Cura dimagrante per Centropadane
Eng: via le sedi e azzeramento Cda
Leggi anche:
Svolta per il futuro di Centropadane Engineering srl la società partecipata dalle Province di Cremona e Brescia che ha azzerato il capitale sociale per ripianare il buco da 1 milione di euro accumulato lo scorso anno. Il presidente dell’ente cremonese Roberto Mariani ha incontrato oggi i capigruppo Valeria Patelli (Centrodestra per Cremona, composto da Lega e Forza Italia); Attilio Zabert (FDI) e Graziella Locci (centrosinistra) e per illustrare quanto concordato ieri con l’omologo di Brescia ed il futuro della società è stato delineato con decisioni piuttosto drastiche. Prima di tutto, ha spiegato Mariani al termine della riunione, “c’è la volontà di tutelare il personale. E’ stata inviata una lettera al CDA di Centropadane per bloccare i quattro licenziamenti. Il vecchio CDA ha preso una decisione probabilmente discutibile, e cioè di assumere del personale in un momento in cui la società era già in una situazione, diciamo così, di precarietà”.
Per quanto riguarda il piano di risanamento presentato da Centropadane, entro agosto sarà analizzato da una società specializzata incaricata dalla Provincia. “Il piano di risanamento è stato presentato – continua Mariani – il CDA l’ha fatto proprio, i due soci di maggioranza, quindi Provincia di Brescia e Provincia di Cremona, non hanno approvato il piano di risanamento ma ne hanno semplicemente preso atto perché vogliono fare una verifica per vedere se sia sostenibile oppure no. Noi abbiamo dei grandi dubbi sulla sostenibilità di questo piano di risanamento, però ci saranno gli esperti in materia di diritto societario che ci diranno se lo è oppure no”.
Per sostenere Centropadane Spa arriveranno commesse dai due soci entro quest’anno per oltre un milione di euro. Nell’incontro tecnico tra le due Province in questi giorni è stato deciso che “la Provincia di Brescia riconoscerà tutto quanto è contenuto nel piano di risanamento presentato, mentre la Provincia di Cremona si discosterà leggermente prevedendo 612mila euro. Una cifra importante da parte di tutte e due le Province che garantirà il proseguimento da qui alla fine dell’anno della società.
“Abbiamo anche impostato un modo nuovo di lavorare – ha aggiunto Mariani -. Il budget 2026 lo si condividerà tra la società e la Provincia di Cremona, e sarà reso ufficiale attraverso un atto amministrativo, cosa che in precedenza non è mai stata fatta”.
Durante l’incontro tra le Province di Cremona e Brescia è stata ribadita l’importanza della società per le sue competenze tecniche ma molte cose dovranno cambiare a cominciare dall’arrivo di un nuovo socio: entrerà infatti la Provincia di Mantova che si è detta disponibile e interessata. Inoltre Centropadane dovrà abbandonare le attuali sedi, in particolare quella bresciana inaugurata solo nel marzo scorso, con un costo di 60mila euro l’anno.
“Nell’incontro che si è tenuto ieri mattina a Brescia – continua Mariani – abbiamo pensato al futuro di questa società. A settembre proporremo al Consiglio di amministrazione di Centropadane di abbandonare le sedi, una Brescia e una Cremona, che richiedono un esborso di affitto importante e i dipendenti della società che lavorano fianco a fianco con i nostri tecnici saranno ospitati negli uffici delle due Province.
“Abbiamo inoltre condiviso, per settembre, di fare una sorta di azzeramento del Consiglio di amministrazione per valutare se questa società abbia bisogno di un CDA o piuttosto di un amministratore unico, e anche se sia necessaria la figura del Direttore. Nel caso si decida di tenere in piedi un CDA, occorrerà fare una riflessione anche sugli emolumenti perché se si chiedono dei sacrifici ai lavoratori è giusto chiederli anche a chi ha degli incarichi a livello gestionale”.
La vicenda di Centropadane Engineering ha anche un background politico, dal momento che in più occasioni i consiglieri e le segreterie di Lega e FI hanno accusato Fratelli d’Italia di assecondare l’operato del centrosinistra. “C’è un attacco da parte di una certa parte di destra nei nostri confronti che onestamente non capisco, non concepisco – ha dichiarato il capogruppo di FDI Zabert a fine riunione-. Noi dobbiamo lavorare per il territorio e lavorare insieme perché in Italia il centro-destra è fatto da Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega e a Cremona dovrebbe essere lo stesso.
Quando abbiamo costituito il gruppo consigliare avevo chiesto di poterne fare uno insieme, mi hanno detto che non c’erano le condizioni, abbiamo costituito quello di Fratelli d’Italia e subito dopo loro hanno costituito quello del centro-destra. Lo ritengo un errore – continua – però tant’è, non è stata sicuramente una decisione nostra”.
“Le due Province e quindi i due soci di maggioranza della società stanno operando per cercare di salvare la società e quindi riuscire a portarla in zona di sicurezza. Il rammarico è che vengono chiuse le porte della stalla quando i buoi sono già scappati. Forse aver fatto queste azioni l’anno scorso o addirittura anche due anni fa sarebbe stato decisamente meglio. Oggi avremmo una società che funzionerebbe molto meglio di quanto non lo sia adesso. Non c’è stata da parte della politica una vera intenzione nel promuovere questa azienda perhcè se sono entrati solo uno o due comuni su 113 delle province di Cremona e non so quanti sono in provincia di Brescia, evidentemente un problema politico c’è”.
“Si deve cercare di far lavorare questa società“, afferma Patelli, “società che naturalmente ha all’interno dei dipendenti che hanno conseguito e che hanno delle elevate professionalità, cercando di metterle a disposizione degli enti. Naturalmente ci sono delle responsabilità, che noi abbiamo sempre ribadito a gran voce. Siamo quindi per la revoca immediata dei licenziamenti e per la presentazione di un piano di risanamento completamente nuovo e quindi per revocare – come abbiamo detto pubblicamente – il piano di risanamento che è stato presentato. Un Piano di risanamento che è insostenibile sia dal punto di vista economico e finanziario ma è insostenibile soprattutto dal punto di vista sociale dei lavoratori peraltro in alcuni punti a mio parere anche illegittimo”.
Giovanni Palisto