Politica

Aggrappati al sacro pratone di Pontida. Mah!di Enrico Pirondini

Ci aspetta un’estate calda. Caldissima. A dar retta almeno a quello che si è visto e sentito all’adunata leghista sul sacro pratone di Pontida dove Ben Dur Bossi ha parlato al “popolo padano” dettando le regole per non far cadere il governo ed  escludendo così  le elezioni anticipate . Le richieste di Bossi non sono però piaciute fuori dal ring verde. Perché eccessive, fuorvianti, financo provocatorie.

Il  Senatur  deve essere  ancora sotto choc per la sconfitta di Milano (Pisapia al posto della sciura Moratti con Bruno Tabacci alla cassa) ed il sì schiacciante subìto in tutti i referendum. Uno psicodramma. Aveva detto:”Votare Pisapia sarebbe come tagliarsi i cosiddetti”. A Pontida ha tentato di ricucirli gli zebedei trafitti.  E la Politica italiana- oddio come siamo ridotti –  sembra essere rimasta legata al buon esito della operazione chirurgica fai da te. Campa cavallo.

Con le “sparate” di Pontida, Bossi si è infilato in un azzardo. Evidente il suo tentativo di risalire la china e guadagnare consensi. E per risalire si è affidato al vecchio vocabolario. Una musica rugosa che andava bene agli esordi (1,8% alle Europee 1989; 8,7% tre anni dopo alle Politiche 1992; ben il 10,1% alle Politiche 1996) ma ora occorre dell’altro. Le “richieste” del Senatur sono state demolite dappertutto. Per il Parlamento sono state preparate mozioni anche del Pdl circa lo spostamento dei ministeri. La” furbata”  ha sollevato un polverone specie in casa di Alemanno e della Polverini, già sulle barricate. Ora è risaputo che nessun Stato funziona con i ministeri sparsi sul territorio perché costi e inefficienze sarebbero incalcolabili. Ed infatti Napolitano ha già mandato a dire che una legge in tale direzione non la firmerebbe mai. Già che c’era il Capo dello Stato ha pure detto che in Libia non faremo passi indietro. Un bel guaio per la Lega e per Bossi in particolare che negli ultimi mesi aveva curato personalmente proprio il rapporto con il Quirinale.

La Lega ha lo stesso problema dei pidiellini. La stagione del capo volge al termine e dunque bisogna sopravvivere. Ma intanto all’interno dei singoli schieramenti le tensioni aumentano e i colpi bassi non si contano più. Nel club del Cavaliere tira un’aria freddina nei confronti di Tremonti e gli sforzi per far passare sotto silenzio i suoi meriti sono evidenti. Nel club di Bossi l’aria è più pesante, quasi da resa dei conti: si vuole persino commissariare Giancarlo Giorgetti (segretario nazionale, uno dei capi storici del Carroccio) a beneficio della Rosy Mauro, ma Maroni e Calderoli non ci stanno. Anche perché la Rosy è già commissario in Liguria ed in Emilia-Romagna, due regioni dove la Lega ultimamente non ha fatto gli annunciati sfracelli.

Ed allora?Allora ne vedremo delle belle. L’ipotesi meno augurabile è registrare la Politica aggrappata all’agenda di Pontida e ai suoi 12 punti (ci sono pure le quote latte e le ganasce fiscali) e farsi trascinare, tra un tiggì e l’altro, nel teatrino stucchevole e inconcludente del bla-bla. La solita, vecchia fuffa parolaia, che sta disgustando i cittadini stufi di essere presi per i fondelli. I problemi del Paese sono altri, non certo piazzare ulteriori  carrozzoni ministeriali a Monza o Crotone. Di burocrazia ne abbiamo ormai fin sopra i capelli.

Enrico Pirondini

 

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