Cultura

Atlanti ornitologici, successo per
incontro al Museo di Storia Naturale

Ha riscosso molto interesse nel mondo scientifico e naturalistico italiano e non solo il workshop nazionale organizzato dal Museo di Storia Naturale di Cremona in occasione della pubblicazione della quarta edizione degli atlanti ornitologici di Cremona e Firenze. Un centinaio di persone ha seguito le due giornate di lavoro, tenutesi lo scorso fine settimana, nel corso del quale si sono susseguite 15 comunicazioni di ornitologi di varie città italiane, ma anche francesi (con la presentazione dei risultati dei due atlanti ornitologici di Parigi), e due forum di approfondimento.

I lavori sono stati introdotti da Rodolfo Bona, assessore alla cultura del Comune di Cremona, da Anna Mosconi, conservatore del Museo di Storia Naturale di Cremona, e da Valerio Ferarri, direttore della rivista Pianura che ha pubblicato gli atti. L’impegno organizzativo del Museo cremonese è stato supportato dallo zoologo Pietro Giovacchini (Settore Tutela natura e del mare della Regione Toscana), da Marco Dinetti (Responsabile Ecologia Urbana della Lipu) e da Maurizio Fraissinet (presidente dell’ Asoim – Associazione Studi Ornitologici Italia Meridionale).

L’atlante è un metodo di ricerca standardizzato a livello internazionale che consente di realizzare mappe di distribuzione delle singole specie di uccelli basate su unità di rilevamento ad una scala che può andare da 0,25 a 1 km2. In questo settore l’Italia è in assoluto il leader mondiale per aver finora realizzato atlanti ornitologici per 45 città, e a breve questo numero crescerà ulteriormente. Non solo, il nostro Paese è leader mondiale anche nelle edizioni ripetute. Per ben dieci città ci sono dalle due alle quattro ripetizioni nel tempo della ricerca. Un patrimonio di conoscenza naturalistica dei centri urbani prezioso che non solo coinvolge centinaia di cittadini, ma fornisce dati scientifici fondamentali per poter pianificare correttamente le scelte urbanistiche delle città.

Notevoli gli spunti di interesse emersi dalla due giorni di lavori. In particolare si nota una tendenza a livello nazionale di rarefazione, e spesso anche estinzione locale, delle specie tipiche degli ambienti aperti e degli incolti che soffrono terribilmente il consumo di suolo nelle periferie. Pertanto in alcune città sono scomparse o sono sull’orlo della sparizione specie come Saltimpalo, Beccamoschino, Allodola, Usignolo, Averla piccola. Drammatico anche il crollo della Passera d’Italia (il comune “passero”), anch’essa in forte diminuzione in molte città. Si registra invece un incremento di alcune specie tipiche degli ambienti forestali come Colombaccio e Ghiandaia, che in città abitano nei parchi e nei viali alberati.

Al termine dell’evento è stato approvato dai partecipanti un manifesto di considerazioni conclusive. L’appello degli studiosi provenienti da tutta Italia è di tenere in considerazione le ormai sempre più diffuse e precise conoscenze naturalistiche in ambito urbano, per poter operare pianificazioni urbanistiche e territoriali rispettose dell’ambiente e, come tali, attente alla sicurezza e alla qualità della vita degli abitanti umani delle città.

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