Italia-Croazia, oggi Meloni a Zagabria 20 anni dopo Berlusconi
(Adnkronos) – Sul tavolo, le sfide future dell’Unione europea in vista del voto del 2024 ma anche il rilancio dei rapporti bilaterali con un paese geograficamente vicino, sul quale l’Italia punta moltissimo. A 20 anni dall’ultima visita bilaterale in terra croata – all’epoca Silvio Berlusconi sedeva a Palazzo Chigi – oggi 16 novembre la premier Giorgia Meloni volerà a Zagabria per una missione che si articola in due parti: il primo appuntamento è la cena in programma alle 19.30 di stasera, che vedrà al tavolo, oltre a Meloni e al primo ministro della Croazia Andrej Plenkovic, anche i capi di governo di Malta, Polonia e Slovacchia; il secondo ‘step’ sarà il bilaterale di domani mattina tra la presidente del Consiglio e l’omologo croato. Quella di oggi sarà l’ultima delle quattro cene organizzate dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel (le altre si sono svolte a a Parigi, Berlino, Copenaghen) per discutere dell'”agenda strategica”, documento che stabilisce le priorità di azione della Ue e che sarà adottato all’inizio della prossima legislatura europea, nel 2024.
Nella lettera di invito indirizzata da Michel ai leader europei vengono posti alcuni quesiti, in particolare si chiede quali politiche e programmi devono essere migliorati per rafforzare la posizione globale dell’Ue; dove andrebbe concentrato il budget condiviso della Ue e come finanziarlo; come migliorare l’attuale processo decisionale ‘a 27’ e se vanno riviste le regole di voto, adattandole possibilmente a un numero maggiore di componenti. “In questo contesto, dobbiamo riflettere sulla capacità dell’Ue di agire e di raggiungere i suoi obiettivi”, ha spiegato Michel nella lettera, ricordando che all’ultimo Vertice Ue informale di Granada i capi di Stato e governo hanno “definito un quadro ampio e coperto una serie di priorità: sicurezza e difesa, resilienza e competitività, energia, migrazione, impegno globale e allargamento dell’Unione”.
La missione a Zagabria consentirà a Meloni di promuovere la visione del governo sui principali dossier europei. Per il governo italiano la Ue deve concentrare le proprie risorse su temi di grande respiro dove i singoli Stati nazionali non possono efficacemente operare da soli: un concetto che la leader di Fdi ribadirà nel corso del bilaterale con Plenkovic, dove si parlerà certamente anche della questione migratoria (“uno dei temi del colloquio, ma non quello principale”, puntualizzano fonti di Palazzo Chigi). Ci sarà spazio anche per discutere di autonomia energetica, tutela delle imprese italiane ed europee in un mondo commerciale sempre più aperto, e revisione del quadro finanziario pluriennale.
L’incontro con Plenkovic arriva dopo il faccia a faccia tra Meloni e il premier sloveno Robert Golob andato in scena martedì a Palazzo Chigi: “Slovenia e Croazia – ricordano fonti di governo – sono per noi Paesi fondamentali, l’Italia li ha voluti nel Med 9”, il gruppo informale che raccoglie 9 Paesi mediterranei membri dell’Unione europea. “Dopo tanti anni, finalmente non abbiamo più contenziosi con queste nazioni: anzi, con loro lavoriamo insieme per andare avanti su diversi ambiti tra cui l’allargamento dell’Unione ai Balcani occidentali”. Positiva l’intesa tra Meloni e Plenkovic: il premier croato “parla uno splendido italiano, con lui lavoriamo molto bene”, fanno sapere dalla Presidenza del Consiglio.
Di migrazione e Balcani oggi ha parlato, ospite del forum dell’Adnkronos, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, il quale ha affermato che i controlli alla frontiera con la Slovenia e la sospensione di Schengen dureranno “quanto necessario”: “Questa – ha sottolineato l’esponente di Fdi – è una scelta che noi abbiamo voluto, e che io ho profondamente caldeggiato da friulano e da ex consigliere regionale, perché conosco bene la questione del confine orientale, di cui purtroppo si è parlato meno rispetto ad altre questioni. Lì c’è un problema di immigrazione clandestina molto serio e preoccupante che arriva dai Balcani, e c’è anche il rischio che si infiltrino terroristi e cellule dormienti”, ha messo in guardia Ciriani, denunciando come il problema della rotta balcanica sia stato “ignorato dalla politica nazionale, che lo ha sempre considerato un fenomeno quasi irrilevante”.