Don Primo Mazzolari ricordato
nella cascina San Colombano
“Aprire la porta alla pace”, con questo appello quanto mai attuale oggi 12 gennaio è stato ricordato presso la cascina S. Colombano dove nacque il 13 gennaio di 135 anni fa, don Primo Mazzolari, il prete di “Tu Non uccidere”, scritto nel 1955 nel pieno del terrore di una guerra atomica.
A ricordare l’anniversario, nella cascina alle porte del quartiere Boschetto, tanti attivisti del vasto mondo pacifista e ambientalista chiamati a raccolta dalla Tavola della Pace di Cremona, tra cui Enrico Manfredini, Daniela Polenghi, Maurizio Mele, Ezio Corradi, Marco Pezzoni.
Dopo una breve camminata dalla parrocchiale del Boschetto fino alla cascina, il gruppo – tra cui anche una delegazione di Pax Christi di Viadana – si è riunito nella corte interna, ora abitata dalle famiglie di liutai Morassi. Qui, prima del ricordo di don Primo, Pezzoni ha consegnato a Simeone Morassi una copia del libro “Il vivente, i poveri , la pace”, ultima pubblicazione sul Mazzolari a cura di don Antonio Agnelli presentata proprio ieri.
“Don Primo è stato il primo a dire apertamente e a motivarlo anche dal punto di vista teologico, che non esiste una guerra giusta”, ha detto tra l’altro Pezzoni.
Accanto a lui, Giancarlo Ghidorsi, già segretario della Fondazione don Primo Mazzolari e l’unico tra i presenti ad aver conosciuto da vicino don Primo quando da adolescente era chierichetto nella parrocchia di Bozzolo. “Con noi era serio – ci racconta – non parlava mai di guerra con noi ragazzi, ma nelle omelie sì, come ormai tutti sappiamo. E ricordo bene quando parlò dal pulpito dell’invasione dell’Ungheria”. Proprio le tante testimonianze su don primo di cui Ghidorsi è custode usciranno presto in un libro da lui curato, di prossima pubblicazione.
La presentazione, il giorno precedente, del libro di don Agnelli è stata occasione per un confronto tra l’autore e i presenti per approfondire i temi trattati nel libro evidenziando la profezia e la modernità del pensiero di don Primo: “Cambiano i tempi, ma la forma della violenza, delle guerre e dell’odio rimane attuale. Ciò che don Primo ha detto è ancora pienamente attuale: questo grido di pace e l’appello alla giustizia e a una trasformazione delle coscienze e delle relazioni ha sempre bisogno di essere rinnovato e ritrovato dentro il cambiamento della Storia”.
Nei suoi testi Mazzolari ricorda che “i poveri hanno fretta” e l’autore del libro ha voluto rilanciare: “Siamo qui per dire che dobbiamo resistere, dobbiamo fare capire che non tutto è perduto, non dobbiamo demoralizzarci anche se portiamo il peso della croce”. Il pensiero mazzolariano sulla Pace e sulla giustizia sociale, infatti, è fonte di ispirazione anche per il mondo laico e invita i cristiani ad agire con una sana “imprudenza”.
GUARDA QUI IL SERVIZIO DI GIULIANA BIAGI (RIPRESE FRANCESCO SESSA)