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"Benessere che fa latte", convegno
con il professor Dan Weary

L'intervento del professor Dan Weary durante il convegno

Uno spazio è generoso con la luce naturale che inonda ogni angolo, le vacche libere di muoversi e di scegliere il momento per nutrirsi o riposare su lettiere soffici e sempre pulite. È questa l’immagine di un benessere animale evoluto, un vero e proprio ecosistema di cura e attenzione che si traduce in un prodotto finale di qualità superiore, emerso durante le Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona, all’interno del convegno “Benessere che fa latte”, con la partecipazione del professor Dan Weary, una delle voci più autorevoli a livello globale nel campo del benessere animale. Co-fondatore del programma presso la British Columbia University di Vancouver (Canada), Weary ha sveltato quanto il legame tra la salute delle vacche da latte e l’eccellenza produttiva sia più forte che mai.

Il benessere in stalla non però è solo comfort, ma un insieme di prassi innovative che coinvolgono ogni aspetto della vita dell’animale. Questo approccio parte da una gestione della salute meticolosa che monitora indicatori cruciali come la zoppia e le mastiti per prevenire qualsiasi forma di stress o malattia, integrando l’osservazione umana con tecnologie avanzate. Si passa poi a un’alimentazione studiata con precisione, che include l’integrazione con elementi specifici per ottimizzare il metabolismo e il benessere generale, garantendo che ogni vacca riceva esattamente ciò di cui ha bisogno. Fondamentale, infine, è il rapporto con l’allevatore, un legame basato sull’osservazione attenta e sulla cura quotidiana, che include anche quei momenti di interazione positiva, che potremmo definire le “coccole” necessarie a stabilire un clima di fiducia e tranquillità.

Il professor Weary ha dedicato la sua carriera di ricerca allo studio del comportamento animale e alla sua percezione dell’ambiente, e i suoi lavori hanno aperto la strada alla nuova frontiera della ricerca in questo ambito: l’uso delle vocalizzazioni e di altri comportamenti sottili come indicatori oggettivi e non invasivi dello stato emotivo e fisico dell’animale.

“Vocalizzare significa emettere un suono con la propria voce – ha spiegato il professore – chiamare, piangere o gridare. I vitelli spesso vocalizzano, ad esempio quando hanno fame o quando vengono separati dalla mucca. Questi sono spesso considerati un indicatore di disagio emotivo”. Questo approccio pionieristico permette di svelare la ricchezza di informazioni che le vacche possono comunicare, fornendo agli allevatori strumenti inediti per affinare le loro pratiche di cura e gestione. il suo percorso accademico, con studi a Mcgill e un dottorato a Oxford, e la sua esperienza internazionale, lo rendono l’esperto ideale per illustrare come scienza e pratica possano convergere per creare stalle più etiche e produttive. Il rapporto tra allevatori e animali, per Weary, è molto importante. “La relazione tra gli allevatori e i loro animali è un potente motivatore per svolgere un lavoro eccellente nella cura degli animali – ha spiegato – questo non significa necessariamente contatto fisico, alcuni contatti possono essere positivi per bovini e persone, ma a volte il contatto può anche causare paura, molto dipende dal contesto”.

Il “benessere che fa latte” sintetizza, dunque, due concetti inscindibili: la serenità dell’animale come prerequisito per produrre un latte di qualità superiore e i benefici per la salute umana che ne derivano. Il latte, con la sua ricchezza di calcio, proteine di alta qualità e triptofano, essenziale per il riposo e il rilassamento, è un alimento che nutre non solo il corpo ma anche il benessere generale.

“L’industria lattiero-casearia è in continua evoluzione, in relazione a nuove conoscenze, nuove tecnologie e nuove richieste dei consumatori – ha concluso Weary – gli allevatori con cui mi piace di più lavorare sono quelli che sono curiosi, fanno molte domande e sono disposti a correre rischi per aiutare la loro azienda agricola a migliorare”.

“Il benessere animale è da tempo una componente fondamentale per la zootecnia, coniuga sia la necessità di rispettare il nostro ecosistema che aumentare la produzione di qualità – ha dichiarato il presidente di CremonaFiere Roberto Biloni – proprio in questa ottica, il nuovo progetto relativo al Fuori Salone sviluppato da Confcommercio Cremona e Cremonafiere e grazie al sostegno dalla Camera di Commercio di Cremona, Mantova, Pavia ha dedicato uno spazio con una stalla didattica, in Cortile Federico II, dove sono rappresentate le cinque libertà dell’allevamento, perché serva come stimolo a prestare attenzione al benessere animale”.

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