Cronaca

Ecomafie in Lombardia, i reati cresciuti di quasi il 50%, da noi i casi Italia 90 e Perego Strade

Nel 2010 i reati ambientali in Lombardia crescono quasi del 50%. E’ il dato preoccupante che emerge dal Rapporto nazionale Ecomafia 2011 di Legambiente, edito da Edizioni Ambiente e presentato a Milano. Ecco la situazione cremonese: nella classifica  dell’illegalità legata al ciclo di rifiuti, Cremona è il settimo comune, sui dodici capoluoghi di provincia, con 26 infrazioni accertate, 36 persone denunciate e 7 sequestri effettuati. In questo frangente si inserisce la vicenda di Italia 90 Srl, azienda con sede operativa a Ospedaletto Lodigiano che gestiva la raccolta dei rifiuti in 10 comuni del Lodigiano e circa 40 in provincia di Cremona. Nel 2009 la procura della Repubblica di Lodi ha accusato Italia 90 Srl è di aver “pilotato” una serie di appalti pubblici nel settore dell’igiene urbana, violando la normativa ambientale, quella sulle gare di affidamento dei servizi pubblici e la legislazione in materia di certificazione antimafia. Qualche mese fa, poi, è emerso che l’azienda di Ospedaletto è stata il braccio imprenditoriale di Cosa Nostra sull’immondizia lombarda. Sono state emesse nove misure di custodia cautelare, di cui due in carcere, nei confronti di persone legate a Luigi Abbate, palermitano soprannominato “Gino ‘u mitra”, già condannato a 6 anni, a cui il Tribunale di Palermo ha sequestrato ad aprile beni e attività stimati in 22 milioni di euro.

Nella classifica dell’illegalità legata al ciclo del cemento, invece, Cremona è ottava con 7 infrazioni accertate e 16 persone denunciate. Tra le principali inchieste sul ciclo illegale del cemento emerge quella che ha visto il coinvolgimento della Perego Strade, società responsabile del raddoppio della Paullese poi fallita. Storica azienda lombarda del settore edilizio, con sede a Cassago Brianza, la Perego Strade a partire dal 2007, ha subito, secondo gli inquirenti, una vera e propria scalata societaria da parte del boss Salvatore Strangio. Il tunnel di Rho, il rifacimento del tratto ferroviario Airuno-Usmate, il nuovo ospedale San’Anna di Como, la riqualificazione ex Ansaldo a Milano, così come il deposito della polizia municipale e quello Atm, Citylife e il raddoppio della statale Paullese. Un giro d’affari di 150 milioni di euro e un solo obiettivo di lungo periodo: l’Expo 2015, grazie anche alle amicizie di Perego nel mondo della politica locale. Tutto finisce nel fallimento dell’azienda, con le casse svuotate dagli accusati e con il blitz della Direzione distrettuale antimafia di Milano nel 2010, all’interno dell’inchiesta chiamata in modo emblematico “Operazione Tenacia”.

IN LOMBARDIA
Con 1619 infrazioni accertate, 371 nel ciclo dei rifiuti e 370 nel cemento, la Lombardia diventa la peggiore regione del nord Italia per l’illegalità ambientale. Aumenta anche il dato delle persone denunciate che arriva a 1340 e quello dei sequestri che raggiunge quota 474. Inoltre la Lombardia è stata protagonista per il 31% delle grandi inchieste italiane sui traffici illeciti di rifiuti. Nella classifica dei reati nel ciclo dei rifiuti, l’anno scorso era al quattordicesimo posto, e in soli dodici mesi ha bruciato otto posizioni passando da 153 infrazioni accertate a ben 371, 401 denunce, 7 arresti e 144 sequestri. Un laboratorio di affari illeciti nel campo dei rifiuti, dunque, che non portano sempre e solo la firma dei clan. Spesso l’iniziativa criminale parte da insospettabili uomini d’affari e imprenditori “blasonati”. Esattamente quanto è emerso a Pavia, il 17 novembre 2010, nell’ambito dell’inchiesta “Dirty Energy”, che ha visto coinvolta la Riso Scotti, e che ha portato all’arresto di 7 persone, al sequestro di 40 automezzi e di un grande inceneritore di biomasse. L’accusa della Procura pavese è che siano state smaltite illegalmente oltre 40.000 tonnellate di rifiuti speciali provenienti da diversi impianti di trattamento dislocati in Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana e Puglia. Il ciclo del cemento, in particolare quello del movimento terra, è il settore economico in cui la ‘ndrangheta detiene in Lombardia il primato assoluto. Abusivismo edilizio, appalti pubblici truccati, escavazioni illegali nei fiumi riempono il campionario lombardo portando a 370 le infrazioni accertate nel 2010, con 524 denunce e 32 sequestri. E per i reati legati al cemento sono le province di Bergamo e Sondrio quelle dove sono state accertate il maggior numero di infrazioni: rispettivamente ben 115 nel 2010. Segue la provincia di Brescia con 53 e quella di Varese con 29 casi.

IN ITALIA
La strada dell’ecomafia in Italia è lunga 1.117 chilometri: più o meno da Reggio Calabria a Milano. 82.181 tir carichi di rifiuti, uno dietro l’altro. L’interminabile autocolonna è il frutto di un calcolo abbastanza semplice e sicuramente sottostimato. La fonte è rappresentata, infatti, dai dati disponibili su appena 12 delle 29 inchieste per traffico illecito di rifiuti messe a segno dalle forze dell’ordine nel corso del 2010. In queste operazioni sono state sequestrate oltre 2 milioni di tonnellate di rifiuti speciali e pericolosi, che a una media di circa 25 tonnellate a tir “compongono” la nostra immaginaria, ma non troppo, “strada dell’ecomafia”.
Sconcertante il dato sull’abusivismo edilizio. Sono 26.500 i nuovi immobili abusivi stimati nel 2010. In leggerissima flessione rispetto al 2009, quando erano stati 27.000. Depurandoli delle trasformazioni d’uso (tipo i capannoni artigianali che diventano abitazioni di lusso) e degli ampliamenti, che consumano poca superficie, ne viene fuori una vera e propria cittadina illegale, con 18.000 abitazioni costruite ex novo e la cementificazione di circa 540 ettari. Ovvero 540 campi di calcio uno accanto all’altro.

In generale, gli illeciti accertati sono stati 30.824, con un incremento del 7,8% rispetto 2009: più di 84 reati al giorno, 3,5 ogni ora. I reati relativi al ciclo illegale dei rifiuti (dalle discariche ai traffici illeciti) e a quello del cemento (dalle cave all’abusivismo edilizio) rappresentano da soli il 41% sul totale, seguiti dai reati contro la fauna, (19%), dagli incendi dolosi (16%), da quelli nella filiera agroalimentare (15%), mentre tutti le altre tipologie di violazioni non superano complessivamente il 6% degli illeciti accertati. La Campania continua a occupare il primo posto nella classifica dell’illegalità ambientale, nel 2010 quella nord occidentale, che si attesta al 12% a causa del forte incremento degli illeciti accertati in Lombardia.

 

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