Cronaca

Tamoil, Ruggeri e Legambiente:
"C'è l'ipotesi di un nuovo reato"

Sergio Ravelli e Gino Ruggeri

Si sono opposti alla richiesta di archiviazione della procura di Cremona, Gino Ruggeri, esponente del Partito Radicale e medaglia d’oro per la sua costituzione di parte civile, al posto dell’ente Comune, nel primo processo Tamoil, e Legambiente, che il 7 gennaio  e il 12 aprile del 2022 avevano presentato due esposti in cui si chiedeva alla stessa procura di svolgere approfondite indagini al fine di verificare la eventuale sussistenza di ipotesi di reato in ordine alla continuità, alla persistenza e all’attualità della contaminazione da idrocarburi delle aree esterne alla ex raffineria Tamoil, in particolare di quelle occupate dalla società Bissolati.

Da sinistra, gli avvocati Cannavò e Castelli

Per la procura, “dagli elementi raccolti durante le indagini preliminari, verificate le attività all’interno del deposito Tamoil, le misure di prevenzione attuate nonché lo stato dei luoghi, non sono emersi elementi atti a provare una variazione e modifica dello stato di compromissione ambientale già acclarata in sede di precedenti processi penali. Non sono dunque emerse attività o gestioni che abbiano comportato un nuovo ed ulteriore inquinamento ambientale direttamente connesso con quello già oggetto di precedenti processi penali”.

Ruggeri e Legambiente, tramite i legali Vito Castelli e Sergio Cannavò, si sono opposti, convinti che la situazione reale non sia affatto tranquillizzante. “Esiste un’ipotesi di nuovo reato”, ha sostenuto Ruggeri, “non solo perchè ci sono nuovi inquinanti, ma anche i vecchi, come è dimostrato dall’accertamento tecnico preventivo e dalle sentenze precedenti, sono dovuti ad una condotta nuova. E’ evidente che la barriera idraulica non funziona, e quindi si devono porre in essere nuovi strumenti per fermare l’inquinamento. Ma questo non è stato fatto”.

“C’è un inquinamento costante che prosegue da Tamoil verso le aree esterne”, ha detto a sua volta l’avvocato Cannavò, “è stato accertato, è documentato, quindi ci sembra che ci siano tutti i presupposti perchè possa partire un nuovo processo penale. Si tratta solo di stabilire la quantità e l’estensione di questo inquinamento”.

L’emersione dai terreni di gas interstiziali – infiammabili e potenzialmente esplosivi – causati dall’innalzamento della falda”, avevano ricordato a suo tempo Ruggeri e Sergio Ravelli, consigliere generale del Partito Radicale, “sono la dimostrazione più evidente della presenza di surnatante ancora in quantità rilevante, nonostante le attività di contenimento e di ripristino ambientale in essere da oltre quindici anni”.

Il giudice si è riservato di decidere se archiviare o se disporre nuovi accertamenti.

Sara Pizzorni

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