Rifondazione: 'Ex Inam regalo ai privati della sanità-azienda'
Non ci stupisce per nulla l’epilogo (triste) della storia di una eccellenza della sanità pubblica cremonese come l’Ex Inam che dal 10 febbraio si conclude con lo spostamento del Centro di Medicina dello Sport presso la clinica delle Figlie di San Camillo. Tutta questa vicenda è lastricata di scelte penalizzanti per la sanità pubblica prese coscientemente dalla dirigenza di un’azienda sanitaria pubblica; una condanna a morte che parte da lontano ma la cui esecuzione è stata demandata alla troika Mariani-Rossi-Beretta. Senza entrare nel merito dello spostamento delle altre specialità dall’Ex-Inam (a sua tempo da noi denunciato), per la Medicina dello Sport era inizialmente previsto lo spostamento in ospedale nei locali dell’ex plasmaferesi; tramontata questa ipotesi si è pensato ai locali accanto all’attuale cardiologia. In entrambi i casi decisioni illegittime perché le normative prevedono che un centro di Medicina dello Sport non possa essere ubicato, per ovvie ragioni, all’interno di un nosocomio. Quale dirigente potrebbe partorire e avanzare simili proposte?
In seguito è spuntata l’ipotesi via Santa Maria in Betlem ma ci voleva una barca di soldi; stessa cosa per il primo piano lato strada di Viale Trento e Trieste (sotto l’attuale CPS). Poi per un po’ di tempo non se ne è saputo più nulla….
Il Centro è rimasto confinato, anzi, sarebbe meglio dire isolato, nell’Ex Inam dal quale, nel frattempo, erano state trasferite tutte le altre specialità, distribuite in vari punti della città (strano modo di venire incontro ai cittadini-utenti di Cremona e paesi limitrofi !!!!). Poi, come d’incanto, è spuntata la soluzione anche per il Centro di Medicina dello Sport: verrà collocato presso le Figlie di San Camillo.
La scelta sembrerebbe dettata più che dal buon senso, dai favori che si è “costretti” a rendere ad una struttura privata la quale da un po’ di anni è entrata nell’orbita di una ben nota “Compagnia”. E qui, per l’appunto, non solo il cerchio si chiude ma casca l’asino, perché la collocazione del centro presso le Figlie di San Camillo funzionerà come specchietto per le allodole allo scopo di attirare utenti per il loro poliambulatorio al quale, mica per niente, è stato affidato pure il compito di affiancare la Medicina dello Sport con quelle specialità che servono per ottenerne l’accreditamento.
E’ lecito domandarsi: ma la politica che fa? Accetta supinamente? E’ solo il caso di ricordare che la politica locale, per precise volontà nazionali bipartisan, non ha più voce in capitolo nemmeno nelle scelte strategiche dell’azienda sanitaria di riferimento, figuriamoci su quelle gestionali. E’ proprio il momento giusto per ricordare le 4000 firme di cittadini raccolte da Rifondazione Comunista (in un secondo tempo coadiuvata anche da SEL) contro la chiusura dell’Ex-Inam nell’assoluto e assordante silenzio non solo della politica rappresentata in consiglio comunale ma pure dei sindacati confederali.
Con l’aziendalizzazione della sanità ci piovono sulla testa dirigenti non legati al territorio, il cui criterio di scelta è solamente quello dell’appartenenza e/o dell’obbedienza politica, dirigenti che non “devono” nulla” ai rappresentanti locali democraticamente eletti e che fanno letteralmente il bello e cattivo tempo senza la minima considerazione per le esigenze del territorio. Gli ultimi due dirigenti che ci sono capitati in sorte oltre ad aver contribuito allo smantellamento della sanità pubblica cremonese hanno persino aggiunto un pizzico di creatività nel loro operato: il primo costruendo un ufficio che neanche la sala ovale della Casa Bianca e la seconda ha fatto impiantare una cucina (peraltro utilizzata poco o niente) ed ha scorrazzato con la macchina aziendale per ben due anni in barba a qualsiasi normativa. Noi crediamo che per riportare la sanità pubblica al suo ruolo e alla sua missione cioè la difesa del diritto alla salute di tutti i cittadini, sia doveroso far tornare in capo ai sindaci il Governo strategico del territorio, esattamente per lo stesso motivo per cui proponiamo l’uscita da LGH per la gestione diretta del Servizi Pubblici Locali. Concludiamo con un appello rivolto a tutte le forze politiche. Considerati i criteri ad oggi praticati per la scelta dei Direttori Generali delle aziende sanitarie proponiamo a tutte le forze politiche di sottoscrivere una precisa richiesta all’assessore regionale alla sanità: non ci confermi l’attuale troika Mariani-Rossi-Beretta perché è di gran lunga la peggiore che la sanità pubblica cremonese ricordi.