Cronaca

Bancarotta imprenditore dei gelati,
in aula il racconto delle vittime

Il processo contro Alberto Giovannini si infittisce con le testimonianze di investitori di Argonice, che denunciano promesse di rendimenti mai mantenute e una truffa ben congegnata.

Nuova udienza per il procedimento nei confronti dell’imprenditore Alberto Giovannini, accusato bancarotta fraudolenta, autoriciclaggio e indebita percezione di finanziamenti bancari per 2,182 milioni.

In aula, venerdì mattina, hanno sfilato alcune delle presunte vittime del caso Argonice, la start up del gelato “eco-friendly” ideata da Giovannini, che secondo l’accusa sarebbe stata utilizzata dallo stesso per raccogliere decine di migliaia di euro da privati con la promessa di rendimenti elevati e cedole regolari. Una vicenda iniziata nel 2017 e sfociata poi nella bancarotta della società, oggi al centro del processo per truffa e altri reati contestati all’imprenditore e alla moglie.

A raccontare come funzionava il sistema sono stati diversi investitori, tutti arrivati a Giovannini tramite un intermediario finanziario, deus ex machina della vicenda, che aveva presentato l’operazione come un investimento sicuro e innovativo.

“Ho investito 10mila euro in questo progetto” ha raccontato una delle vittime. “Per un periodo le cedole di pagamento sono arrivate regolarmente, tre volte l’anno, poi, dopo il novembre 2020, i pagamenti si sono interrotti”. L’uomo, bisognoso di liquidità a causa di un incidente, aveva chiesto di poter riscattare l’investimento, ma si è sentito rispondere che la società non aveva fondi perché impegnata in un progetto internazionale. Da lì era iniziato un lungo scambio di email, fino alla comunicazione secondo cui Argonice sarebbe passata a un fondo olandese. Versione che, però, non ha trovato conferme: secondo quanto riferito in aula, i nuovi presunti amministratori avrebbero negato di aver mai acquisito realmente la società.

Simile la testimonianza della moglie, imprenditrice, che aveva investito 30mila euro. Anche a lei, quando nel 2019 aveva chiesto di sbloccare parte della somma, Giovannini avrebbe risposto di non avere liquidità, proponendole in alternativa quote societarie con la garanzia che gli interessi sarebbero continuati. Cedole che effettivamente sono arrivate fino a gennaio 2020, prima dell’ennesimo stop. “Ho tentato di contattare il manager olandese indicato da Giovannini, che ha però negato di essere coinvolto nella gestione”.

Una terza testimone ha raccontato di aver investito personalmente 10mila euro, mentre la sua famiglia complessivamente 40mila. “Le cedole mensili sono arrivate per circa un anno, poi più nulla” ha detto. “Quando ho chiesto di poter disinvestire la somma per affrontare lavori di ristrutturazione, mi hanno risposto che non era possibile”. Solo attraverso un resoconto ricevuto in seguito dal suo gestore degli investimenti, la donna ha scoperto il fallimento della Argonice.

Infine il racconto di un quarto investitore, che aveva affidato 15mila euro all’intermediatore finanziario, ricevengo soltanto il pagamento due cedole, una delle quali sotto forma di assegno postale”.

Il processo proseguirà il prossimo 10 febbraio, quando l’imputato, attualmente agli arresti domiciliari, potrà raccontare la propria versione dei fatti: a questo proposito, ha già promesso battaglia.

Laura Bosio

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