Cronaca

Dai musulmani di Ahmadiyya il
nuovo premio per la pace a Govoni

Dopo la candidatura al Nobel per la Pace; dopo aver ricevuto il Premio Madre Teresa nel 2022 e quest’anno il premio Navarro-Vals, per Nicolò Govoni arriva un altro importante riconoscimento per il suo attivismo nel campo dei diritti umani. Il 29enne cremonese fondatore di “Still I rise” riceverà il prossimo anno a Londra il  Premio per la Pace Ahmadiyya, quest’ultimo un movimento religioso con sedi in 196 paesi nel mondo e sede centrale nella capitale britannica. È una delle 73 scuole, di matrice sunnita, all’interno dell’Islam.

Venne fondato nel 1889, da Hazrat Mirza Ghulam Ahmad (1835-1908) nel remoto villaggio di Qadian (Punjab, India), oggi una cittadina di circa 40000 abitanti. Il fondatore proclamò di essere il riformatore tanto atteso da varie Comunità religiose negli Ultimi Giorni.
Il movimento si focalizza sul messaggio benevolo dell’Islam ─ sui valori di pace, fratellanza universale e sottomissione alla volontà di Dio ─ nella sua purezza originale.

“Da uomo non religioso ma credente”- questo il messaggio che Govoni ha affidato ai social riferendosi anche al premio Maria Teresa –  sono profondamente onorato e commosso dal fatto che il nostro lavoro sia apprezzato e riconosciuto da entrambe le parti, perché a Still I Rise c’è posto per tutti”.

“Still I Rise” offre educazione, sicurezza e protezione ai minori profughi, svantaggiati, orfani e dimenticati nei luoghi più caldi della migrazione globale, avendo aperto Scuole di Emergenza e Riabilitazione e Scuole Internazionali tra Grecia, Siria, Kenya, Repubblica Democratica del Congo e Colombia. E’ completamente indipendente grazie alle donazioni private e non riceve finanziamenti da parte di governi, Unione Europea e organismi sovranazionali. 

Valori che appartengono anche al movimento Ahmadiyya, che oltre ad essere attivo nella formazione religiosa e culturale dei suoi membri, opera anche nel servizio all’umanità in generale attraverso progetti sociali, istituti educativi, servizi medico-sanitari, pubblicazioni e costruzione di moschee. Tutto questo malgrado la persecuzione di cui sono vittime gli Ahmadi in alcuni paesi. Il movimento ha dato vita all’organizzazione umanitaria Humanity First, particolarmente attiva in missioni umanitarie in vari paesi (Bosnia, Kosovo, Kobe-Giappone, Aceh-Indonesia, kashmir, ecc).

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