Cronaca

Cyberbullismo, quando "le parole
fanno più male delle botte"

L'evento al Filo organizzato dalla Polizia Postale

Un teatro pieno di studenti, silenzio attento e parole che pesano. “Oltre le chat” non è solo il titolo dell’evento promosso dalla Polizia Postale, ma un invito a guardare dietro lo schermo, dove i gesti virtuali si trasformano in conseguenze reali.

L’iniziativa, ospitata al Teatro Filodrammatici di Cremona, è stata organizzata dalla Sezione Operativa per la Sicurezza Cibernetica – Polizia Postale di Cremona con il patrocinio del Comune e la collaborazione di Mondo Padano e CR1. L’obiettivo: far comprendere a ragazzi, insegnanti e genitori che “ogni clic è una scelta di responsabilità”.

Sul palco, a moderare l’incontro, il coordinatore degli approfondimenti di CR1, il giornalista Giovanni Palisto. Nel corso della mattinata si sono alternati protagonisti che da anni vivono il tema del cyberbullismo in prima linea. Paolo Picchio, padre di Carolina — la prima vittima riconosciuta di cyberbullismo in Italia — ha raccontato con lucidità e dolore la storia di sua figlia e l’impegno della Fondazione Carolina, nata per tradurre quella tragedia in prevenzione. “Carolina voleva che la sua morte servisse a qualcosa. Da allora, tutto ciò che facciamo è perché non accada più”, ha detto. Oltre a Paolo Picchio, presidente onorario della Fondazione, anche Paolo Bossi, formatore che ha parlato di come prevenire e gestire casi di cyberbullismo a casa e nei contesti educativi.

Accanto a lui, Manuela De Giorgi, primo dirigente della Polizia di Stato e dirigente Centro Operativo Sicurezza Cibernetica Lombardia, ha spiegato il lavoro quotidiano della Polizia Postale, tra indagini, segnalazioni e incontri formativi nelle scuole: “Internet non è un pericolo in sé. Lo diventa quando manca consapevolezza”.

Cristina Bonucchi, psicologa responsabile dell’Unità di Analisi del Crimine Informatico (U.A.C.I.) del Servizio Polizia Postale e per la Sicurezza Cibernetica, ha portato l’attenzione sugli aspetti emotivi e relazionali, evidenziando come il comportamento online rifletta fragilità profonde: “Il bullo digitale non è sempre un mostro. È spesso un ragazzo che non ha imparato a riconoscere l’altro come persona”.

Durante la mattinata, i relatori hanno affrontato temi cruciali: sexting, diffusione non consensuale di immagini, hate speech, pressioni di gruppo e uso distorto dei social. In primo piano anche la legge 71/2017 contro il cyberbullismo, che riconosce il diritto dei minori alla tutela digitale e promuove azioni educative all’interno delle scuole.

In platea erano presenti centinaia di studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado e perfino alcune classi quinte delle elementari, in collegamento streaming con diversi istituti della provincia. A ciascuno è stato chiesto di riflettere sul peso delle parole, sull’impatto di un messaggio inviato “per scherzo”, sul silenzio di chi assiste senza intervenire.

La discussione si è allargata anche al ruolo dell’informazione, con l’intervento del direttore del settimanale Mondo Padano, Alessandro Rossi: si è riflettuto sul modo di raccontare episodi di violenza digitale senza spettacolarizzare la sofferenza, valorizzando invece l’aspetto educativo e preventivo.

“Oltre le chat” ha unito linguaggi diversi — testimonianze, psicologia, diritto, comunicazione — in un unico messaggio: la rete non è neutra, ma uno spazio che riflette ciò che siamo. Da qui la necessità di educare all’empatia digitale, di costruire un uso consapevole dei social e di riconoscere tempestivamente i segnali di disagio.

L’incontro, seguito in diretta anche da numerose scuole tramite il canale Youtube di CR1, si è chiuso con un applauso lungo e sincero. Per molti ragazzi, la sensazione di aver toccato con mano quanto fragile e concreta possa essere la vita dietro lo schermo.

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