Tensioni nel Comitato "no vax"
La "guerra" approda in tribunale
Presunti messaggi diffamatori, malumori sui medici fiduciari, veleni e tensioni all’interno del Comitato Fortitudo Cremona, gruppo cremonese di “no vax”, un clima che ha spinto Cinzia Toetti, la vice presidente, ad uscire dal Comitato. Da lì in poi la donna avrebbe scritto sui social una serie di messaggi ritenuti diffamatori dalla presidente Maria Grazia Piccinelli, che ha trascinato la Toetti in una causa civile davanti al giudice.
Al magistrato, la Piccinelli, assistita dall’avvocato Filippo Marioni, chiedeva di ordinare alla vice presidente l’immediata cessazione di tutte le condotte diffamatorie ed ingiuriose serbate nei suoi confronti e in quelli del Comitato Fortitudo, la rimozione di tutte le pubblicazioni a contenuto ingiurioso e diffamatorio sui social network e il sequestro conservativo di beni mobili e immobili della Toetti “sino al valore di 200mila euro”.
Domanda respinta, con la Piccinelli e il Comitato condannati alla rifusione delle spese di lite in favore della controparte, liquidate in 4.500 euro.
Secondo il giudice, nella pubblicazione di quei presunti messaggi diffamatori non è precisato un “contesto di riferimento”: “I messaggi”, scrive il magistrato nella motivazione, “sono collocati in differenti archi temporali, non provengono esclusivamente dalla ricorrente e non consentono alcuna comprensione dell’asserita natura diffamatoria delle comunicazioni”.
Alcuni esempi: il 21 luglio del 2023, sulla sua pagina facebook, la Toetti, con il nickname “Cinzia La Gabbia”, scriveva: “anche se la capacità di imbrogliare è segno di acutezza e di potere, l’intenzione di imbrogliare è senza dubbio segno di cattiveria o di debolezza”. “A prescindere dal fatto che la paternità dell’aforisma è da attribuire a Cartesio”, si legge nella motivazione, “non contiene alcun esplicito o implicito riferimento al Comitato Fortitudo o alla sig.ra Grazia Piccinelli”. E ancora: messaggio del 22 luglio 2023 , sempre su facebook: “non hai un problema con il c. e non devi tutelare chi dici, il problema sei tu. E quello che non vuoi perdere, lo stati perdendo continuando a dire bugie, credi veramente di essere intelligente?”. Per il giudice, incomprensibile, non tanto per l’uso inappropriato della lingua italiana, ma in ragione degli oscuri riferimenti a ignote macchinazioni attribuite a sconosciute persone”. Mentre il post del 30 luglio 2023: “anche Grazia è un’attrice”, “è un messaggio, in sé considerato, privo di carattere diffamatorio”.
Anche per il legale della Toetti, l’avvocato Franco Antonioli, che nella risposta al ricorso, “letto con molta fatica”, parla di “una massa non ordinata di messaggi e buttata a pioggia”.
Tutto è nato da una serata tenutasi il 15 luglio del 2023, organizzata, come spiega la Piccinelli nel ricorso, in onore del dottor Franco Giovannini e al “Progetto Cure” del Comitato Fortitudo. In quell’occasione, la Toetti aveva chiesto ad una giornalista di ringraziare il dottor Tiziano Talamazzi, che non era inserito tra i medici e gli studi del progetto del dottor Giovannini. Di più: secondo quanto riportato dalla Piccinelli, Talamazzi, che non avrebbe accettato di essere stato escluso dal progetto, in un bar l’avrebbe aggredita verbalmente.
Il 16 luglio la Toetti si era dimessa dal Comitato, ma aveva continuato autonomamente la collaborazione con Talamazzi, mettendo in viarie pubblicazioni il suo numero di telefono che quello del dottore. Da lì in poi sarebbero comparse sui social “dichiarazioni lesive del decoro e dell’onore della presidente Piccinelli”.
“Nessun carattere diffamatorio”, secondo il giudice, che ha accolto la tesi del difensore della Toetti. Nella sua risposta al ricorso, l’avvocato Antonioli ha anche sottolineato che all’interno del Comitato c’era “malumore estremo” di molti appartenenti che sono stati espulsi dalla presidente e che per questo si sono rivolti ad un legale per tutelare i loro diritti. “Il tema è sempre quello, e cioè l’inserimento del dott. Talamazzi tra i medici fiduciari del Comitato”. “Le circostanze provano”, scrive il difensore, “che la ricorrente Piccinelli gestiva e gestisce il Comitato come res propria con decisioni personali e autoritarie che evidentemente a molti non piacciono, creando un clima di fortissime tensioni”.
Sara Pizzorni