Sarasate, il violino dei virtuosi:
inaugurata la mostra
Uno Stradivari del 1724 il cui suono prodotto dall’archetto di Pablo de Sarasate è stato ascoltato da un pubblico vastissimo in tutta Europa e America. E’ stato anche uno dei primi strumenti il cui suono è stato inciso su disco per grammofono. Al Museo del Violino è stata inaugurata la mostra Sarasate, il violino dei virtuosi. Tre secoli di storia di uno Stradivari e dei suoi custodi che porta a Cremona uno strumento di grande importanza culturale. La mostra ospita riuniti il violino, la forma e alcuni degli attrezzi e modelli usati per la sua costruzione ed è corredata dal ritratto del suo primo importante collezionista che lo acquistò 250 anni fa. Questa iniziativa si inserisce nell’ambito di un sodalizio con il Musée de la Musique di Parigi.
“Un anniversario molto importante, quest’anno si festeggiano i 300 anni di questo violino costruito a cremona, un violino dalla storia eccezionale, che ha viaggiato per tutto il mondo, è tornato a Parigi ed ora è qui per festeggiare questo anniversario speciale” racconta Jean Philippe Échard curatore al Musée de la Musique di Parigi. “Ciò che rende importante questo strumento non è solo lo strumento in sé ma a chi è appartenuto, in primis ad un importante collezionista il conte Cozio di Salabue. In seguito, viene acquistato da due grandi virtuosi del violino. Per primo Niccolò Paganini che lo tiene nella sua collezione e fu sempre uno dei suoi strumenti preferiti dopo il Cannone e in seguito diventa il violino di Sarasate con cui farà concerti in tutto il mondo”.
“Lo strumento in sé è uno strumento molto rappresentativo di una parte dell’opera di Stradivari che non è rappresentata dagli strumenti che abbiamo qui al Museo del Violino quindi è un’opportunità per tutti di scoprire altre facce del lavoro di Stradivari” racconta Riccardo Angeloni curatore delle collezioni del Museo. “Questo strumento si connette benissimo col nostro patrimonio, col patrimonio che già conserviamo e il senso di questa mostra è proprio quello che creando una connessione fra Istituzioni e poi tra persone, si possono creare anche le connessioni fra il patrimonio che conserviamo, e qui in questa mostra, questo è esplicitato per esempio dalla corrispondenza fra la forma PG di Antonio Stradivari che noi conserviamo e il profilo delle fasce di questo strumento che sono stati esaminati attraverso tecniche di diagnostica e che corrispondono quindi un ritorno qui a Cremona anche dal punto di vista dello studio e delle informazioni di questo strumento.
E lo strumento non solo parla di sé stesso. Lo strumento in primis è qualcosa che di cui noi possiamo godere dal punto di vista estetico, dal punto di vista semplicemente del dell’esperienza di osservarlo. Ma è anche uno strumento che ci racconta delle storie, delle culture che porta con sé. E questa è forse la parte più interessante dello strumento, visto come bene culturale” conclude Angeloni. La mostra al Museo del Violino sarà visitabile fino al 6 gennaio 2025.
Nicoletta Tosato