"Chi ha rubato la Gioconda?",
conferenza al Centro Pinoni
Il terzo e ultimo incontro, ad ingresso libero, del ciclo “Le Muse di Leonardo”, in programma alle 21,00 al Centro Pinoni (Largo Carelli 5), sarà dedicato a un’esplorazione approfondimento del complesso rapporto che Leonardo da Vinci intratteneva con la figura femminile, considerata non soltanto come soggetto artistico ma come punto centrale del suo pensiero.
La conferenza di Simone Fappanni proporrà un viaggio dentro la mente del maestro, mostrando come la presenza femminile — reale o idealizzata — abbia rappresentato per lui una fonte costante di interrogativi, riflessioni e tentativi di superare i confini tradizionali della ritrattistica rinascimentale. L’obiettivo è quello di svelare ciò che si cela dietro i volti dei dipinti più celebri: non icone statiche, ma vere e proprie interlocutrici simboliche che Leonardo caricava di intenzioni narrative e filosofiche, trasformandole in elementi chiave della sua ricerca sulla natura umana.
Il relatore affronterà la complessità psicologica e simbolica con cui Leonardo tratteggia le sue protagoniste, evidenziando come ogni opera femminile costituisca un microcosmo in cui l’artista intreccia osservazione scientifica, sensibilità emotiva e una straordinaria capacità di suggerire ciò che non si mostra. Si potrà così scoprire aspetti meno noti di figure celebri.
Centrale sarà la ricostruzione del rocambolesco furto della Gioconda e del suo curioso ritrovamento. Ecco una versione più ampia del testo:
Nel 1911 il mondo dell’arte fu scosso da un evento clamoroso: il furto della Mona Lisa dal Museo del Louvre. Il dipinto di Leonardo da Vinci, già allora molto apprezzato ma non ancora il mito planetario che è oggi, scomparve misteriosamente dalle sue sale. Il responsabile si rivelò essere Vincenzo Peruggia, un artigiano italiano che lavorava al Louvre come vetraio e che conosceva bene la struttura del museo. Approfittando della sua familiarità con gli ambienti e dei controlli ancora poco severi, riuscì a sottrarre il quadro e a portarlo fuori nascosto sotto il cappotto.
La sparizione della Gioconda lasciò la Francia e il resto dell’Europa attoniti. Giornali, critici e investigatori seguirono il caso con grande attenzione, facendo nascere speculazioni e teorie di ogni tipo. Intanto il dipinto rimase nascosto per più di due anni in una semplice stanza dell’appartamento di Peruggia a Parigi.
Nel 1913 l’uomo decise finalmente di tentare di riportare la Gioconda in Italia, convinto — almeno secondo quanto dichiarò — di restituire al Paese un capolavoro che riteneva “sottratto” durante l’epoca napoleonica. Per questo contattò un antiquario fiorentino, Alfredo Geri, proponendogli la vendita dell’opera. Geri, insospettito, avvertì le autorità italiane che verificarono l’autenticità del dipinto e arrestarono Peruggia.
La Gioconda, dopo una breve esposizione celebrativa in Italia, venne restituita al Louvre. Il furto contribuì in modo decisivo alla sua fama , trasformandola in un’icona senza tempo.