Cronaca

Figlio violento, la madre denuncia
Assolto: "Con lei, infanzia negata"

Non ho avuto l’infanzia del Mulino Bianco, non sono nato nel cotone, sono nato nella paglia, in una casa senza finestre. Ero completamente succube di mia madre, ma  con il passare degli anni ho scoperto che non ho mai avuto un padre per colpa sua, perchè lei lo ha accusato di violenza domestica, così come ha fatto con mio nonno. Non mi sarei mai aspettato di essere accusato anche io“.

A parlare, davanti al giudice, è Giorgio (nome di fantasia), oggi 32enne, finito a processo dopo essere stato denunciato dalla madre di maltrattamenti. Ma il ragazzo, che in aula si è difeso, è stato creduto ed è stato assolto con formula piena. In seguito alle accuse mosse dalla madre Elena (nome di fantasia), 54 anni, il giovane era stato sottoposto alla misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla donna.

L’avvocato Simona Bracchi

L’accusa gli imputava accessi d’ira violenta, maltrattamenti abituali alla madre, ingiurie, violenze verbali e fisiche, strattonamenti e strette ai polsi, comportamenti che avevano costretto la 54enne, che lo temeva, a rivolgersi in più occasioni ai suoi fratelli e al suo compagno per ricevere aiuto, arrivando a mangiare in orari e stanze separati, a stare il più possibile fuori da casa durante il giorno e a chiedergli di andarsene di casa. Episodi accaduti a partire dall’anno 2020, quando lui era rientrato dalle Canarie e in attesa di sistemarsi aveva chiesto ospitalità alla madre. Alla fine la donna lo aveva denunciato ed era stata ospitata in una comunità protetta.

Il giudice, però, ha creduto alla versione del ragazzo, a processo difeso dall’avvocato Simona Bracchi. “Sì, c’erano dei litigi”, ha ammesso lui, “ma non le ho mai detto ‘mi fai schifo, ti uccido, ti taglio la gola’, mai mi sarei sognato. L’unica volta in cui ho toccato mia madre è stata per afferrarla per i polsi quando lei mi veniva contro, come ha fatto durante la mia infanzia. Mi picchiava, mi cinturava, io l’afferravo per i polsi per fermare le cinturate. Le torture che ho subito da bambino non erano umane, tutta la mia vita è stata una disgrazia per colpa di questa persona. Ero trattato come una nullità. Non sono mai stato voluto, è questo il punto”.

Sara Pizzorni

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