Cronaca

Carcere, record storico
di sovraffollamento: 609 detenuti

Il carcere di Cremona ha raggiunto il massimo storico di detenuti, oltre il 150% della capienza. L'aumento di tossicodipendenti e malati psichiatrici aggrava la situazione.

La casa circondariale di Cremona

Con una presenza di 609 detenuti, il carcere di Cremona ha stabilito un record storico di sovraffollamento. A rilevarlo è stata una delegazione che ha visitato venerdì la casa circondariale, composta da Forza Italia e Partito Radicale.

“Considerando che i posti regolamentari sarebbero 394, oggi si è superato il più alto indice di sovraffollamento di sempre, pari al 150%” sottolinea il Radicale Sergio Ravelli. “E considerando che la capienza massima è pari a 621 detenuti, c’è margine per un ulteriore peggioramento”.

Anche il dato relativo agli extracomunitari presenti sul totale dei detenuti è importante: sono 383, pari al 65%: “Uno dei più alti di tutta la Regione” evidenzia ancora Ravelli.

Non è tutto: circa 180 carcerati sono tossicodipendenti o affetti da patologie psichiatriche. “Questi dati sono alla base dell’aggravamento delle criticità storiche del carcere: sanità, sicurezza e lavoro” ha spiegato Ravelli.

Tra le problematiche, il fatto che il gran numero di tossicodipendenti e malati psichiatrici rende più problematica la gestione della struttura e il lavoro di medici, psicologi e psichiatri.

Sulla questione è intervenuto anche Giulio Gallera, consigliere regionale di Forza Italia, che ha puntato i riflettori sull’endemica carenza di personale: a fronte di una pianta organica prevista di 223 agenti, ne sono assegnati solo 188, mentre effettivamente in servizio ce ne sono 153.

“Sono arrivate 50 nuove risorse grazie al concorso, ma sono andate solo a coprire i pensionamenti” ha sottolineato Gallera, evidenziando come una situazione simile debba trovare una soluzione al più presto.

Tra le altre emergenze evidenziate, quella relativa alla sicurezza: sempre più numerose sono le denunce di aggressioni agli agenti. Accanto a questo, conclude Ravelli, c’è il problema del lavoro: “Fatto salvo le attività lavorative legate al funzionamento della struttura carceraria, le occasioni di lavoro sono pochissime, e questo rende l’obiettivo del reinserimento sociale dei detenuti una chimera” conclude il radicale.

Laura Bosio

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