Arrestata religiosa di Cremona
"Intermediaria del clan"
C’è anche una suora originaria di Cremona, suor Anna Donelli, tra i 25 arrestati nell’inchiesta della procura di Brescia contro un presunto gruppo criminale legato alla ‘ndrangheta. Per l’accusa, sarebbe stata “a disposizione del sodalizio per garantire il collegamento con i sodali detenuti in carcere”.
La religiosa, 57 anni, della congregazione delle suore della carità, figura nota nell’ambiente carcerario per il suo lavoro all’interno del carcere di San Vittore di Milano, avrebbe usato il proprio incarico spirituale per agire come intermediaria tra il clan ‘ndranghetista calabrese Tripodi e i detenuti, trasmettendo “ordini, direttive, aiuti morali e materiali ai soggetti sodali o contigui al sodalizio reclusi in carcere”, ricevendo dai detenuti “informazioni utili per meglio pianificare strategie criminali di reazione alle attività investigative delle forze dell’ordine e dell’autorità giudiziaria” e proponendosi per favorire “lo scambio informativo tra i detenuti e i loro prossimi congiunti nel caso di divieti di colloqui”, e infine “risolvendo dissidi e conflitti tra i detenuti all’interno del carcere”.
Suor Anna Donelli, che è agli arresti domiciliari, è volontaria nel carcere di San Vittore a Milano da quindici anni. “Dal 2010 frequento il carcere”, aveva raccontato in una intervista, “e da suora sono stata a tempo pieno in periferie di Pavia, Roma e Milano, e questa palestra di umanità ha trasformato il mio sguardo, che ha iniziato a vedere prima di tutto e sopra tutto la persona, l’uomo che mi sta davanti sia nell’autore del reato, sia in chi lo subisce; anche perché queste due dimensioni sono presenti anche dentro di me: grano e zizzania”.
“Sono nata rifiutata”, aveva rivelato suor Anna, soprannominata ‘Collina’ per il suo ruolo di arbitro durante le partite di calcetto nelle ore d’aria dei detenuti. “Non potevo capire i problemi degli adulti. Incassavo e cercavo di proteggere la mia sorella gemella e un’altra sorella, ero molto molto timida e certamente insicura. Nella pre-adolescenza e adolescenza mi sentivo e credevo ‘un nulla’. Ci facevamo forza, come non so, io e la mia sorella gemella”.
La vocazione, per suor Anna, è arrivata a 21 anni. A 34 anni, nel 2001, ha vissuto un grave lutto: la perdita della gemella, che era sposata da 5 anni e aveva tre figli piccolissimi, in un incidente con un tir pirata. La donna era riuscita a salvare i figli, non sopravvivendo però alle ferite riportate.
Le indagini sono state portate avanti dagli investigatori della Polizia di Stato e dai militari della Guardia di Finanza, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Brescia, che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip presso il Tribunale di Brescia nei confronti di 25 indagati residenti nelle province di Brescia, Milano, Reggio Calabria, Como, Lecco, Varese, Viterbo e in Spagna, a carico dei quali è stato inoltre disposto il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie e beni per oltre 1.800.000 euro.
Tra gli arrestati finiti ai domiciliari, anche l’ex consigliere comunale di Brescia in quota Fratelli d’Italia Giovanni Acri, e Mauro Galeazzi, ex esponente della Lega nel Comune di Castel Mella, arrestato in passato per tangenti e poi a scarcerato e assolto.
Contestualmente i Carabinieri del Comando Provinciale di Brescia e dei reparti dell’Arma hanno dato esecuzione ad un’ulteriore misura cautelare sempre nell’ambito del medesimo procedimento penale, nei confronti di 8 indagati, tra i quali anche membri dell’associazione per delinquere di matrice ‘ndranghetista, ritenuti a vario titolo presunti responsabili dei reati di detenzione illegale di armi, riciclaggio, usura e ricettazione, aggravati dal metodo mafioso, oltre al reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
La complessa indagine, avviata nel mese di settembre 2020, ha riguardato l’operatività, in territorio bresciano, di un’associazione per delinquere di matrice ‘ndranghetista originaria di Sant’Eufemia d’Aspromonte, in provincia di Reggio Calabria, residente da anni a Brescia e legata da rapporti federativi alla cosca “Alvaro”, egemone nella zona aspromontana compresa tra i comuni di Sinopoli e Sant’Eufemia d’Aspromonte.
L’attività investigativa ha permesso di ricostruire l’organigramma del sodalizio che, facendo leva sulla forza di intimidazione, avrebbe riprodotto, in territorio bresciano, una “locale” in grado di porre in essere le peculiari azioni che caratterizzano le associazioni di tipo mafioso, quali estorsioni, traffico di armi e stupefacenti, ricettazioni, usura e scambio elettorale politico-mafioso.
La caratura delinquenziale del gruppo è stata, inoltre, dimostrata dalla capacità di penetrare le strutture carcerarie e veicolare messaggi ai detenuti, avvalendosi del sostegno di persone fidate e insospettabili, come quello fornito dalla religiosa cremonese. Nelle intercettazioni, uno degli arrestati afferma che la suora “è dei nostri”.
Sara Pizzorni