Elezioni Grecia 2023, oggi si vota: il rebus del futuro governo
(Adnkronos) – Sono 8,9 milioni i greci chiamati alle urne oggi domenica 21 maggio 2023 per elezioni con un nuovo sistema proporzionale, che rischia di rendere difficile la formazione del nuovo governo. I sondaggi danno in vantaggio il partito Nuova Democrazia (Nd) del premier Kyriakos Mitsotakis, che tuttavia potrebbe non raggiungere il numero di seggi necessari per la formazione dell’esecutivo. L’alternativa è un governo di coalizione fra Nd e i socialisti del Pasok o un’alleanza progressista fra Syriza dell’ex premier Alexis Tsipras e il Pasok, ma i numeri sono incerti e non è detto si trovino accordi fra i programmi.
Secondo gli ultimi sondaggi, Nuova democrazia potrebbe ottenere il 32,6% dei voti, seguito da Syriza al 26% e il Pasok all’8,3%. Syriza ha tuttavia più volte contestato i sondaggi, che ritiene parziali a favore del governo in carica. E vi è anche attesa su come si esprimeranno i 440mila giovani elettori al loro primo voto.
Con il nuovo sistema elettorale, i 300 deputati vengono eletti con il proporzionale e una soglia di sbarramento del 3%, mentre in passato il primo partito si aggiudicava un bonus di 50 deputati. La legge elettorale è stata approvata nel 2016 durante il governo di Syriza e, secondo il sistema greco, non poteva entrare in vigore al voto successivo, quello del 2019, ma in quello ancora dopo.
Le cose sono però nel frattempo cambiate. Se non si riuscirà a formare un esecutivo in base ai risultati di oggi, si prevede il ritorno alle urne ai primi di luglio. E allora entrerà in vigore un’altra legge elettorale, approvata da Nd, in cui si torna al sistema del bonus per il primo partito, che sarà di 20 seggi se supererà il 25% dei suffragi e salirà progressivamente fino a 50 deputati se arriverà almeno al 40%.
Mitsotakis cerca la riconferma giocando la carta della stabilità e punta a governare da solo. Una coalizione con i socialisti del Pasok- Movimento per il cambiamento, afferma, sarebbe “un governo instabile che non servirebbe gli interessi della Grecia”. Syriza non nasconde invece l’intenzione di formare una “coalizione progressista” con i socialisti, i quali però si mantengono più cauti, consapevoli del loro ruolo di ago della bilancia.
Superati gli anni della drammatica crisi del debito, gli elettori greci sono soprattutto interessati al problema del costo della vita. Mitsotakis promette di mantenere la crescita economica e far crescere gli stipendi. E insiste sui risultati della sua politica sui migranti, che ha ridotto gli sbarchi. Ma i respingimenti, anche in mare, la costruzione di una barriera lungo la frontiera di terra con la Turchia e soprattutto le condizioni dei campi dove vengono trattenuti i migranti vengono fortemente criticati dalle Ong con accuse di violazione dei diritti umani. A febbraio il grave incidente ferroviario con 57 vittime ha provocato manifestazioni di protesta in tutto il Paese contro la privatizzazione dei trasporti e lo stato della rete ferroviaria.
Oltre a Syriza e al Pasok, fra le altre forze in lizza, troviamo il partito Comunista di Dimitris Koutsoumpas, il partito ultranazionalista e anti immigrati Soluzione greca di Kyriakos Velopoulos, e MeRA25 di Yanis Varoufakis, fra i protagonisti del primo governo di Syriza nel 2015. La Corte costituzionale ha intanto avallato l’esclusione del partito “Greci per la patria” dato che il suo leader, Ilias Kassidiaris, ex portavoce dei dell’ormai disciolto partito neonazista Alba Dorata, sta scontando 13 anni di carcere per associazione a delinquere.