Cronaca

Qualità della Vita: Cremona 39esima
Bene l'istruzione, male il reddito

Il dato emerge dall'Indagine annuale sulla qualità della vita nelle province italiane firmata da ItaliaOggi e Ital Communications. In quella del 2024 si trovava alla 25esima posizione

Nell’Indagine annuale sulla qualità della vita 2025 nelle province italiane, realizzata da ItaliaOggi e Ital Communications in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma, e giunta alla 27esima edizione, il territorio cremonese si trova al 39esimo posto su 107. In quella del 2024 si trovava alla 25esima posizione, nel 2023 gravitava alla 36esima.

Nel dettaglio, con 657 punti la qualità della vita nel cremonese viene classificata come “accettabile”, in una scala che comprende anche “buona” per le migliori (Milano, Bolzano e Bologna sul podio), “discreta” (sotto alla fascia “accettabile”) e “insufficiente” (che comprende soprattutto territori del Mezzogiorno).

Nella classifica generale le province lombarde che precedono Cremona sono sei:  Milano (prima assoluta), Monza, Bergamo, Brescia, Lecco e Mantova.

Una classifica senza enormi scossoni rispetto agli anni precedenti. Oltre 20 le posizioni perse dalla nostra provincia per reddito, salute e sicurezza sociale. Migliora il punteggio di istruzione e reati. Non decolla il turismo, che posiziona Cremona e il suo territorio all’86esimo posto nazionale.

Rispetto al 2024, precisa Italiaoggi, la qualità complessiva dei territori italiani diminuisce di 30 punti nella Classifica generale. Si conferma una tendenza già evidente: Nord e Centro continuano a occupare le posizioni più alte, mentre il Mezzogiorno limita le cadute più marcate, senza però riuscire a ridurre in modo significativo il divario.

Tra le nove categorie analizzate, la Sanità è quella che incide maggiormente sul risultato finale. Nel 2025 quasi tutte le province italiane registrano un aumento del punteggio, con un miglioramento medio superiore ai 150 punti rispetto all’anno precedente. Si tratta di un progresso diffuso, che non riguarda solo il Nord.

In molte regioni del Centro e del Sud crescono i posti letto, si riducono i tempi d’attesa e si rafforza la rete dei servizi di prossimità.

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