Frasi omofobe, le vittime: "C'è
ancora paura della diversità"
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Nell’udienza dello scorso aprile non si erano presentati a testimoniare perchè erano impegnati a Roma nelle prove del loro spettacolo “Ecce (h)omo”, nel quale parlano della loro storia, affrontando temi universali come la diversità, i pregiudizi e il bullismo. Ma oggi Sergio Sormani, 58 anni, e Giorgio Donders, 53, lui cremonese da parte di madre, sposi nel settembre del 2018 con la proposta di matrimonio immortalata con un filmato tra le poltrone del “Teatro Ariston” durante il Festival di Sanremo, erano in aula. Artisti, cabarettisti, prestigiatori e attori, nel processo di Cremona sono parti civili contro un cremonese di 73 anni, a giudizio per diffamazione aggravata a causa di un commento omofobo apparso il 18 ottobre del 2018 sotto il post del racconto della loro unione civile. Il loro legale, Luca Castelli, di Milano, aveva già chiesto un risarcimento danni di 30.000 euro.
“Il mio compagno mi aveva fatto una sorpresa, chiedendomi di sposarlo”, ha raccontato in aula Sormani. “Era stato girato un video che era stato postato sul nostro profilo pubblico. Molte le reazioni: la maggior parte positive, altre violente, come quelle di questo signore che noi non conosciamo. “Messaggi forti e brutti”, ha poi aggiunto Donders, “come ad esempio la richiesta di metterci nei forni crematori“. La coppia ha spiegato di aver denunciato altre persone che in rete avevano scritto frasi diffamatorie. “In un caso abbiamo ottenuto un risarcimento che abbiamo devoluto in beneficenza, in particolare a una casa famiglia che accoglie figli buttati fuori di casa dai genitori perchè omosessuali. Nel 2025 stiamo ancora purtroppo parlando di queste cose”.
“Ci ritroviamo in un mondo”, hanno commentato Sormani e Donders, “in cui i giovanissimi sono sicuramente molto più emancipati rispetto ai genitori, gli anziani sono mentalmente apertissimi, mentre la nostra generazione, quella dai 38 ai 60 anni, è la peggiore. Anche la politica non rispecchia il paese. E’ molto indietro e spesso dichiara cose che riportano indietro di qualche secolo rispetto all’attualità, e questa distanza è un problema. Nelle persone più chiuse genera un ritorno al passato. Anche nelle scuole, dove comunque l’educazione sessuale è fondamentale, visti i tantissimi casi di violenze sulle donne, l’omosessualità non la insegni, caso mai si insegna il rispetto. Secondo noi oggi nei genitori c’è ancora la paura che si possa insegnare ai figli un certo tipo di percorso, le famiglie non sono preparate ad affrontare certe tematiche e c’è ancora tanta paura di ciò che non si conosce. Pensi che noi, al di là dei singoli, soggetti, siamo stati letteralmente massacrati da madri di famiglia“.
“Ma oggi per fortuna”, ha aggiunto la coppia, “si ha il coraggio di uscire allo scoperto. Prima gli omosessuali si sposavano ugualmente con delle donne o si facevano preti. Oggi no. Speriamo che questi nostri viaggi per l’Italia servano a sensibilizzare. Con il nostro spettacolo partiremo a marzo da Viterbo“.
Per quanto riguarda il processo, c’è ancora da sentire uno degli inquirenti che si era occupato di effettuare le indagini sul nominativo di chi aveva scritto il commento ritenuto omofobo. Nominativo che è stato attribuito all’imputato come autore del post. “A volte, comunque, basterebbero anche solo delle scuse“, ha commentato il legale di parte civile. Nel procedimento, il 73enne è assistito dall’avvocato Stefania Giribaldi. Il 3 dicembre, dopo l’ultima testimonianza, verrà emessa la sentenza.
Sara Pizzorni