Cronaca

Suicida in carcere, i penalisti:
"Basta con questo abominio"

“Era accaduto a febbraio di quest’anno, ed era già accaduto pochi mesi prima di allora, ad agosto 2024. E’ accaduto ancora. Un detenuto è morto venerdì pomeriggio nel carcere di Cremona, inalando gas. Era un’altra vita in custodia allo Stato che è stata persa. E’ il 57 esimo caso dall’inizio dell’anno di un detenuto che si toglie la vita. E casi di suicidio accadono con frequenza allarmante anche tra gli operatori che in carcere lavorano”.

Gli avvocati della Camera Penale di Cremona e Crema “Sandro Bocchi” tornano a lanciare l’allarme sul “collasso” del sistema carcerario, “a livello nazionale con oltre 62mila detenuti su 46.700 posti disponibili e a livello locale con oltre il 140% di sovraffollamento nel carcere di Ca’ del Ferro“.

“A ciò”, fa sapere l’avvocato Micol Parati, presidente della Camera Penale, “si aggiunge la carenza di tutto in carcere, come constatiamo nelle nostre visite periodiche. Mancano gli psicologi, mancano le possibilità, manca la speranza. Dobbiamo immaginare quindi che questo abominio continuerà ad accadere. se non si prende consapevolezza della drammatica situazione delle carceri italiane. Noi avvocati della Camera Penale la denunciamo ancora: la mancanza di un programma di serie riforme strutturali e di ripensamento dell’intera esecuzione penale e l’irresponsabile indifferenza, anzi, oggi la distorta narrazione della politica di fronte al dramma del sovraffollamento delle carceri e alla tragedia dei fenomeni suicidari”.

La presidente Parati

Oggi sul Corriere della Sera è stata pubblicata una lettera aperta indirizzata ai presidenti del Senato e della Camera, al presidente del Consiglio dei ministri e al ministro della Giustizia a firma congiunta del presidente dell’Unione delle Camere penali italiane, del presidente dell’Associazione italiana professori di Diritto penale e del presidente dell’Associazione nazionale magistrati. “L’emergenza dei suicidi in carcere rappresenta una palese violazione dei principi costituzionali della dignità umana e della finalità rieducativa della pena, nonché degli impegni internazionali assunti dal nostro Paese in materia di diritti umani”.

Per gli avvocati della Camera Penale, “una situazione di ormai cronica emergenza che mina alle fondamenta la funzione stessa della pena, trasformando la detenzione in una mera afflizione, anziché, secondo la Costituzione, in un percorso volto al reinserimento sociale. Le ricadute negative si estendono all’intera società, compromettendo l’abbattimento della recidiva, e di conseguenza la sicurezza dei cittadini e la coesione sociale. Pur consapevoli della complessità della questione, siamo fermi nella convinzione che non siano più procrastinabili interventi risolutivi, capaci di incidere subito su una situazione destinata ad aggravarsi di giorno in giorno.

La vita e la dignità di ogni persona, anche di chi ha sbagliato, devono essere tutelate, e le pene, compreso il carcere, devono servire a restituire alla società persone migliori. Vive, innanzitutto. Serve l’impegno di tutti, nei rispettivi ruoli, affinché si ponga fine a queste atrocità con interventi immediati che possano rendere il carcere un luogo in cui resta viva la parola “futuro”.

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