Il personaggio. Margherita Antonioli,
antesignana della canoa al femminile
C’è stata una spettatrice d’eccezione quest’anno, a seguire in TV le gesta dei canoisti ai giochi olimpici di Parigi, culminate con l’argento di Carlo Tacchini e Gabriele Casadei nella canadese. Per Margherita Antonioli, classe 1946, antesignana dello sport al femminile sotto il Torrazzo, è stata l’occasione per rivivere il periodo d’oro della canoa cremonese, a cavallo tra anni Sessanta e Settanta, quando, appena ventenne, dava i primi colpi di pagaia alla canottieri Bissolati in un’epoca in cui le donne a malapena praticavano gli sport, avviando così una carriera sportiva che nel 1970 la vedrà conquistare il doppio titolo iridato ai campionati italiani nel K1 a Mantova nei 500 e nei 3000 metri e il sesto posto ai mondiali di Copenaghen nel K4.
Era l’unica ragazza ad allenarsi con il gruppo guidato da Cesare Beltrami e Adriano Amigoni e in cui figuravano anche altri campioni, come Gianpietro Fanfoni, Tiziano Priori e un giovanissimo Oreste Perri.
Margherita, per tanti anni insegnante di educazione fisica all’istituto Beltrami, ora Ghisleri – Vacchelli, è tornata nella sua Cremona da qualche mese, dopo che nel 1988 si era trasferita a Venezia. Anticonformista e spirito indipendente, ripercorre per noi quegli inizi di attività agonistica, intrapresa per curiosità e spirito di avventura e che l’ha portata ai massimi livelli per l’Italia dell’epoca. “Un giorno, credo che fosse nel 1966, mentre ero su una veneta con un amico, vedo delle canoe: mi piaceva l’idea di poter essere indipendente, scendere sul fiume quando volevo io. E così, chiesi in Bissolati di poterne provare una. La prima volta, ricordo, andai fino alla Maginot. Allora c’era un personaggio mitico, il signor Mara, che mi disse: ‘Guarda Margherita, che è molto faticoso, ti dò io una canoa che va bene”. E così le viene affidata una sorta di cimelio per la società, addobbato in azzurro. “Andai sul Po per un bel po’ di tempo, tranquilla, da sola, senza rovesciarmi mai. Mi vede Poli, allenatore della Bissolati che mi dice: ‘Se vai bene così, tu puoi fare i campionati italiani'”. Ci andrà di lì a poco con una barca presa in prestito dalla Baldesio, con una pagaia più adatta. E’ il primo campionato a cui partecipa: all’idroscalo di Milano sono in nove a gareggiare, lei – assoluta neofita e autodidatta, per la prima volta su quel bacino d’acqua e dopo solo qualche prova – arriva con il settimo tempo.
L’anno dopo si ripresenta agli Italiani e arriva terza, l’anno dopo ancora è seconda, e quello successivo è prima, podio che dal 1970 in poi, terrà saldo in pugno. E poi ancora tante vittorie, tanto da finire nell’albo d’oro degli sportivi italiani. Accanto a lei in quegli stessi anni emergeva Oreste Perri: “E’ sempre stato il mio fianco destro, mi ha incoraggiato molto. Certo, si vedeva che avrebbe fatto strada”.
Non paga dei successi sull’acqua, nel 1969 dopo essersi diplomata all”Isef, si dedica anche al judo, ottenendo ottimi risultati e acquisendo una fisicità che la rafforza anche nella canoa.
E’ il 1972 quando Perri in azzurro vince i campionati mondiali militari e alle Olimpiadi di Monaco ottiene il quarto posto, suo miglior piazzamento ai Giochi. Anche Margherita sfiora l’accesso alle Olimpiadi conquistando l’oro nelle gare seniores di Livorno nel K1 3000 e K1 500 e contribuendo a far guadagnare alla Bissolati il Premio Coni.
A queste seguiranno numerose altre medaglie negli anni a seguire, anche in coppia con atlete che diventeranno amiche. Oggi, a distanza, restano le tante foto ricordo nel cassetto, mai veramente valorizzate, per l’unica atleta cremonese protagonista in quella fantastica stagione della canoa azzurra culminata con la medaglia d’oro di Perri al Mondiali di Città del Messico nel K1 10.000 e con il bronzo nei 1000. gbiagi
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