Lettere

In arrivo un Osservatorio indipendente sullo smantellamento della Centrale di Caorso

da Marco Pezzoni

Come CreaFuturo abbiamo cominciato a lavorare attorno alla progettazione e costituzione di  un Osservatorio nazionale indipendente sullo smantellamento (decommissioning) delle centrali nucleari in Italia  e, per noi, ovviamente, su Caorso. Un Osservatorio fatto non solo dall’indispensabile apporto di tecnici di varie specializzazioni, ma espressione di associazioni e movimenti di cittadini che non abbiano conflitto di interessi con gli investimenti economici  previsti dal  Piano industriale di Sogin ( 4 miliardi e 800 milioni di euro per completare il decommissioning delle 4 centrali nucleari di Caorso, Trino, Latina, Garigliano  +  decommissioning dei 3 centri di ricerca ENEA di Saluggia, Casaccia e Trisaia di Rotondella + decommissioning dell’ impianto di fabbricazioni nucleari di Bosco Marengo + creazione del  Deposito nazionale temporaneo delle scorie radioattive ad alta attività  che dovrà ospitare il ritorno delle scorie vetrificate a cui saranno ridotte le 190 tonnellate di ossido di uranio delle barre di uranio di Caorso riprocessate all’estero).

Un Osservatorio non contro, ma a favore di questa gigantesca operazione di bonifica ambientale che non può restare prigioniera di logiche privatistiche, verticistiche o, peggio, clientelari visto che il denaro investito è tutto denaro pubblico e visto che gli stessi studi ufficiali di Sogin prevedono fasi delicate per la sicurezza e la salute dei lavoratori e dei cittadini in occasione dello smantellamento dei sistemi del reattore: smontare completamente l’Isola Nucleare con il taglio del Vessel e con la rimozione dell’edificio del reattore comporterà  8 anni di lavoro, e il trasferimento di oltre 300.000 tonnellate di calcestruzzo frantumato e acciaio. ( Vedere la Relazione dell’ing. Renzo Guerzoni di Sogin) .

Quest’Osservatorio, dunque, dovrà saper supportare le Istituzioni locali nelle loro esigenze di controllo e trasparenza e, grazie, alla propria indipendenza richiamarle continuamente a difendere prioritariamente gli interessi della comunità e i diritti dei cittadini alla massima sicurezza e massima correttezza di informazione, anche preventiva. Perchè non capiti quella manipolazione dei dati e quella sottovalutazione dei rischi che, periodicamente, riemerge nella storia italiana di fronte a terremoti o calamità cosiddette ” naturali”. Il recente caso della sottovalutazione dei rischi sismici in Pianura padana la dice lunga sulla subalternità di certe istanze tecniche agli interessi economici più forti.

Con il supporto di giuristi italiani ed europei è opportuno arrivare a definire e attribuire nuovi diritti e competenze democratiche a Comuni e Regioni per quanto riguarda logistica, sicurezza,  tutele sanitarie, tutele ambientali, controllo dell’ efficacia delle bonifiche, trasparenza degli appalti e misure di prevenzione verso il rischio di infiltrazioni mafiose e ‘ndranghetiste. Che ci sia questo rischio lo prova il ” Protocollo di legalità” firmato da Sogin con i Prefetti di 7 Province dove avverrano i lavori di bonifica ambientale degli impianti nucleari : Alessandria, Caserta, Latina, Matera, Piacenza, Roma, Vercelli.

Ovviamente alcune serie garanzie già ci sono, ma in gran parte sulla carta o più dichiarate che praticate.

Sulla Centrale di Caorso ci sono precedenti importanti, come il Tavolo del Progetto del 25 novembre del 2004, che diventerà nel 2007 il Protocollo d’Intesa tra Provincia di Piacenza, Comune di Caorso e l’ARPA dell’Emilia Romagna per ” un Sistema di sorveglianza ambientale e di informazione delle Istituzioni e delle popolazioni del territorio interessato in relazione alla disattivazione della Centrale nucleare.” In questo Protocollo l’Arpa si assumeva la responsabilità della Gestione della Rete di controllo della Radioattività circostante. Così come ci si doveva attrezzare per la predisposizione dei Piani di emergenza.

A questo proposito lo sanno  il Comune di Cremona e l’Amministrazione provinciale che anche per il decommissioning bisogna partecipare e far funzionare Piani di Emergenza condivisi con le Istituzioni locali piacentine ?

Anche la Legislazione nazionale, accogliendo Direttive europee, è tutt’altro che lassista: con la Legge 368 del 24 dicembre 2003 per la raccolta, smaltimento, stoccaggio dei rifiuti radioattivi in condizioni di massima sicurezza, ripetutamente si vincola ogni scelta e ogni attività all’assoluto rispetto dei diritti dei cittadini e alla salvagurdia della salute. Idem le Leggi successive sulle bonifiche ambientali.

Il Decreto VIA del Ministero dell’Ambiente n. 1264 del 31-10-2008 nell’approvare la compatibilità ambientale del progetto di decommissioning di Caorso  pretende da Sogin un preciso cronogramma degli interventi. Prevede al punto 12 un Piano di comunicazione e dialogo con le popolazioni, fino a prefigurare la possibilità di ” riorientamento” delle scelte di Sogin. Incorpora le prescrizioni della Regione Emilia Romagna sul non superamento della quantità di scorie prodotte dallo smantellamento rispetto alla capacità di stoccaggio in loco. Al punto 13  richiede la ” tracciabilità” dei rifiuti radioattivi e impone a Sogin uno specifico Registro. Impone di non superare per i lavoratori impegnati nel decommissioning  un esposizione alle radiazioni non superiore ai 5 S-persona.   Infine prevede relazioni semestrali e relazioni periodiche, ad esempio ai ” Tavoli della trasparenza”.

Il problema è che questi percorsi sono molto burocratizzati e che l’informazione è tenedenzialmente generica e rassicurante. Gli addetti ai lavori, anche se dipendenti pubblici, non amano confrontarsi con esponenti della società civile di pari preparazione tecnica e capaci di una autonoma lettura dei processi economici  e tecnologici in corso.

C’è poi una crescente asimmetria tra la forza di Sogin e le Istituzioni di controllo regionali e locali perchè Sogin come  Azienda tende, grazie alla sua struttura professionale e alla maggiore disponibilità di denaro, a sostitursi alle istituzioni di controllo ambientali e sanitarie nel ruolo di monitoraggio.

Ecco perchè serve un Osservatorio esterno e indipendente che ricostruisca quella sana e indispensabile dialettica democratica tra interessi generali e interessi parziali e, dunque, permetta la possibilità di una terzietà nel giudizio.

Un Osservatorio che si avvalga di una vastissima collaborazione in campo nazionale ed europeo, non neutrale ma autonomo dai partiti per incalzarli con credibilità dentro e fuori le Istituzioni. Un Osservatorio che non si accontenti di Tavoli della Trasparenza, comunque utili, ma che pretenda che le fasi del decommissioning siano valutate preventivamente da organismi terzi che, a differenza delle Arpa regionali, non siano condizionati dai vertici politici regionali e dalle loro convenienze. Organismi che siano partecipati da rappresentranti della società civile, nella logica della giurisprudenza dei beni comuni.

Insomma una nuova specie di Authority non espressione del Governo nè di nomina regionale, ma costituita su basi volontarie dalla partecipazione di chi ha cuore democrazia, salvaguardia dell’ambiente e della salute.

A questo progetto hanno già comincato ad aderire scienziati, fisici, ingegneri, geologi, medici, giuristi come Vincenzo Balzani, dell’Università di Bologna ; Angelo Tartaglia, dell’Università di Torino; Angelo Baracca, dell’Università di Firenze;  Mario Agostinelli, di ” Energia Felice” di Milano; Giorgio Ferrari, di Roma e già responsabile nazionale Enel per il combustibile nucleare; Giuseppe Miserotti, dell’ ISDE, associazione Medici per l’Ambiente.

Hanno tutti aderito gratuitamente perchè credono nella costruzione di una democrazia partecipata e ad una scienza al servizio disinteressato della comunità . Oggi siamo solo all’inizio di un percorso che guarda avanti e che vede le connessioni tra ritorno inevitabile in Italia delle barre di uranio riprocessate e Deposito nazionale temporaneo delle scorie radioattive, non ancora individuato e che la Legge affida a Sogin, insieme al Parco tecnologico .

Per tutte queste ragioni intendiamo definire il  progetto  come   “Osservatorio nazionale indipendente sul decommissioning delle centrali nucleari italiane e sul Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi “.

Teniamo conto che il Deposito nazionale sarà superficiale e non in profondità e che per questo il Legislatore l’ha dovuto definire “temporaneo”. Dopo di che sappiamo benissimo che dove verrà collocato, lì rimarrà  come minimo per decenni.

Marco Pezzoni
di CreaFuturo Cremona

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