Stupro e rapina in via Mantova: tre anni e sei mesi agli autori
Sopra, l’Arma sul luogo della violenza e i due imputati
Responsabili di stupro e rapina, due giovani senegalesi residenti a Cremona sono stati condannati dal collegio presieduto dal giudice Pierpaolo Beluzzi (a latere i giudici Giulio Borella e Cristina Pavarani) ad una pena di tre anni e sei mesi ciascuno. Per ciascuno degli imputati, difesi dagli avvocati Massimiliano Corbari e Pia Gerevini, il pm Fabio Saponara aveva chiesto una condanna di quattro anni e mezzo (tre anni e mezzo per lo stupro e in continuazione un anno per la rapina). Al collegio, i legali hanno presentato istanza di revoca della misura dell’obbligo di dimora. Sulla richiesta, i giudici si sono riservati di decidere (il pm ha espresso parere contrario).
L’episodio risale alla notte del 26 aprile del 2012 in via Mantova, quando i due giovani, Niang Ahamadou Bamba, 18 anni compiuti da poco, e Ablaye Gning, 27 anni, avevano violentato e rapinato una prostituta romena di 23 anni. A turno avevano abusato della ragazza, dalla cui borsa avevano portato via 100 euro, incasso della serata. Una collana con un teschio, indossata dal più giovane, era rimasta impressa nella memoria della 23enne, un particolare che aveva contribuito ad incastrare i due ragazzi, arrestati quella stessa notte dai carabinieri. Il 18enne era stato sorpreso a casa: era appena rientrato e indossava ancora una canotta da basket bianca sporca di erba, terra e del rossetto della 23enne. Ad incastrarlo anche una grossa collana con un teschio, descritta dettagliatamente dalla vittima dello stupro durante i primi contatti con i carabinieri. In tasca il giovane aveva due banconote da 50 euro, ancora arrotolate, così come le aveva arraffate. In caserma aveva fatto il nome del complice, di professione operaio, bloccato mentre stava per andare a lavorare.
Quella sera il 18enne era arrivato in via Mantova a bordo di una Golf. Il ragazzo si era avvicinato alla prostituta con la quale aveva contrattato una prestazione per 40 euro. La giovane era stata condotta in auto in una stradina nei pressi dell’imbocco autostradale. Aveva chiesto di essere pagata in anticipo, ma il senegalese si era rifiutato. Fuori, come racconterà la prostituta ai carabinieri, c’era un’altra persona che si era avvicinata, aveva aperto lo sportello e le aveva afferrato la mano. “Si era accorto che avevo il telefono e che stavo per chiamare aiuto”, aveva spiegato la romena. Poi il 27enne l’aveva trascinata fuori, afferrata per il collo e buttata a terra. “Stai zitta o ti ammazzo”, le aveva detto. Nel frattempo il complice in auto era sceso e l’aveva violentata. Stessa cosa aveva fatto subito dopo il connazionale. Prima di andarsene le avevano sottratto l’incasso della serata.
In aula gli avvocati della difesa hanno parlato di mancanza di riscontri circa la responsabilità dei loro assistiti. “Nella cartella clinica non sono state riscontrate lesioni o ecchimosi”, ha detto l’avvocato Corbari. La motivazione della sentenza sarà depositata entro novanta giorni.
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