha posto l’allarme: Cremona è meta di veri e propri traffici di ragazzi stranieri. Che la situazione sia al collasso lo mostra anche la continua ricerca di cooperative da integrare nel sistema di accoglienza: oltre alle tre del progetto SAI – Nazareth, Servizi per l’accoglienza / Caritas, Sentiero –  è stato prolungato fino al 30 giugno il contratto con una quarta onlus, “A Braccia larghe” di Romanengo, per inserire in progetti “extra SAI” i minori già presenti sia quelli in arrivo. Il ministero ha finanziato l’operazione con 133.740 euro a valere sul Fondo nazionale per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati che serviranno a coprire il fabbisogno presunto di 2.229 giornate, una stima che potrà variare “considerando l’alta variabilità dovuta ai flussi di arrivo, gli allontanamenti spontanei, trasferimenti presso altre strutture decretati dal Tribunale o disposti dal Servizio Sociale a tutela dei minori stessi, nonché dal compimento della maggiore età”, come si legge nella determina dirigenziale. 
L’INCONTRO AL CIVICO 81 – Uno scambio di idee sul tema dell’immigrazione c’è stato martedì sera al Civico 81 su iniziativa del laboratorio Cremona Si può. In collegamento da Prato, ha spiegato le ragioni delle critiche al decreto Cutro il sindaco della città toscana Matteo Biffoni, che riveste il ruolo di responsabile immigrazione nell’Anci. A descrivere la situazione, Giusi Biaggi presidente del Consorzio Nazionale CGM e di Giona Coop Nazareth  e Rosita Viola, assessore alle politiche sociali del Comune di Cremona.
 Una situazione drammatica, quella descritta da Biffoni rispondendo alle domande della giornalista Maria Acqua Simi. Prato è la terza città europea per concentrazione di cinesi dopo Parigi e Londra e ha quindi una lunga storia di pratiche di accoglienza e integrazione. “E’ stata dichiarata un’emergenza che non è emergenza. In campagna elettorale era stato detto che si sarebbero bloccati gli sbarchi, e invece sono aumentati. Se non mettiamo mano a questo tema, saremo sempre qui a dire le stesse cose che diciamo da anni. I prefetti sono alla disperata ricerca di posti, io li comprendo, ma prendiamo il caso dei minori non accompagnati, dove Cremona è uno dei nostri fiori all’occhiello, per organizzazione: la città è presa d’assalto con numeri che costringono sindaco e assessori a fare i salti mortali.
“Siamo costretti – ha detto ancora Biffoni – a parlare di immigrazione come un fatto di  sbarchi e arrivi mentre si dovrebbe parlare di diritti, mediazione culturale, integrazione dei bambini a scuola, ragionare di elettorato attivo e passivo. Invece  siamo inchiodati a parlarne solo quando succedono terribili disgrazie come  esempio in Afghanistan o Ucraina. Questo è un disastro per il nostro Paese”.
Il decreto firmato a Cutro all’indomani della tragedia, non affronta nessuna di queste questioni cruciali, “bisogna riscrivere completamente il testo unico sull’immigrazione”, ha aggiunto citando anche Mattarella nell’affermare che “la legislazione europea e il trattato di Dublino appartengono ormai alla preistoria”.
NEL 2023 GIA’ ARRIVATI 57 MINORI. IL RECORD NELL’OTTOBRE 2022: 62 ARRIVI
Rosita Viola è partita da una cifra: nel 2022, secondo i dati dell’Agenzia Europea, sono aumentate del 50 percento le domande di asilo, il fenomeno non si può fermare, anche per gli eventi imprevedibili, come il terremoto in Turchia e Siria, quasi sparito dalle cronache, che ci ricorda che ci sono milioni di sfollati e potenziali richiedenti asilo in tendopoli.
Per quanto riguarda chi è già a Cremona, “dobbiamo accompagnarli in processi di integrazione che non sono facili; gestire le differenze non è semplice ma credo che sia giusto, oltre che etico farlo”. Gli stranieri all’anagrafe (dati 2021) sono 10.800, di cui 4.220 romeni;  791 le persone che vivono in “convivenza”, l’istituto giuridico dell’anagrafe dove sono iscritte le strutture di accoglienza del sistema cremonese.
Cremona è storicamente impegnata nell’accoglienza diffusa fin dal 1999, quando non c’era ancora un progetto nazionale; e ancora oggi, che il sistema si chiama Sai (accoglienza e integrazione) si basa sulla volontarietà dei singoli comuni.
Viola ha poi passato in rassegna le emergenze degli ultimi due anni: l’arrivo degli Afghani dopo la presa di potere dei talebani; e poi le persone in fuga dalla guerra degli Ucraini, soprattutto nei mesi di marzo e aprile del 2022. Alcuni di loro nel frattempo sono tornati in patria, ora a Cremona restano 203 persone.
Attualmente sono 379 i minori non accompagnati di cui si sta facendo carico il Comune,  213  sono quasi maggiorenni. In gran parte sono egiziani, 293; l’altra provenienza prevalente è il Kosovo, con 54 persone.
Il picco è stato lo scorso ottobre, con 62 arrivi: “Lì  siamo andati davvero andati in difficoltà, lo eravamo già da prima, ma abbiamo assistito ad un collasso del nostro sistema. Neanche a livello nazionale si trovavano più posti, e quindi abbiamo dovuto dire basta, non solo come Comune, ma tutto il Terzo Settore e anche i servizi per l’accoglienza della Curia”.
Nel 2023 sono arrivati 57 minori, 34 nel solo gennaio: “In questa situazione di concentrazione di persone in pochi comuni, anche le buone pratiche del sistema SAI sono a rischio default”, l’amara constatazione di Viola.
COOP NAZARETH: COSI’ E’ CAMBIATA L’IMMIGRAZIONE. La testimonianza di Giusi Biaggi, a lungo responsabile della cooperativa Nazareth, che dal 2005 lavora con i minori non accompagnati, ha descritto alcune storie di ragazzi transitati per Cremona, le loro peregrinazioni prima di arrivare in Italia. Come quella del ragazzino partito dal Cairo, atterrato in Russia, per poi attraversare a piedi mezza Europa e arrivare a Milano e lì “i trafficanti li indirizzano su Cremona”, perchè è chiaro che c’è un traffico e una tratta di ragazzi che poi, in udienza davanti al giudice, dichiarano di essere qui per voler lavorare, il più delle volte nell’edilizia.
All’inizio dell’esperienza di Nazareth gli arrivi erano soprattutto dalla Romania, poi ha prevalso il nord Africa e adesso sono prevalentemente dall’Egitto, dal Kosovo e Albania e dall’Africa centrale.
“Nei primi anni 2000 – racconta Biaggi – ci arrivavano ragazzi che erano quasi uomini, oggi sono molti di più gli adolescenti, molto simili, per tratti e caratteristiche,  ai ragazzi nati qui. E questo ci ha fatto cambiare il metodo dell’assistenza”. Le difficoltà sono soprattutto di tipo linguistico, i problemi sono di irrequietezza e difficoltà a prendere sonno.
Unanime l’appello di chi lavora in questo campo: “Abbiamo avviato un secondo centro di accoglienza a Piadena Drizzona, all’inizio il sindaco era scettico, poi quando le persone sono arrivate concretamente, ha cambiato idea. Dobbiamo allargare le maglie della legalità, solo così si evita che l’immigrazione diventi un problema”.
Giuliana Biagi

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