Cronaca

'Mi ha urlato scimmia', senegalese chiede maxisqualifica: 'O smetto di giocare' Calciatore della Sported si difende: 'Mi ha provocato, non sono razzista' Caso al Comitato regionale

Offese pesanti nel campionato calcistico di Prima categoria. Un giocatore senegalese del Porto (formazione mantovana) chiede 10 giornate di qualifica per un giocatore della Sported Maris di Cremona, accusandolo di insulto razzista: “Mi ha chiamato ‘scimmia’ durante la partita di domenica scorsa”. Il calciatore di colore si chiama Amadou N’Diaye, è un 25enne arrivato in Italia nel 2010. Si dice pronto a smettere di giocare e ha in programma un incontro con il presidente del Comitato regionale lombardo della Lega dilettanti della Federazione calcio. L’accusato, Matteo Ferranti, si difende così: “Mi ha provocato. C’è stato un battibecco. Ho provato anche a stringere la mano, ma lui ha rifiutato. Allora ho reagito. L’ho chiamato ‘scimmia’. Ma è stata solo una parola. Non sono un razzista e non voleva essere un insulto razzista”.

Una partita nervosa quella di domenica, con numerose proteste nei confronti delle scelte arbitrali, finita 0-1 per gli ospiti. Nel corso della gara, Amadou ha litigato con l’avversario Ferranti e quest’ultimo – secondo quanto raccontato dal senegalese – gli ha gridato “scimmia”. “L’arbitro ha visto la scena”, ha detto poi Amadou. Ora, la notizia è sulle pagine della Gazzetta di Mantova. Ferranti è stato espulso per doppia ammonizione, Amadou ammonito, ma nel referto non c’è traccia dell’episodio. E Amadou chiede giustizia sportiva: vuole che Ferranti venga squalificato per 10 giornate come da regolamento e non una a seguito del cartellino rosso. “Pretendo anche rispetto – ha dichiarato alla Gazzetta di Mantova – Ho già chiamato il Presidente del Comitato regionale lombardo, Felice Belloli. Martedì fisseremo un appuntamento. Non è una cosa che può passare sotto silenzio. Al limite sono disposto a smettere di giocare”. Solidarietà al giocatore senegalese anche dalla squadra del Porto.

Il ds della Sported Maris Giancarlo Fanfoni, contattato al riguardo, ricostruisce così quanto accaduto: “L’episodio c’è stato, lo confermo. Questo signore però non ha detto che prima di essere chiamato scimmia ha sputato in faccia a Matteo Ferranti. Quella parola è stata una reazione, Ferranti è stato provocato e in un momento di rabbia l’ha chiamato scimmia. Sono tutti gesti che condanno, però c’è stata una provocazione pesante”.

Queste invece le parole di Matteo Ferranti, sentito sulla vicenda: “Ho letto l’articolo della Gazzetta di Mantova e le dichiarazioni di N’Diaye e mi sono arrabbiato. Le cose sono andate diversamente. Io non avevo nulla contro di lui, ci avevo già giocato contro l’anno scorso. La partita era un po’ nervosa anche a causa dell’arbitraggio. Marcavo io N’Diaye, che era entrato nel secondo tempo. A un certo punto della ripresa c’è stato uno scontro di gioco tra lui e capitan Borghetti, si sono un po’ ‘attaccati’, cose che succedono. N’Diaye però non si è calmato dopo lo scontro di gioco e gliel’ho fatto notare quando è arrivato nella mia zona. Era nervosissimo. Si è avvicinato a due dita dalla mia faccia, non mi ha proprio sputato addosso ma sbraitava e sbavava. C’è stato un battibecco. L’arbitro – prosegue – Ferranti – è andato da lui e lo ha ammonito per la reazione dopo lo scontro con Borghetti e poi è venuto da me e mi ha espulso perché ero già stato ammonito. Per me la cosa poteva finire lì, ho provato a dare la mano a N’Diaye ma lui ha rifiutato. E’ a quel punto che l’ho chiamato scimmia. Ma non ho dato del ‘nero’, non volevo essere razzista. Io sono stato squalificato per una giornata per la doppia ammonizione non per razzismo. Un confronto con lui per chiarire? Sono disponibile. Aggiungo però anche che in campo lui ha detto che mi avrebbe aspettato fuori. Non sono razzista. Io in squadra ho tre ragazzi di colore. Uno viene sempre in macchina con me quando c’è da raggiungere il campo”.

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