Saldi, una stagione in chiaro-scuro: su livelli 2012, si spera nello 'Sbaracco'
Foto Sessa
Risultati in chiaro-scuro per i saldi a Cremona. Siamo sui livelli dell’anno scorso, quando a livello nazionale la flessione è evidente. Ma le difficoltà dei negozi sono ancora grosse. La speranza, ora, è in quello che Alessandro Bandera, presidente del Gruppo Moda di Confcommercio Cremona, definisce un possibile “colpo di coda”, che può arrivare con lo Sbaracco previsto per il weekend del 7-8 settembre (leggi l’articolo).
“La stagione dei saldi a Cremona – dichiara Bandera – si conclude, di fatto, sui livelli di dodici mesi prima. Ora si spera nell’ultimo colpo di coda, con ‘Lo Sbaracco’ che come Gruppo Moda Confcommercio e Botteghe del Centro organizziamo nel prossimo fine settimana (7-8 settembre). I negozi potranno esporre la loro merce anche all’esterno delle loro vetrine tanto sabato quanto domenica, con l’apertura straordinaria. Si tratta di una buona occasione soprattutto per i clienti che potranno fare acquisti ancor più vantaggiosi, con una buona disponibilità dei prodotti anche in considerazione dell’andamento della stagione delle vendite a prezzi ribassati”.
“Quelli degli ultimi due mesi – prosegue l’esponente di Confcommercio – sono risultati in chiaro-scuro che si prestano a letture diverse. Possono essere, infatti, valutati positivamente se si considera che, in generale, in Italia, c’è stata una flessione nelle vendite rispetto alla scorsa estate. Federmoda, da una indagine tra le aziende (che peraltro ha coinvolto anche le imprese emiliane e lombarde) stima il calo nel 6,63%. Il 62,5% delle aziende che hanno risposto al questionario della Federazione della Confcommercio ha riscontrato un decremento degli incassi a fronte di un 37,5% che ha avuto un miglioramento rispetto allo stesso periodo del 2012. Cremona ha saputo raggiungere il suo risultato soprattutto grazie alle iniziative di animazione, a partire dai Giovedì d’Estate. In ogni appuntamento, infatti, per i negozi si è registrato un significativo incremento della clientela rispetto alla normale attività. Più in generale va registrato che l’entusiasmo per i saldi si è esaurito nei giorni di avvio, affievolendosi progressivamente, anche se meno lentamente che lo scorso anno”.
La stagione dei saldi ha messo in evidenza, in modo ancora più netto, il cambiamento delle abitudini di spesa della gente: si compra ciò che è necessario.
“Dai ‘saldi’ le imprese, evidentemente, si aspettavano risultati più positivi – afferma Bandera-. Mediamente i saldi estivi rappresentano, da soli, il 12% dell’intero fatturato annuo di una attività del settore moda. Attese in parte legittimate da una stagione primaverile decisamente sotto tono, con i consumi in calo e un meteo inclemente, e del ripristino del blocco delle vendite promozionali nel mese di giugno (abrogato lo scorso anno dalla regione in via sperimentale). Ciò che la stagione dei saldi ha confermato è il cambiamento delle abitudini di spesa. Ormai la gente aspetta i saldi. La crisi si fa sentire, comunque, nelle scelte dei consumatori. Gli acquisti sono indirizzati solo a ciò che è più strettamente necessario. Questo nonostante sui capi più impegnativi si applichino sconti superiori rispetto a quelli che vengono garantiti a polo, camicie o pantaloni. Molto hanno fatto anche i commercianti. In generale le percentuali di ribasso applicate sono più consistenti che in passato. Moltissimi negozi sono già partiti con il ribasso del 50%, su tutti i capi”.
“Resta, dunque, quello della Moda – in conclusione – un settore in crisi, con una situazione pesantissima per le imprese che ne mette a rischio il futuro. Se la contrazione dei consumi verrà confermata nei prossimi mesi, la Confcommercio chiederà, per il nostro settore, lo stato di crisi perché è dal dopoguerra che non viviamo un periodo così difficile. Lo dicono in maniera chiara anche i dati elaborati da Unioncamere. Nel 2012 nel settore abbigliamento, calzature, pelletterie, accessori, tessile per la casa, articoli sportivi, hanno chiuso oltre 12mila esercizi e nei primi tre mesi del 2013 il trend è peggiorato. Il saldo tra chiusure e nuove aperture è negativo: sono scomparsi più di 6mila negozi. Si sta, insomma, alimentando una spirale vorticosa, con costi sempre più elevati (tassazione da record mondiale e affitti in particolare), calo dei consumi e contrazione del credito. Da una parte non ci sono i clienti, dall’altra manca la liquidità per pagare i fornitori. Stretti nella morsa di un circolo chiuso, in molti casi i commercianti danno forfait. Il solo impegno delle Associazioni e dei negozi per rilanciare il commercio di vicinato, da solo, non può bastare”.
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