Cronaca

Truffa alle 2 anziane, la Banca:
"Danno di immagine inimmaginabile"

Si è aperto oggi il processo nei confronti dell’ex funzionaria della banca Credito Emiliano, Cristina Pedrabissi, 55 anni, e del marito Maurizio Merlini, 61 anni, finiti nell’occhio del ciclone per la truffa milionaria messa a segno ai danni di due anziane sorelle cremonesi. La Pedrabissi è accusata di truffa aggravata e autoriciclaggio, mentre il marito di ricettazione e autoriciclaggio. Nei loro confronti, il gup aveva rigettato il patteggiamento a 4 anni per lei e a 3 anni e 6 mesi per lui, non ritenendolo congruo. Il giudice aveva anche rigettato la richiesta di costituzione di parte civile della Credem, in quanto “non è provato il danno che ha ricevuto”, e perché “il ruolo di responsabile civile risulta incompatibile con quello di parte civile”. La banca è stata infatti chiamata in causa come responsabile civile dall’avvocato Roberto Peccianti, legale di Leonardo Ardigò, imprenditore di Merlino che in qualità di erede si è costituito parte civile attraverso l’avvocato Roberto Peccianti.

Oggi, davanti al collegio dei giudici, il legale dell’Istituto di credito, l’avvocato Roberto Reggiani, ha riproposto al collegio dei giudici la richiesta di potersi costituire parte civile, non per il danno patrimoniale, ma per “il danno di immagine inimmaginabile” arrecato alla banca. Sul doppio ruolo di responsabile civile e parte civile, l’avvocato ha portato come esempi il caso Parmalat e l’Ilva di Taranto. Il giudice deciderà il prossimo 19 dicembre, quando verrà poi stilata la lista dei testimoni da sentire.

Per quanto riguarda il patteggiamento rigettato della coppia, il gup aveva ritenuto la pena “complessivamente incongrua rispetto alla gravità dei fatti e alla spiccata intensità del dolo dimostrata dagli imputati, non essendo emersi elementi di valenza positiva per la concessione ad entrambi gli imputati delle circostanze attenuanti generiche”. Il giudice aveva tenuto in considerazione anche “il lungo lasso di tempo in cui si è protratta la condotta truffaldina e l’autoriciclaggio”, sia “il rilevantissimo danno economico cagionato alle anziane persone offese”.

Giordana e Marise Zanardi, 92 e 90 anni, entrambe di Casalbuttano, ospiti di Cremona Solidale, erano decedute nel 2020, a distanza di sei mesi l’una dall’altra. A Casalbuttano, Marise aveva lavorato come ostetrica. L’anziana aveva un erede, che però era deceduto. A sua volta quest’ultimo aveva nominato suo erede Leonardo Ardigò. Giordana, vedova, che nel 2010 aveva perso Raffaele Ghisolfi, suo unico figlio, all’età di 55 anni, aveva invece nominato la compagna del figlio, lei rappresentata dall’avvocato Federico Tresoldi. Loro chiederanno i danni in sede civile. La causa intentata contro la Credem e la Pedrabissi entrerà nel vivo a gennaio del prossimo anno.

Per la procura, la Pedrabissi, dopo essere riuscita a guadagnare la fiducia delle due vittime, sole e in precarie condizioni di salute, le avrebbe raggirate, spolpando il loro patrimonio di oltre due milioni di euro.

I fatti contestati riguardano un arco temporale di una decina d’anni. Un’indagine lunga e complessa, quella a cui hanno lavorato i militari della guardia di finanza di Cremona con il coordinamento della procura. Una indagine partita in seguito a tre esposti presentati dai due eredi delle anziane e dalla Credem. L’ex funzionaria avrebbe indotto Giordana e Marise ad aprire conti correnti all’istituto di credito Fideuram, falsificando in alcune occasioni le loro sottoscrizioni in calce a documenti bancari, e comunque captando in modo fraudolento la loro firma, operando direttamente sui loro conti correnti anche attraverso internet.

A processo sono finite anche Carmen Bolzani, 80 anni, madre della ex funzionaria di banca, Irene Bodini, 83 anni, madre di Merlini, e Andrea Ottavia, 33 anni, la figlia di lui, accusate di riciclaggio. Sono difese dall’avvocato Paolo Bregalanti di Cremona, mentre Pedrabissi e Merlini sono assistiti dai legali Stefano Aterno ed Ernesto Belisario del Foro di Roma.

2.229.723 euro, complessivamente, la somma di denaro confluita su conti correnti o comunque nella disponibilità della bancaria, del marito e dei familiari, e oggetto poi di un successivo trasferimento-investimento in quote sociali e acquisto di immobili e oggetti/beni di lusso.

Secondo l’accusa, la Pedrabissi aveva impiegato in attività economiche e prodotti finanziari parte del denaro, per un totale di 669.977 euro, reimpiegando in attività economiche provviste pari a 25.760 euro, effettuando bonifici di pari importo complessivo in favore della Bimer srl, società di cui l’ex funzionaria era proprietaria del 40% del capitale sociale, ed investendo in prodotti finanziari la somma complessiva di 644.217 euro attraverso sottoscrizioni di fondi/polizze e acquisto di azioni/obbligazioni.

Dalla moglie, Maurizio Merlini aveva invece ricevuto 877.699 euro, somma proveniente dalla truffa: in particolare, attraverso bonifici bancari e liquidazione di polizze vita, aveva ricevuto sul proprio conto corrente la cifra complessiva di 765.699 euro (381.705 da bonifici bancari e 383.994 da liquidazione polizze vita), somma proveniente direttamente da rapporti bancari intestati alle due sorelle; inoltre, attraverso un bonifico bancario aveva ricevuto dalla madre sul proprio conto corrente 112.000 euro, somma proveniente dalla liquidazione in favore di sua madre di una polizza vita con premio netto riscosso pari a 115.136 euro, polizza vita che vedeva come contraente Giordana Zanardi.

Sempre per la procura, anche Merlini, come la moglie, aveva impiegato in attività economiche e prodotti finanziari parte del denaro, per un totale di 382.119 euro, reimpiegando in attività economiche provviste pari a 111.500 euro, effettuando bonifici di pari importo complessivo in favore della Bimer srl, società di cui lo stesso risultava, fino al 28 luglio 2022, proprietario del 60% del capitale sociale, ed investendo in prodotti finanziari la somma complessiva di 270.619 euro attraverso sottoscrizioni di fondi/polizze e acquisto di azioni/obbligazioni.

Nel dicembre del 2022 i finanzieri, su disposizione del gip Pierpaolo Beluzzi, avevano sequestrato alla coppia, molto conosciuta a Cremona, 24 immobili tra terreni e fabbricati, appartamenti di lusso, ville e un’azienda agricola, conti correnti ed investimenti finanziari, quote sociali, due autovetture di grossa cilindrata, una motocicletta Harley Davidson e due orologi Rolex.

Di riciclaggio devono invece rispondere la mamma e la figlia di Merlini e la mamma della Pedrabissi. La prima, grazie alla nuora, dopo aver ricevuto nel corso del tempo sui propri conti correnti, attraverso bonifici, assegni circolari e liquidazione di una polizza vita, la somma di 199.136 euro proveniente dai rapporti bancari intestati a Giordana Zanardi, aveva trasferito, mediante bonifici, parte di queste somme, per un totale di 126.500 euro, su conti correnti del figlio Maurizio. Con riferimento alla liquidazione per la polizza vita, il 3 dicembre del 2020 come beneficiaria aveva ricevuto la somma di 115.136 euro, e il giorno dopo aveva provveduto a trasferire mediante bonifico 112.000 euro sul conto corrente di Merlini.

Da parte sua, la madre della Pedrabissi, dopo aver ricevuto nel corso del tempo sui propri conti correnti, attraverso bonifici, assegni circolari e liquidazione di polizze vita, la somma di 881.518 euro proveniente dai rapporti bancari intestati alle due anziane sorelle, aveva trasferito poi la somma, mediante bonifici, su conti correnti della figlia Cristina e del genero Maurizio, nonchè sul conto corrente della Bimer, società riconducibile alla coppia.

Infine la figlia di Merlini: dopo aver ricevuto dal padre sui propri conti correnti, attraverso bonifici, la somma di 56.000 euro proveniente dai rapporti bancari intestati alle Zanardi, mediante bonifici aveva trasferito parte del denaro, 20.000 euro, sui conti correnti del padre, e 1.000 euro sui conti correnti della Pedrabissi.

Sara Pizzorni

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