Cronaca

Anno giudiziario tra riforma
della giustizia e proteste

Si è svolta questa mattina a palazzo di giustizia di Brescia la tradizionale cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, aperta quest’anno dall’intervento della nuova presidente della Corte d’Appello Giovanna Di Rosa, dirigente degli uffici giudiziari del distretto, che oltre al tribunale di Brescia comprende anche Mantova, Cremona e Bergamo.

Tema centrale, come era prevedibile, la riforma della giustizia e la separazione delle carriere, appena approvata in prima lettura alla Camera. Una riforma a cui si oppone con forza l’Associazione nazionale magistrati, che la considera “sbagliata e pericolosa per l’autonomia e l’indipendenza dei magistrati”. Secondo l’Anm, “se la magistratura non è indipendente, i diritti dei cittadini sono a rischio”.

Come forma di protesta, i magistrati, Costituzione tra le mani, hanno indossato la toga e una coccarda tricolore e hanno abbandonando la cerimonia, ben prima dell’intervento del rappresentante del Governo, Gaetano Campo. Una sessantina di magistrati è uscita mentre stava parlando Claudia Eccher, rappresentante del Consiglio superiore della magistratura. “Con profondo smarrimento e profonda indignazione”, ha spiegato Davide Scaffidi, presidente dell’Anm sezione di Brescia, “abbiamo lasciato la cerimonia prima di quanto previsto perché la rappresentante del Csm ha portato in questa aula la propria posizione di appoggio alla riforma, anziché quella ufficiale del Csm, di censura dei provvedimenti governativi”.

Anche nella sua relazione, la presidente Di Rosa, che ha auspicato un dialogo costruttivo tra le Istituzioni, ha difeso la magistratura” contro i rischi insiti in una riforma che prevede la separazione delle carriere”. “Indipendenza e imparzialità della magistratura “, ha detto, “dovrebbero essere i principi ispiratori di qualsiasi riforma, ma con questi provvedimenti l’assoggettamento del pubblico ministero al potere esecutivo è il rischio maggiore”. La presidente ha poi tracciato un anno di attività, focalizzando l’attenzione sulla carenza di personale amministrativo, un problema che affligge da anni anche il tribunale di Cremona, e sulle gravi condizioni delle Rems e delle carceri, da troppo tempo sovraffollate.

Nel corso della mattinata ha preso la parola anche il procuratore generale Guido Rispoli, che si è detto preoccupato in merito alla “intenzione del governo di voler trasferire le indagini preliminari, finora di competenza del pubblico ministero, direttamente nelle mani della polizia giudiziaria. “Al netto della grande professionalità delle forze dell’ordine”, ha detto Rispoli, “che hanno tutte le capacità tecniche per portare avanti un’indagine, queste rispondono però a diversi ministeri. Il rischio è che la polizia giudiziaria non sia in posizione di indipendenza rispetto all’esecutivo”.

E ha ricordato che “Falcone e Borsellino, i nostri riferimenti, sono stati due pm investigativi per necessità, visto che avevano cominciato come giudici civili e sono stati chiamati a dare una mano all’ufficio istruzione dopo gli omicidi Giuliano e Terranova. Borsellino già parlava di ricorrenti tentativi di mortificare i pm da parte della politica programmandone il distacco dall’ordine giudiziario”.

Nella sua relazione, Rispoli ha poi illustrato l’andamento dei reati nel distretto. A Cremona, numeri importanti per i reati da codice rosso. 182 procedimenti per maltrattamenti in famiglia, 73 per i reati persecutori e 92 per violenza sessuale. Numeri in crescita, anche relativamente ai furti in abitazione.

A Brescia, a partecipare alla cerimonia era presente anche il nuovo procuratore di Cremona, Silvio Bonfigli, che ha preso parte alla protesta dei colleghi. 

Per Cremona erano presenti anche il prefetto Antonio Giannelli, il vicario del questore, Adele Belluso, i rappresentanti delle forze dell’ordine, la presidente della Camera Penale di Cremona e Crema Micol Parati, la presidente della Camera penale della Lombardia orientale Maria Luisa Crotti, la presidente della Camera Civile Giulia Zambelloni, il presidente dell’Ordine degli avvocati di Cremona Alessio Romanelli e la presidente del Comitato pari opportunità dell’Ordine, Pia Gerevini.

Sara Pizzorni

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