Imprese in rosa, dati negativi:
Cremona al 94° posto in classifica
Nonostante l’Italia vanti il più alto numero di imprenditrici in Europa, Cremona si trova in fondo alla classifica nazionale per incidenza di imprese femminili. Secondo l’analisi dell’Ufficio Studi della CGIA, Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre, la provincia cremonese si colloca al 94° posto su 105 realtà territoriali monitorate dall’Ufficio studi della CGIA, con il 20,8% di attività guidate da donne sul totale delle imprese attive. La
In Italia circa il 56% delle donne imprenditrici attive è impiegato nel settore dei servizi alla persona (quali parrucchiere, estetiste, tatuatrici, massaggiatrici, pulitintolavanderie) e nei servizi alle imprese (in qualità di titolari o socie di agenzie di viaggio, agenzie immobiliari, imprese di pulizie, noleggio di veicoli, agenzie pubblicitarie, fotografe, video maker, studi di commercialisti e consulenti del lavoro). Inoltre, poco meno del 20% opera nel commercio, mentre poco oltre il 10% è attivo nel comparto della ristorazione e dell’ospitalità e circa un ulteriore 6% nell’industria, medesima percentuale si riscontra anche nell’agricoltura.
Nella nostra provincia sono 5.160 su 24.843 le attività gestite da donne, un dato che contrasta con le province del Mezzogiorno, come Cagliari (40,5%) e Benevento (30,5%), che guidano la classifica per incidenza di imprese femminili. Anche grandi città come Roma e Milano, pur avendo un numero assoluto più elevato di attività “in rosa”, presentano percentuali inferiori rispetto al totale delle imprese (rispettivamente 22,7% e 17,9%). Valori che sottolineano come l’autoimpiego diventi una risorsa per uscire da situazioni di disoccupazione o perché consente alle donne possono gestire con maggiore flessibilità gli impegni lavorativi insieme a quelli familiari.
Se paragonata agli altri paesi europei, balza però all’occhio il basso tasso di occupazione femminile dell’Italia, legato al forte carico di lavoro domestico che pesa sulle donne. Il Paese ha investito poco nei servizi sociali e per l’infanzia, penalizzando le donne sia nella gestione familiare che nelle opportunità lavorative. Una mancanza di servizi che ha limitato la creazione di posti di lavoro che avrebbero potuto essere occupati soprattutto da donne.
La buona notizia è che numerosi studi a livello internazionale dimostrino come l’imprenditoria femminile possa rappresentare una chiave per incrementare l’occupazione femminile: le donne che fanno impresa tendono ad assumere altre donne in misura significativamente maggiore rispetto ai loro colleghi maschi.