Cronaca

Camera penale: "Ecco perchè votare
sì alla riforma della Giustizia"

Servizio di Sara Pizzorni (intervista all'avvocato Micol Parati, presidente della Camera penale di Cremona e Crema)

“Il giudice deve essere libero da ogni vincolo e da ogni influenza, distinto da chi esercita l’accusa. È un principio costituzionale e una condizione essenziale di libertà per tutti. La separazione delle carriere rafforza la figura del giudice e restituisce fiducia, equilibrio e credibilità alla giustizia”.

Lo sostengono i rappresentanti della Camera Penale che in una conferenza stampa nella sede dell’Ordine degli avvocati di Cremona hanno illustrato il “Decalogo del si” al referendum per la riforma della Giustizia. Al tavolo, gli avvocati Maria Luisa Crotti, presidente della Camera penale distrettuale della Lombardia Orientale ‘Giuseppe Frigo’, Micol Parati, presidente della Camera penale di Cremona e Crema ‘Sandro Bocchi’ e Andrea Cavaliere, componente della Giunta dell’Unione delle Camere penali italiane.

“Abbiamo presentato il comitato per il sì che l’Unione delle Camere penali ha istituito a livello nazionale”, ha spiegato Cavaliere. “Un comitato che intende portare avanti a livello politico e giudiziario tutti i temi che sostengono il sì alla riforma della Giustizia. E’ un comitato che intendiamo presentare in tutte le regioni e in tutte le province, ed è un comitato di cui fanno parte, in quanto rappresentanti, tutti gli iscritti all’Unione delle Camere penali e alle associazioni che hanno aderito. Noi come avvocati abbiamo il dovere di spiegare quali sono gli aspetti tecnici che porteranno a raggiungere finalmente un processo più giusto“.

“Le tappe di questo lungo percorso, iniziato nel 1988”, ha aggiunto Cavaliere, “arrivano oggi alla fase finale in cui si realizzerà il vero processo accusatorio. Un processo che è stato introdotto, ma che non si è mai effettivamente attuato con il nuovo Codice, che prevede una assoluta parità delle parti che conducono il processo in un contraddittorio tra di loro, portando al giudice le loro tesi e consentendo al magistrato di prendere una decisione.

Quello che non si è mai realizzato è un distacco vero e proprio tra il giudice e il pubblico ministero, perchè oggi fanno parte di un solo ordinamento giudiziario, quindi sono di fatto colleghi, e il cittadino che si trova chiamato a giudizio ha l’apparenza di essere giudicato da un collega del giudice che lo sta accusando. Con la separazione delle carriere si otterrà invece un vero distacco, un percorso formativo diverso, e soprattutto due Csm diversi. Il Csm è l’organo che rappresenta e gestisce la vita associativa e organizzativa dei magistrati. Il fatto di creare due Csm separati consentirà la vera separazione tra giudici e pubblici ministeri. Ci sarà un pubblico ministero che sarà esattamente al pari dell’avvocato difensore e un giudice che sarà equidistante da queste parti“.

“Il Csm è un organo di garanzia”, ha spiegato a sua volta la presidente Crotti, “un organo nato per evitare l’influenza della politica, ma in realtà ha finito per imitare i peggiori difetti della politica, in particolare il correntismo sfrenato, che è un vincolo per gli stessi magistrati: chi è estraneo alla corrente, fa fatica a fare carriera, e questo è un problema anche per la Giustizia. Se si avrà un Csm davvero libero e in grado di scegliere i migliori, la Giustizia funzionerà meglio”.

“Un’altra novità che verrebbe introdotta con la riforma costituzionale che sarà oggetto di referendum”, ha sottolineato da parte sua la presidente Parati, “è quella dell’introduzione di un’alta Corte disciplinare. Oggi i comportamenti dei magistrati vengono valutati dal Consiglio Superiore della Magistratura, di fatto l’organo elettivo che gestisce i trasferimenti, le promozioni dei magistrati, e che valuta i loro comportamenti. Le sanzioni disciplinari sono pochissime: nel 2023, su circa 9000 magistrati che lavorano nel nostro territorio ci sono state 13 condanne disciplinari. Ecco perchè è necessaria una Corte distaccata dal Csm, e questa sarà l’alta Corte, che risponde a tutti e che farà sì che i magistrati, come i singoli cittadini, siano soggetti alla legge, e non superiori ad essa. Se si comporteranno in modo difforme dalle norme, verranno giudicati da giudici specializzati e sanzionati. In questo modo verranno tutelati gli stessi cittadini, e questa novità renderà davvero la magistratura più giusta e un processo migliore”.

Questa è una riforma che porterà l’Italia al pari degli Stati europei più democratici e moderni“, ha concluso Cavaliere. “Laddove, invece, non passasse la riforma, l’Italia sarebbe considerata al pari di tre Stati, che sono Turchia, Bulgaria e Romania, non propriamente modelli da imitare”. “In questi giorni”, è stato spigato in conferenza stampa, “sta girando un documento dei pm portoghesi a sostegno della magistratura italiana che paventa rischi di democrazia se passasse la riforma. Si tratta di un documento che non contiene una sola critica sensata, ragionata e tecnica, è solo un insieme di slogan che vogliono incutere la paura di una possibile assenza di democrazia. E’ vero che non è una riforma che creerà una Giustizia più efficiente, non è questo il fine per cui è stata concepita, ma è una riforma che porterà ad avere un processo più giusto.

Sara Pizzorni

 

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