Cronaca

Il Piano cave passa in Provincia, Salini bacchetta i suoi e ringrazia il Pd

In un clima molto meno interessato ai contenuti e assai di più ai risvolti politici, nel pomeriggio la Provincia ha approvato il piano cave 2013-2023, con 14 voti a favore (Pdl, Lega, Udc), 6 contrari (Pd e Lista Torchio) e due astenuti (Biondi, indipendente e  Araldi, Api).  Molto critico verso le assenze tra le fila del Pdl, il suo partito, è stato il presidente Massimiliano Salini: ‘Sento di dover fare un doveroso ringraziamento al Pd. Riconosco il diverso peso politico di un gruppo che decide di restare pur non essendo d’accordo sui contenuti, per consentire un governo del territorio. Adesso dobbiamo ragionare su quale sia l’effettiva maggioranza che sostiene questa giunta’.

Tra i consiglieri assenti, almeno ad inizio dibattito, il vice coordinatore provinciale Fabio Bertusi e il consigliere regionale Carlo Malvezzi, poi arrivato al momento del voto. ‘

‘Se non ci trovassimo  in questo momento storico delicato – ha detto ancora Salini –  la conseguenza di quanto accaduto oggi (le numerose assenze tra i banchi del Pdl che rischiavano di far venir meno il numero legale per le votazioni, ndr) sarebbe stato andare tutti a casa. E’ inutile girarci attorno. Sfruttiamo questa occasione per portare avanti quella che è la vera portata culturale del Pdl’. Salini ha rivendicato la validità del suo percorso politico nei quattro anni di mandato, decidendo di ‘restare al mio posto’ anche quando avrebbe avuto la possibilità di andarsene. Poi il plauso nei confronti del Pd che ha fatto gridare a Gianpaolo Dusi all’inciucio: ‘La giunta in questo momento è sostenuta non solo convintamente da Pdl e Lega, ma dal senso di responsabilità della minoranza’.

Sono poi continuati gli interventi dei consiglieri, quasi tutti a sostegno del documento di pianificazione territoriale che prevede l’escavazione di argille nel Pianalto della Melotta. Giampaolo Dusi ha parlato di ‘doppio inciucio’ tra Pdl e Pd: ‘Se restate dentro e votate contro è ancora peggio’, ha detto tra l’altro il consigliere prima di uscire dalla sala al momento delle votazioni. Aggiungendo quindi: ‘Qui c’è in ballo una questione squisitamente politica. Non è vero che il Piano cave debba essere adottato necessariamente oggi. Salini avrebbe dovuto trovare una soluzione prima di venire in aula se pensava di non avere i numeri. Questa maggioranza deve riprendere le fila al suo interno’.

Cesare Mainardi, capogruppo Pd ha invece motivato la scelta di restare come volontà di dare ancora un senso al Consiglio provinciale: ‘Il Consiglio è un’istituzione non della sola maggioranza, ma dei consiglieri, che lo devono far funzionare. Posso accettare di tutto – ha poi aggiunto in riferimento alle accuse di accordi sottobanco Pd- Pdl fatte da Dusi – credo che sipsosa essere in disccordo sulle posizioni di un gruppoi, ma non accetto che si facciano insinuazioni su accordi non trasparenti, sia sul piano cave che su altri argomenti’.

Andrea Virgilio Pd, a margine dei banchi consigliari, ha spiegato che non avrebbe avuto senso far mancare il numero legale oggi per poi trovarsi fra due settimane a votare nuovamente il Piano. ‘Sul Piano Cave c’è un largo consenso, a cominciare dalle categorie economiche’. Di qui la scelta di merito di non fare ostruzionismo alla cava.

Antonio Agazzi (Pdl) ha ridimensionato il peso della scelta del Pd di restare in aula: ‘La maggioranza che sostiene questa giunta è chiara ed è quella di sempre, Pdl e Lega. Se dovessimo cambiare le alleanze, lo faremmo prima di tutto proponendolo agli elettori. Quello di oggi è stato veramente solo un problema organizzativo, nel merito del piano cave non c’è alcuna discussione’. Per la lega Nord è intervenuto Franco Mazzocco: ‘A noi non interessano larghe intese, né qui né a Roma. Certo, la maggioranza era partita un po’ più solida di quanto sia ora, ma è ovvio che non c’è alternativa alla maggioranza attuale’.

Inciucio o larghe intese è vero che il Pd avrebbe potuto, uscendo dall’aula, far vacillare definitivamente l’esperienza di governo di un Pdl fortemente diviso, cosa che non è avvenuta.

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