Stalking alla ex, lo psicologo: "Mi
raccontava che lei lo vessava"
E’ accusato di comportamenti persecutori nei confronti dell’ex compagna, ma in udienza è emersa una verità parallela sull’imputato, un uomo di 54 anni residente a Cremona: tra le testimonianze ascoltate, quella dello psicologo che lo ha in cura, Bonetti, a cui ha raccontato “di essere stato vittima di violenza psicologica da parte della ex moglie”.
Nell’udienza di oggi il giudice ha ascoltato numerosi testimoni dell’accusa e della difesa, tra i quali colleghi, amici, il consulente psicologo e un carabiniere.
Lo psicologo ha descritto l’imputato come un uomo “fragile, depresso, convinto di essere stato a sua volta vittima di violenza domestica. Lo specialista ha descritto un quadro di “disturbo dell’adattamento con aspetti ossessivi” e di “disturbo depressivo”, precisando che l’uomo soffriva profondamente per la separazione e per le limitazioni imposte ai rapporti con i figli.
“Aveva urgenza di gettare addosso la sua rabbia e frustrazione”, ha detto Bonetti, spiegando di averlo invitato a inviare i messaggi all’ex compagna direttamente al suo numero di telefono, “per evitare ulteriori contatti indesiderati”.
Nell’udienza sono stati ascoltati anche i testimoni dell’accusa. Una collega della presunta vittima, rappresentata dall’avvocato Elena Pisati, ha raccontato che la donna veniva tempestate “di chiamate e mail, quotidianamente”, alcune “molto pesanti”. “Era sempre tesa e turbata – ha aggiunto – mi è capitato spesso di vederla piangere, sia a casa che al lavoro”.
Un amico dell’imputato ha parlato invece della sofferenza dell’uomo dopo la separazione: “Si sentiva in condizione di ingiustizia, non capiva perché non potesse incontrare i figli”.
A margine dell’udienza, l’imputato ha ricostruito la propria storia personale: dalla vocazione per il convento, intorno al 2000, alla decisione di prendere l’abito e farsi frate, fino a rendersi conto, dopo un anno, che il suo desiderio principale era quello di farsi una famiglia.
Poi, nel 2007, l’incontro, in un gruppo di preghiera, con quella ragazza che è poi diventata sua moglie, nonchè la nascita dei due figli, nel 2011 e nel 2013. Ma, in concomitanza, anche i primi problemi tra i due. Culminati nella separazione consensuale del 2021. “Sono stato un frate, non sono una persona violenta, tutt’altro” ha raccontato l’uomo.
“Il mio assistito era il primo a essere maltrattato e si era anche rivolto a un centro anti-violenza a Milano, per violenze fisiche e psicologiche” ha sottolineato l’avvocato della difesa, Stefania Giribaldi.
Insomma, una vicenda fumosa, soprattutto considerando che in sede di indagini preliminari il Gip aveva fatto richiesta di archiviazione, in quanto “le condotte moleste” dell’imputato, “spinte da sofferenza e dal disagio” per la situazione “correlata alla gestione dei figli”, non sarebbero state riconducibili a quanto previsto dall’art. 612 bis del Codice Penale, ossia quello relativo al reato di stalking. Il processo è stato aggiornato al 12 febbraio.